UCTAT Newsletter n.71 – ottobre 2024
di Carlo Lolla
Ogni Paese, durante il suo sviluppo, crea leggi per orientare la vita sociale, economica e culturale, tenendo conto della memoria storica e del progresso. Uno dei settori più dibattuti in Italia è l’urbanistica, specialmente in riferimento al tema “conservazione e rigenerazione”. Milano è un esempio di città attiva in questo campo, cercando di indirizzare il settore urbanistico verso soluzioni moderne, senza trascurare il passato.
Uno dei problemi principali che ostacola il progresso urbanistico è l’eccesso di burocrazia. Leggi complesse e numerose normative creano difficoltà per i progetti di sviluppo. La memoria storica delle città italiane, custodita nei loro centri storici, è di grande valore, ma la modernizzazione deve tenere conto anche delle aree semicentrali e periferiche, che necessitano di riqualificazione per migliorare la qualità della vita urbana.
La politica, responsabile di legiferare, spesso favorisce i grandi interessi economici, trascurando il ceto medio e basso. Questo crea disuguaglianze e rende difficile perseguire il principio di sussidiarietà, sancito dall’articolo 118 della Costituzione Italiana, secondo cui lo Stato dovrebbe favorire l’autonomia locale. La soluzione potrebbe essere una semplificazione normativa: cancellare le leggi obsolete e creare un unico testo di riferimento, come il Codice Civile e Penale, che raccoglie e ordina tutte le norme urbanistiche e architettoniche.
Un Codice Urbanistico Unico potrebbe ridurre la frammentazione legislativa e rendere più agili i processi di rigenerazione urbana. A tale scopo, sarebbe utile studiare l’esperienza di altri Paesi europei e internazionali, come la Germania. La Legge di Riqualificazione Urbana e Recupero Edilizio tedesca (BauGB) riunisce tutte le norme urbanistiche in un unico documento, permettendo ai comuni di adattare le regole nazionali alle proprie esigenze, ma all’interno di un quadro legislativo chiaro. Un modello simile potrebbe essere applicato in Italia, favorendo maggiore autonomia locale e riducendo la burocrazia.
Il Nord Europa, con Paesi come Danimarca, Svezia e Finlandia, offre un modello di urbanistica fortemente legato alla sostenibilità ambientale. Le città sono progettate per ridurre l’impatto ambientale e promuovere uno stile di vita sostenibile, integrando aree verdi in ogni progetto e incentivando l’uso di edifici a basso impatto energetico. Copenaghen, ad esempio, ha investito in trasporti ecologici e infrastrutture per biciclette, puntando a diventare una città a emissioni zero entro il 2025. Anche Stoccolma ha sviluppato politiche di inclusione sociale nelle periferie, abbattendo le disuguaglianze con progetti di housing sociale e spazi verdi.
In Germania, l’approccio alla rigenerazione urbana si concentra sulla conservazione dell’edificato esistente, come dimostrato a Berlino, dove si è dato grande spazio alla partecipazione della cittadinanza nei processi di riqualificazione. Il modello tedesco permette ai vari livelli istituzionali (federale, statale e comunale) di cooperare, mantenendo coerenza normativa e favorendo una vera sussidiarietà.
Il Giappone, con Tokyo come esempio principale, ha adottato un approccio di rigenerazione urbana continua, influenzato dall’innovazione tecnologica e dalla densità demografica. Le leggi urbanistiche giapponesi sono snelle e rapide, permettendo una ricostruzione efficiente post-disastro, come avvenuto dopo il terremoto del 2011. L’approccio giapponese alla rigenerazione si basa sulla demolizione e ricostruzione continua, un modello difficile da applicare in Italia a causa del ricco patrimonio storico. Tuttavia, l’Italia potrebbe prendere spunto dalle procedure rapide per affrontare la riqualificazione delle periferie e delle aree post-industriali.
Negli Stati Uniti, la pianificazione urbana è decentralizzata, lasciata alle singole città e Stati. New York ha avviato un programma di rigenerazione urbana massiccia, soprattutto nelle aree industriali di Brooklyn e Queens, mentre San Francisco e Los Angeles stanno sperimentando tecnologie di smart city per migliorare la mobilità e ridurre l’impatto ambientale. In queste città, l’uso di tecnologie digitali avanzate, come i big data, permette una gestione più efficiente delle risorse urbane. Milano e altre città italiane potrebbero adottare un approccio simile, utilizzando sensori e dati in tempo reale per ottimizzare i servizi e migliorare la qualità della vita.
Un altro aspetto innovativo che l’Italia potrebbe adottare è l’uso di incentivi fiscali per promuovere la rigenerazione verde. In molti Paesi nordici, chi investe in edifici a basso impatto ambientale o in progetti di mobilità sostenibile riceve vantaggi fiscali. L’introduzione di un sistema simile in Italia potrebbe incentivare il settore privato a partecipare attivamente alla rigenerazione urbana.
Dal confronto con altri Paesi emerge l’importanza di semplificare le procedure burocratiche e favorire una reale partecipazione della cittadinanza. L’Italia potrebbe ispirarsi ai modelli del Nord Europa per integrare la sostenibilità nei progetti urbanistici, al Giappone per velocizzare i processi di rigenerazione e agli Stati Uniti per l’adozione di tecnologie smart.
In conclusione, l’introduzione di un Codice Urbanistico Unico rappresenterebbe un passo decisivo per l’Italia, superando la frammentazione normativa attuale. Questo codice dovrebbe essere periodicamente aggiornato con disposizioni chiare e semplici, rendendo l’urbanistica più agile e reattiva alle esigenze del presente, senza rinunciare al rispetto della memoria storica.

