Aprire il confronto sull’urbanistica

UCTAT Newsletter n.74 – gennaio 2025

di Elio Bosio

Le vicende dell’edilizia a Milano, che hanno interessato tanta parte del dibattito sul futuro della città, hanno reso esplicito un fatto: la scomparsa dell’urbanistica come disciplina fondamentale per progettare il futuro della città. Numerosi segni indicano come questo abbandono sia avvenuto anche dentro l’Università, dove prodromi si avvertivano da numerosi anni. Anche l’editoria, di carattere storico e teorico, scomparsa la generazione dei Campos Venuti, dei Bernardo Secchi e prima di loro di Giovanni Astengo, Leonardo Benevolo, Bruno Zevi è andata esaurendosi. Ne è conseguito che l’aggiornamento dei temi e delle proposte inerenti questa disciplina si è interrotto, lasciando campo libero a piani urbanistici corredati da relazioni che hanno molto più a che fare con gli spot pubblicitari che con l’analisi scientifica e che, nei fatti, si limitano a riproporre, acquattati dietro arditi neologismi, vecchi argomenti. Con l’abbandono della pratica dell’urbanistica sul campo (quella che una sua peculiare esperienza indicò come urbanistica condotta) è andato perso anche l’interesse a esplorare la reale natura della città; privilegiando il mercato immobiliare si è rinunciato ad approfondire e affrontare nuove questioni poste da una rapida trasformazione della società e ad applicarsi, pertanto, alla riscrittura delle tecniche e dei metodi della progettazione urbana.

Riflessioni di grande interesse come quelle sviluppate negli scritti di Rem Koolhaas, che per il loro carattere generale non trattano di aspetti quantitativi, pur se diffuse e apprezzate non hanno dato luogo, nell’ambiente degli urbanisti del nostro paese, a un fervore di ricerca inteso a disvelare, attraverso una lettura continua dei dati e dei fenomeni, il carattere delle trasformazioni in corso così da approntare il bagaglio di conoscenza indispensabile per innovare l’approccio alla progettazione urbanistica e dotarlo di nuovi efficaci strumenti. 1 A fronte di radicali trasformazioni dei quadri territoriali si è scelto di abbandonare una impegnativa e assidua ricerca per trovare rifugio in roboanti enunciazioni, quali sono housing sociale e urbanistica tattica, che nella loro accattivante genericità nascondono la totale assenza di progetti concreti.

Si può affermare senza tema di smentita che la condizione critica dell’urbanistica di Milano è per tanta parte frutto di una colpevole ignoranza della natura profonda della città, natura che si disvela anche attraverso lo studio di mappe, numeri, percentuali e l’analisi delle loro variazioni alle diverse soglie storiche. Soltanto con un tale impegno si sarebbe potuto avvertire in anticipo la crescita di quei fenomeni di speculazione che, quando non contrastati, divengono causa di serie crisi sociali ed economiche. Purtroppo, fino a oggi, gli enunciati del Piano di governo del territorio di Milano suonano come auspici ed esorcismi piuttosto che come realistici programmi di sviluppo e governo.

Fortunata Parigi che ha avuto Walter Benjamin a raccontarne il paesaggio e la società attraverso uno straordinario ipertesto, costruito nel corso di tredici anni dal 1927 al 1940, che ha disvelato le profonde ragioni delle sue radicali trasformazioni.2

Anche Milano, in anni poi non così lontani, ha visto svilupparsi un filone di ricerca sulla città che ha visto attivi architetti e geografi come Ferdinando Reggiori, Giuseppe de Finetti, Etienne Dalmasso, Lucio Gambi. In tempi più recenti, malauguratamente, questo impegno ha lasciato posto al prevalere di pubblicazioni rivolte alle rassegna di nuovi edifici, corredate da un ricco repertorio fotografico ma povere di approfonditi riferimenti ai contesti e alla loro storia.

Ne è conseguito, sotto il profilo strettamente disciplinare, un disinteresse verso l’aggiornamento dei lemmi del dizionario dell’architettura. Il progetto portato a compimento alla fine degli anni Sessanta da Paolo Portoghesi per un Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica non ha incontrato seguaci, se non in pubblicazione di impostazione assai diversa e di limitata diffusione, come il Dizionario diretto da Luciano Semerari.3

A Milano, poi, la discussione sui temi dell’urbanistica, piuttosto che su obiettivi e programmi di lungo respiro e sulla costruzione di adeguati strumenti per il progetto si è focalizzata sulle vicende con sfondo giudiziario e che riguardano i dubbi sull’interpretazione di norme e leggi da parte dell’amministrazione comunale e di alcuni operatori immobiliari più o meno importanti. A tal riguardo, lo stimolante e partecipato dibattito provocato da un libro della studiosa Lucia Tozzi ha avuto il pregio di mettere in evidenza errori e debolezze nell’azione amministrativa ma, ne’ avrebbe potuto essere diversamente, non ha offerto significativi spunti per promuovere un un modello di gestione pubblica in grado di sostituirsi a quello attuale, connotato da competenze professionali che, come si è scritto, sembrerebbero avere evidenziato elementi di fragilità.

