Arte e architettura

UCTAT Newsletter n.16 – ottobre 2019

di Carlo Lolla

L’arte è (o dovrebbe essere) una forma alternativa dell’esistenza” (Josif Brodskij).

La città e i paesi sono parte del vivere in comunità. Le storie, le architetture, le urbanizzazioni, le morfologie, i colori sono componenti di un metodo ordinatorio tra le professioni, siano esse artistiche, architettoniche o strutturali per realizzare il bene comune.

Sono maestri e artefici, nella composizione del paesaggio, sia l’architetto, l’ingegnere, il sociologo, lo psicologo e l’artista poiché sono coloro che possono abbellire o imbruttire i luoghi urbani. E’ invalso il chiedersi se queste professioni, ma principalmente gli architetti e gli artisti possono realmente collaborare tra loro. La relazione tra architetti e scultori, se perseguita, è senz’altro ottimale, purché essi lavorino in équipe; uno sollecita l’altro a ottimizzare la bellezza progettuale, la realtà del piacere nel contesto urbano. E questo è possibile ed è normale poiché sia l’uno che l’altro, con le opportune differenziazioni, sono artisti in pectore. Certamente non tutti.

In Italia esiste una legge la 717 del ’49, detta del 2%, che obbliga gli edifici pubblici a erigere, ad ogni nuova costruzione, un’opera artistica nello spazio urbano, a completamento teatrale visivo. Questa legge dovrebbe, a mio parere, coinvolgere anche gli edifici privati.

Vi sono architetti e artisti che si ritengono depositari del bello. Solo perché hanno il titolo si sentono delle archistar, creandosi, per apparire, curriculum da intellettuali con posticce filosofie, con un loro linguaggio architettonico sconcertante e provocatorio. Come pure gli artisti (scultori, pittori) spesso non esitano a fare l’apoteosi di sé stessi. Persino grandi architetti furono criticati per le loro opere quando di grande impatto ambientale. Figuriamoci quelli che non hanno nessuna, o poca, cognizione di cosa sia il significato dell’arte, della realtà e della vita.

L’architetto nel progettare una sua opera dovrebbe pensare sempre a cosa aggiungere come immagine a sostegno del suo pensiero artistico
Se l’artista pensa a esprimere il suo pensiero tramite figure scultoree o pittoriche, l’architetto, anch’egli artista a mio parere, è sempre alla ricerca del significato profondo della sua identità. Il suo viaggio introspettivo dovrebbe portarlo a esplorare l’intorno, i territori, i monumenti, il paesaggio ovvero tutto ciò che lo porta, come concezione, a porre l’accento sull’ aspetto “artistico”.

Le Corbusier trovava maggiori fonti d’ispirazione esteticanella “tecnologia” del suo tempo; basta ricordare i reticoli brise-soleil che divennero un “marchio di fabbrica”. Nella sua visione poetica, esplorava il futuro. In Mies van der Rohe il pensiero era che “la bellezza è lo splendore della verità”.I suoi mantra erano: disciplina, ordine, chiarezza, verità. La sua logica era imperniata sui valori culturali e la bellezza come verità.

Allo stesso modo, anche molti architetti italiani, non solo tra i più noti, penso tra gli altri a Rogers, a Zanuso, a Gardella ma anche a figure più recenti, hanno contribuito, nelle loro opere, alla formazione del senso di comunità locale, con capacità professionale di rara virtù architettonica.

Gli artisti scultori hanno riscattato con le loro opere anche luoghi senza particolare qualità, rappresentando il loro pensiero tra l’uomo e l’ambiente. Alcuni di questi scultori che mi sono particolarmente cari: Joseph Beuys, Carlo Ramous, Marco Agostinelli il cui “Pensiero” fu il movimento visivo e introspettivo ove risiedono efficienza e flessibilità.

Richard Wagner diceva che “La vera opera d’arte nasce soltanto attraverso il progresso dall’immaginazione alla realtà, cioè alla rappresentazione sensibile del pensiero”. Infatti la capacità creativa di modificare un’immagine, stemperandosi, riappare armoniosa e impersonale, ma ricostruendosi rivela una forte determinazione di azioni e di sentimenti che vivono dentro di noi semplici e nascosti, assopiti nel nostro io interiore. Un risveglio che acquisisce una forza percepibile nella realtà che ogni artista rivive nell’immaterialità della mente umana mediante l’arte.

L’artista sperimenta nuove ricerche sostenute da stimoli esterni e che la quotidianità rende visibili alla sua immaginazione, che poi orienta in un liberatorio messaggio sociale nell’interesse comune. Nelle sue immagini mette in movimento l’invisibile, di cui il fruitore ne diviene l’interprete coi propri sogni e desideri. L’immaginazione è la musa ispiratrice delle scoperte dell’io interiore, riabilitata come gemella della ragione. Le anticipazioni delle immagini sono sottoposte alla verifica delle interpretazioni analogiche della società, dalla esplorazione della psicoanalisi, dei miti moderni e antichi della storia.

L’opera artistica è scultura del pensiero, fa parte dell’architettura della mente, si adatta alla variabilità della forma. L’ingegno penetra nell’organicità del materiale, svelando ciò che comunemente non si percepisce. L’opera rivela i segreti dell’inconscio, motiva le azioni, interpreta gli enigmi aprendosi all’ignoto. L’originalità del pensiero è il potere del pensare in rapporto al mondo, è una costruzione intellettuale di un futuro possibile, dove i ricordi e le esperienze interpretano la storia con la consapevolezza del presente.

Monumento ai Carabinieri, Luciano Minguzzi, Piazza Diaz