UCTAT Newsletter n.78 – maggio 2025
di Giovanni Castaldo
Nella Newsletter dello scorso gennaio (https://urbancuratortat.org/visitare-larchitettura/) avevo raccontato ai lettori di UCTAT del viaggio-studio a Malmo e Copenaghen organizzato dal gruppo di ricerca Envireg del Politecnico di Milano. Prima tappa di un programma di visite più ampio finalizzato a scoprire direttamente sul campo i casi più significativi in Europa di rigenerazione urbana.
Dal 29 aprile al 3 maggio 2025 si è svolta la seconda missione, questa volta a Madrid. Anche nella capitale spagnola abbiamo visitato quartieri e architetture e abbiamo avuti incontri con ricercatori e docenti.
La collega dell’Università Politecnica di Madrid (UPM) Maria Guillem ci ha portato a vedere due quartieri di edilizia pubblica realizzati nella seconda metà del Novecento, che stanno affrontando oggi percorsi di rigenerazione differenti.
Il primo è il Poblado Dirigido de Fuencarral nella periferia nord della città. L’insediamento, progettato nel 1956 dall’architetto Josè Louis Romany, è composto da 385 case unifamiliari e 163 blocchi in linea di cinque piani fuori terra e alcuni edifici per servizi nella parte centrale dell’ambito (chiesa, scuole, tre mercati). Il quartiere, razionale e uniforme nel suo impianto, rappresenta un’evoluzione rispetto ai modelli di pianificazione urbanistica del Movimento Moderno ortodosso. Infatti, Fuencarral, attraverso il disegno degli spazi aperti (strade di distruzione, percorsi pedonali, aree verdi), l’orografia del terreno su cui sorge ma anche per l’alternanza delle due tipologie edilizie, presenta un carattere organicistico.
Maria Guillem e Jesus Garcia Herrero, professore all’UPM e residente nel quartiere che ci accompagna alla visita, ci parlano della storia di questo luogo, del momento socio-politico in cui è stato realizzato, dell’approccio architettonico e urbanistico, così come dei problemi che poi sono sorti legati principalmente all’efficienza energetica dei manufatti e alla conservazione di queste architetture.
Abbiamo la possibilità di entrare in due alloggi del quartiere: un’abitazione unifamiliare su due livelli perfettamente conservata come nel progetto originario e un appartamento di un blocco in linea recentemente ristrutturato. Entrambi gli appartamenti sono caratterizzati da una grande efficienza distributiva e un’ottimizzazione degli spazi, garantendo in circa 90 mq adeguati spazi per 5 persone.
Il quartiere da qualche anno è oggetto di interventi di retrofit energetico e di adeguamento dell’accessibilità agli edifici (ad esempio con l’addizione di ascensori esterni). Si tratta di azioni necessarie, vista l’età di questi manufatti e le attuali esigenze di comfort e fruibilità, che tuttavia risultano scoordinate tra loro in assenza di un programma di coordinamento e/o di linee guida di intervento. Ogni edificio viene trasformato in maniera diversa, con modifiche significative delle facciate. I paramenti in laterizio che caratterizzano i fronti del progetto originario vengono coperti con cappotti termici intonacati di vari colori. I vani ascensore e le finiture dei piani terra di recente realizzazione riflettono un catalogo disorganico di soluzioni. Analogamente la sostituzione di serramenti e l’integrazione di pannelli fotovoltaici in copertura non seguono regole comuni. Gli interventi recenti, finanziati con fondi europei e municipali, stanno quindi cambiando radicalmente l’immagine uniforme del progetto dell’architetto Romany degli anni Cinquanta.
Il secondo quartiere di edilizia pubblica che abbiamo visitato è il Poblado Dirigido de Orcasitas nella periferia meridionale della capitale spagnola. Si tratta di un grande quartiere, per circa 10.000 persone, realizzato tra il 1976 e il 1986 in sostituzione e di un precedente quartiere popolare degli anni Cinquanta che sorgeva sullo stesso sedime e che negli anni Sessanta era stato gravemente danneggiato da smottamenti del terreno argilloso. Il quartiere degli anni Settanta-Ottanta consiste in circa 1.000 case unifamiliari su due livelli, da 28 edifici in linea da 10 piani ciascuno serviti da 107 blocchi scala e 3 torri da 14 piani. Il “barrio” è molto verde, in particolare nelle grandi corti definite dagli edifici in linea e nel verde di pertinenza limitrofo agli edifici più bassi.
Gli edifici in linea sono stati realizzati in cemento armato gettato in opera, in assenza di isolamento termico.
Circa 10 anni fa, le cattive condizioni di conservazione delle facciate con il rischio di crollo di alcuni elementi e i crescenti problemi di discomfort termico negli appartamenti hanno fatto emergere la necessità di un profondo intervento di recupero.
In tale momento la figura chiave per avviare un processo virtuoso di rigenerazione è stata – ed è tuttora – Manuela Navarro, settantenne a capo dell’associazione dei residenti del quartiere. A partire dal 2015 Manuela Navarro ha iniziato infatti a coinvolgere la cittadinanza, a organizzare riunioni e incontri pubblici, e a cercare di intercettare fondi municipali ed europei. Attraverso un primo intervento di riqualificazione energetica e architettonica di un edificio in linea, in collaborazione con la municipalità e alcuni studi professionali, sono state definite linee guida per coordinare nel tempo gli interventi sui diversi edifici. Poche regole chiare per mantenere uniformità nell’immagine complessiva dell’insediamento: medesima finitura intonacata del capotto termico, ricorso a una palette codificata di colori di facciata, sostituzione dei serramenti in corrispondenza dei corpi scala. Fino ad oggi sono stati positivamente completati circa 90 blocchi su 107 con interventi di efficientamento energetico e rifacimento delle facciate e coperture. Ma Manuela Navarro e i residenti di Orcasitas non si fermano qui. Puntano oggi ad avviare una “comunità energetica” con l’installazione di campi fotovoltaici sulle coperture degli edifici residenziali e su un manufatto comunale.
Due casi di rigenerazione quindi diversi per modalità attuative, esiti raggiunti e implicazioni sociali, accomunati tuttavia da un forte apprezzamento e radicamento delle rispettive comunità per tali luoghi, con riconoscimento del valore architettonico, urbano e ambientale di questi interventi del secolo scorso.
I viaggi di Envireg riprenderanno dopo l’estate e quindi vi aggiornerò sulle prossime tappe.