Senza la presunzione di rifondare la disciplina del progetto urbanistico, ma con il più modesto obiettivo di fare chiarezza su alcune delle sue questioni che oggi paiono del tutto trascurate e consegnate alle più ascientifiche, presuntuose, improvvisate interpretazioni, sembra ragionevole proporre come opera collettiva la redazione di un embrionale repertorio di temi urbanistici. Operazione collettiva perché bisognevole di contributi di orientamento e fonti diversi e perché sicuramente impegnativa nella stesura. Operazione che dovrebbe avviarsi con la compilazione di un numero molto ridotto di voci che, quali innesco di un ipertesto, dovrebbero generare un catalogo di lemmi in continua evoluzione e aggiornamento.

Intraprendere un progetto

Per iniziare, un piccolo nucleo di volenterosi (evitiamo, almeno per il momento, di chiamarlo comitato scientifico) ad avviare l’ipertesto stabilendo numero e titolo delle voci iniziali. Si potrebbe cominciare con 10, considerate fondamentali perché in grado di ramificarsi velocemente. Voci classiche del lessico urbanistico, come piano e abitazione ma anche nuove voci, espressione di temi e sensibilità che hanno assunto rilievo preminente in tempi più recenti, quali genere e straniero.

Non una trattazione enciclopedica come quelle del già citato Dizionario di Portoghesi, ma a una sintesi chiara di quanto di attuale e problematico si trovi nella voce in oggetto. Per questa ragione sarà importante stabilire la dimensione dello scritto: non lemma enciclopedico ma neanche indice di argomenti. Sufficientemente lunga per esprimere un contenuto, ma non troppo per affaticarne la lettura. Potrebbero essere 5000 caratteri, spazi compresi? Oppure di più, o di meno? In ogni caso, con un ragionevole margine di tolleranza. Obbligatoria una bibliografia costituita da alcuni testi classici giudicati fondamentali ma, soprattutto, da scritti recenti. Anche da internet, purché riferita a siti non effimeri ma a fonti di accertata validità scientifica.

Una impresa come quella proposta presuppone il confronto e l’interazione tra competenze (sapienze) molteplici: l’architettura e l’urbanistica, naturalmente, ma anche l’economia, la sociologia, la comunicazione, la sanità, e altre ancora. Ovvio che questo necessita di sollecitare contributi di persone esterne al ristretto gruppo che dialoga in Uctat.

Particolare valore assumerebbe l’apporto di giovani studiosi (ricercatori, dottorandi, ma anche professionisti attenti all’aspetto “colto” del loro operare) intenzionati ad affrontare il tema del progetto urbano da una pluralità di punti di osservazione, un ricorso al pensiero trasformativo quanto mai necessario per uscire dall’attuale condizione di inerzia.4

L’obiettivo, forse (probabilmente) velleitario, è quello di avviare un processo di cui non si è in grado di prevedere lo sviluppo e per il quale, di conseguenza, non è possibile stabilire aprioristicamente regole dettagliate. Per forza di cose, nella fase iniziale, la moltiplicazione dei lemmi dell’ipertesto necessiterà di controllo, guida, suggerimenti da parte dell’originale nucleo di volenterosi,

Un titolo per il progetto

Il titolo potrebbe essere REPERTORIO (di..), ma anche SILLABARIO, GLOSSARIO, PRONTUARIO (di..).

Corollario

Questo progetto, che privilegia l’aspetto della ricerca disciplinare e colloca in secondo piano la riflessione intorno alle vicende correnti dell’urbanistica (milanese, regionale, nazionale) sottrae inevitabilmente tempo alla critica su questo versante che si sviluppa senza interruzione nella newsletter mensile. Perché rinunciare a rendere evidenti tante banalità, furberie, castronerie che, nel quadro delle politiche urbanistiche e dei progetti di architettura scivolano via senza provocare fastidio e indignazione in questa società abituata a sopportare cattivo gusto e ignoranza? Un modo, tra il serio e l’irridente ci sarebbe: quando ci si scontra con luoghi comuni e affermazioni stupide, la memoria corre a Gustave Flaubert e al suo Sciocchezzaio. Sfogliando i quotidiani e le riviste, ascoltando interviste oppure partecipando a convegni sarebbe possibile, sulla falsariga di quello di Flaubert, con divertimento e rabbia, cogliere fior da fiore e compilare un catalogo delle banalità e stupidità (anche menzogne) lette e ascoltate.

Il titolo di questa piccola rubrica a latere dovrebbe restare (salvo l’aggiunta tra parentesi) quello di Flaubert:

Sciocchezzaio (di architettura e urbanistica) – Dizionario dei luoghi comuni. Catalogo delle idee chic.

Un paio di esempi: resilienza (dizionario dei luoghi comuni), bosco verticale (catalogo delle idee chic).

Piazza Mondadori, Milano.

Note:

1 Cfr. Rem Koolhaas, Junkspace, Quodlibet, Macerata, 2006

2 Walter Benjamin,

3 Paolo Portoghesi (direttore) Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, Istituto editoriale riìomano, Roma 1969. Luciano Semerari (direttore) Dizionario critico illustrato delle voci più utili all’architetto moderno, Fondazione Angelo Masieri, Venezia, 1993

4 Sull’argomento cfr. David Parkins, Come Leonardo. Sviluppiamo le nostre capacità con il pensiero trasformativo, Il Saggiatore, Milano, 2000

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