UCTAT Newsletter n.54 – marzo 2023
di Fabrizio Schiaffonati
Urban Curator TAT e l’Osservatorio ENVIREG del Dipartimento ABC hanno promosso il Convegno “Olimpiadi 2026: quali benefici per Milano?”, che si è svolto al Politecnico il 15 marzo 2023. La Newsletter ritorna sull’argomento, riportando le relazioni svolte e alcuni interventi. Scopo dell’iniziativa col dibattito che si è sviluppato è di richiamarne l’attenzione con particolare riferimento alle ricadute che ne possono conseguire in termini più estesi per la città. I bilanci di analoghe manifestazioni internazionali svoltisi in diversi contesti, hanno segnalato criticità soprattutto nella fase del post Evento. In alcuni casi l’analisi costi-benefici ha evidenziato diverse negatività, anche con pesanti conseguenze per il Paese ospitante. Sia per l’indebitamento che per la riconversione e gestione delle strutture dedicate. Soprattutto oggi, in cui il gigantismo di tali iniziative mostra sempre più il limite di un esibizionismo spettacolare dal sapore ottocentesco, piuttosto che di una sperimentazione quale che sia. Una narrazione della modernità che ormai si è chiusa, per imboccare altre strade e modalità comunicative.
Detto ciò non c’è dubbio di effetti su alcune dinamiche economiche, in termini di consumi, di flussi turistici e di stimoli per qualche nuova intrapresa, ma la valutazione va allargata agli aspetti non congiunturali e alle opportunità di mettere in atto azioni strutturali, sfruttando cioè l’occasione per iniziative e progetti destinati a lasciare benefici anche per i tempi futuri. Soprattutto in questa fase in cui la città necessità di interventi strategici a fronte di una crisi sempre più ampia del suo assetto spaziale e sociale; e che dovrebbe essere compito primario affrontare con una urbanistica di indirizzo pubblico e di governo locale. Un tema che, evidentemente, non si circoscrive quindi solo alla eccezionalità della Manifestazione, e dovrebbe essere sempre l’obiettivo della Municipalità. Ma tanto più se ne parla, di criticità pregresse e insorgenti, e tanto più sembra essersi smarrita la bussola di una elementare “amministrazione dell’urbanistica”, con una ragionevole regolazione per l’interesse pubblico dei diversi interventi privati. Se ciò non avviene, per una delega impropria in sostituzione di un compito invece dell’ente territoriale, si sancisce di fatto la decadenza della città nel contemperare i diversi interessi e di corrispondere ai bisogni dei cittadini.
Tornando alle Olimpiadi quale migliore occasione per inquadrarle in una visione urbanistica di Milano, già interessata negli ultimi anni da massicce iniziative immobiliari, per un qualche significativo intervento sulle infrastrutture, i servizi e lo spazio pubblico, per l’abbellimento e il decoro urbano? Tanto più con le perplessità sempre più diffuse su un modello di sviluppo che accentua squilibri, stratificazioni sociali, emarginazioni. La narrazione trionfalistica dell’Expo 2015 è entrata nella parabola discendente: un grande impiego di risorse pubbliche, a quasi dieci anni la riconversione del sito ben lungi da essere conclusa, con nuovi esborsi pubblici per affittanze pluridecennali garantite agli investitori privati, con l’aggravamento delle condizioni ambientali di un settore urbano sempre più congestionato, caotico e privo di ogni identità urbana. Un bilancio economico e sociale ancora tutto da scrivere, come tante altre vicende similari in scia dai connotati monopolistici, come il riutilizzo degli Scali ferroviari; per dire anche del Centro Direzionale con qualche grattacielo (provinciale rispetto alla rilevanza della architettura moderna milanese), di “boschi verticali” e di “biblioteca degli alberi”. Come di “mini foresta orizzontale” allo Scalo Romana, infantili metafore di pannicelli di una sbandierata vulgata green che vede oggi il paradosso che non vi sono più aree per nuove piantumazioni previste e possibili anche con i fondi PNRR.
Per questo UCTAT e ENVIREG hanno voluto richiamare l’attenzione su una assenza di inquadramento delle Olimpiadi, senza un programma di interventi collaterali per la soluzione di pregressi annosi problemi. In particolare nel quadrante del sud-est milanese. Un settore urbano con eccezionali potenzialità, e pericolose compromissioni in assenza di una pianificazione attuativa e di una strategia pubblica, tra cui i temi di seguito richiamati: il risanamento ambientale del Parco di Porto di Mare (con l’abusivismo risalente al dopoguerra (!) lungo la via Fabio Massimo); una riforma della viabilità (l’abbattimento del cavalcavia Corvetto e il completamento del proseguimento (?) della Paullese da anni fermo all’imbocco di una galleria); la metrotranvia di Santa Giulia; l’irrealizzato Parco di Santa Giulia dieci anni dopo gli interventi edilizi. Ma altro ancora per i quartieri storici di edilizia popolare del Corvetto, la riqualificazione della Stazione di Rogoredo col degrado circostante e l’asse viario fino a Porta Romana. Gli articoli che seguono entrano nel merito di questi diversi problemi, delle mancate promesse e delle soluzioni possibili, elencando anche le principali iniziative immobiliari destinate ad aumentare le criticità in assenza di una strategia e di un coordinamento; tra cui spicca certamente il riferimento allo Scalo di Porta Romana del Villaggio olimpico e dintorni, senza che si intravveda un unitario disegno urbano in grado di riqualificare funzionalmente, ambientalmente ed esteticamente l’intero ambito del sud est milanese. Si è ritenuto opportuno richiamare pertanto studi, proposte, iniziative e progetti proposti nel corso degli anni dai promotori del Convegno, con l’auspicio che vi sia ancora tempo e la volontà di mettere mano alle questioni evidenziate.
