Il governo del territorio a Milano

UCTAT Newsletter n.80 – luglio 2025

di Fabrizio Schiaffonati

L’11 luglio 2025 al Circolo De Amicis di Milano è stato presentato il libro “PGT 2025. Strategie e progetti per il sud-est milanese” (a cura di Giovanni Castaldo e Raffaella Riva), promosso dall’Associazione UCTat e dal gruppo di ricerca Envi.Reg del Politecnico di Milano. Un testo con saggi di Giovanni Castaldo, Paolo Debiaggi, Elena Mussinelli, Angelo Rabuffetti, Raffaella Riva e Fabrizio Schiaffonati, per stimolare il dibattito in occasione della revisione del Piano di Governo del Territorio, annunciata dopo le note vicende giudiziarie e il fallimento dell’iniziativa parlamentare del cosiddetto “Salva Milano”.

Un percorso che avrebbe dovuto concludersi entro l’anno. A dire il vero, dopo un pronunciamento dell’assessore alla Rigenerazione Urbana, il ripristino di procedure autorizzative come da legislazione vigente – aderendo ai rilievi della Procura dopo una pervicace difesa di azzardate interpretazioni in materia di pianificazione attuativa – con l’intenzione di varare norme morfologiche certe e una diversa attenzione ai Municipi, è sceso un imbarazzante silenzio.

Il PGT non è ordinaria amministrazione; mette in gioco azioni strategiche per il futuro e non può prescindere quindi da un ampio dibattito in più sedi. Soprattutto da quando sono emerse diffuse critiche alle politiche degli ultimi dieci anni.

La narrazione trionfalistica sulla città si è ribaltata, per incontrovertibili analisi sulle carenze abitative, sul caro affitti, sull’incremento dei valori immobiliari e l’espulsione dei meno abbienti, sul crescente degrado ambientale e la bassa qualità dello spazio pubblico.

Gli interventi introduttivi di Aulo Chiesa, Elio Bosio e Maurizio De Caro hanno avviato il dibattito. Diversi contributi hanno evidenziato le carenze della politica amministrativa, ben note da tempo. Cittadini e professionisti, anche con significative esperienze in ruoli pubblici, hanno richiamato la vicenda delle migliaia di metri cubi sugli scali ferroviari, gli oneri di urbanizzazione i più bassi d’Europa, l’assenza di iniziative per le periferie, la fasullagine dell’urbanistica tattica, nel silenzio degli intellettuali e soprattutto degli urbanisti, o pseudo tali, mentre si consumava questa sorta di Sacco di Milano da parte di gruppi monopolistici con le mani sulla città.

Ma non è qui il caso di fare un elenco dettagliato di progetti, attori e vicende che hanno trovato largo spazio nella cronaca quotidiana, coun indispettito silenzio di Palazzo Marino e manovratori che non desiderano essere disturbati.

Tornando invece al libro presentato, lo scopo non era di soffermarsi su fatti ultranoti, ma di entrare nel merito di contenuti e modalità per invertire tali linee di tendenza e limitarne i gravi effetti, non solo nell’immediato.

Il libro documenta infatti le molte iniziative promosse – strategie e progetti – per il sud­est milanese, un quadrante urbano nel quale UCTat ed Envi.Reg da più di un decennio operano con studi e proposte per sensibilizzare la popolazione e i decisori, anche con momenti di confronto con i Municipi 4 e 5, con professionisti e operatori economici, e con la partecipazione dei cittadini, secondo gli obiettivi statutari di UCTat e i cvompiti di terza missione di Envi.Reg.: un’attività calata nel concreto, con riscontri significativi, che ha messo in campo competenze professionali e conoscenze disciplinari.

Un elemento centrale del confronto che si è tenuto al Circolo De Amicis, e che costituisce il file rouge del libro, è che l’urbanistica, se vuole operare per il miglioramento delle condizioni sociali e ambientali, non può prescindere da una linea politica riformista, non succube quindi al lesser faire del mercato, con adeguate conoscenze tecniche e capacità gestionali della pubblica amministrazione. Gli esempi positivi nel passato sono tanti, ma anche ora, varcate le Alpi.

La vulgata dell’Amministrazione milanese, invece, dice che non ci sarebbero risorse, che le urbanizzazioni e i servizi possono farli solo gli operatori immobiliari, a condizione che si concedano loro diritti volumetrici e libertà d’azione.

Una interpretazione distorta del rapporto pubblico-privato e di come dovrebbe funzionare una corretta negoziazione, non semplice ma con la dignità delle ragioni sociali della politica.

Invece più volte da Palazzo Marino spocchiosamente sì è affermato “che non si può far fare ai privati quello che non vogliono fare”.

I rilevanti utili delle operazioni immobiliari smentiscono poi che non ci siano margini (inadeguati oneri di urbanizzazione insegnano) per recuperare risorse per gli interventi pubblici. Si aggiunga che una oculata politica di bilancio e un adeguato management potrebbero mettere a maggior frutto le risorse disponibili.

L’eterna questione che da noi i tempi di realizzazione delle opere pubbliche sono incommensurabilmente più lunghi che in altri Paesi. Un problema cronico con una burocrazia che Ernesto Nathan Rogers in un editoriale di Casabella dei primi anni Sessanta già stigmatizzava dicendo “che la burocrazia aveva inventato il moto perpetuo”.

Milano capitale economica e dell’efficienza non sembra essere più tale. Con la speranza, ultima a morire, che dalla revisione del PGT arrivi qualche segnale.

P.S.

Questo articolo è stato scritto l’11 luglio, il giorno prima del nuovo intervento della Procura che ha ulteriormente terremotato l’urbanistica, l’edilizia e la politica milanese. Connivenze che chiamano in causa responsabilità politiche. Problemi quindi non circoscrivibili a sole responsabilità soggettive. Una vera e propria questione morale, che forse ha connotati più inquietanti rispetto a note vicende del passato, per una sfacciata mancanza di deontologia, per uno spregiudicato uso del potere amministrativo ed espliciti conflitti d’interesse.

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