Il mancato decoro urbano

UCTAT Newsletter n.57 – GIUGNO 2023

di Angelo Rabuffetti

In una “Milano da bere”, in una Milano dell’EXPO 2015, in una Milano delle Olimpiadi invernali 2026, in una Milano della moda e del Salone del mobile, in una Milano al centro della cultura europea e mondiale e affitti stratosferici, fa scalpore vedere le piccole cose che ci circondano non prese nella dovuta considerazione e lasciate alla mercé del degrado, dell’abbandono e della non curanza. E’ indice di mancanza di lungimiranza, mancanza di un progetto, è simbolo di pochezza, di grigiore, di cattivo odore e sapore amaro!

Con tutti i problemi atavici che ci circondano, quali l’abbandono totale di interi pezzi di città, la povertà dilagante, i clochards, il non far fronte all’impellente bisogno di maggior benessere e qualità della vita, all’inflazione galoppante, alla minaccia di guerra combattuta con armi vere, perché porre attenzione alle piccole cose poco significanti che sfuggono alla vista dei media e dei notiziari ma che non sfuggono alla vista dei milanesi e non milanesi attenti?

Perché essendo piccole cose basta soltanto un po’ di buona volontà, pochi soldi e poco tempo e l’immagine migliora. La città di Milano risulterà migliore agli occhi di tutti e non soltanto degli addetti ai lavori.

Non sono problemi che riguardano architetti e urbanisti, neanche politici o sponsor o amministratori di danaro pubblico ma riguardano i tecnici preposti e la buona volontà di tutti per far sì che le cose funzionino e aggradano alla vista e all’immagine!

ORA ELETTRICA

Milano è disseminata di orologi chiamati Ora Elettrica. Ma questi orologi non sempre, anzi, molto spesso non indicano la stessa ora e neanche l’ora esatta. Perché?

In particolare, poco prima e poco dopo il cambio dell’ora per l’applicazione dell’ora legale sono fermi o indicano l’ora totalmente sbagliata. Si dice: un orologio fermo due volte al giorno segna l’ora esatta mentre un orologio sbagliato mai!. È vero!

D’accordo, ci sono gli orologi da polso, ci sono gli smartphone oppure c’è sempre un passante a cui chiedere l’ora quindi: non badiamo a queste quisquiglie!

No! Se c’è un orologio per strada questo deve segnare l’ora esatta. Non transigo!. Ora il  sistema è meccanico dove l’omino addetto appoggia la scala, sale i pioli, apre il vetro, chiede al suo collega che gli tiene la scala in sicurezza: Hoe! Che ore fai?, sistema le lancette, richiude il vetro, scende i pioli e carica la scala sul furgone, (che immagine meschina!!).

Basterebbe avvalersi di un software informatico che collega tutti gli orologi della città, magari luminosi così che si possa vedere anche di notte, comandato e gestito da una unica sala controllo centrale magari la stessa dell’ATM che gestisce le pensiline delle fermate dei mezzi pubblici e dove già esiste un banner luminoso che mostra l’ora esatta e che aggiunga altre informazioni utili quali la temperatura e la data e il problema sarebbe risolto!

CABINE SIP

Non a caso le chiamo cabine SIP e non TELECOM o TIM, perché appartengono al periodo storico dove l’azienda si chiamava SIP o addirittura STIPEL.

La foto è emblematica. Ci troviamo davanti al Palazzo di Giustizia di Milano. Una leggenda metropolitana racconta che talvolta la toilette è usata come cabina telefonica e la cabina telefonica è usata come toilette (sigh!!!)

Devo ricordare che i vespasiani (quelli sì!) sono stati, giustamente, eliminati senza, però, un’adeguata alternativa valida e sostenibile. Almeno i vecchi vespasiani avevano il tubo di scarico collegato alla fognatura mentre le cabine SIP non ce l’hanno! Riusciamo a immaginare lo schifo presente??

Perché non eliminarle? Danno l’impressione di una Milano legata ancora al vecchio telefono a filo.

CESTINI PORTA RIFIUTI

Ci si trova di tutto all’interno dei cestini porta rifiuti. Dagli ingombranti a quelli puzzolenti e ai mozziconi di sigaretta.

Non è una mancanza AMSA perché questa regolarmente li pulisce e li sterilizza, è una brutta abitudine di persone poco educate e non curanti dell’ambiente e del decoro. Potrebbe essere una soluzione l’adozione di cestini porta rifiuti con la bocca piccola e utilizzabili solo per rifiuti di piccola dimensione.

EDICOLE ABBANDONATE

Oggi i giornali si leggono on-line, l’informazione è digitale! Il consumo di carta si è radicalmente ridotto a vantaggio dell’ambiente e di una comunicazione più rapida ed efficace. E le edicole? Molte sono abbandonate, chiuse, sbarrate e imbrattate di scritte senza senso e senza arte.

Chi è il proprietario dell’edicola ormai abbandonata? Chi paga la tassa di occupazione del suolo pubblico senza sfruttare tale concessione? Non ho la risposta ma ho una certezza: l’Amministrazione comunale non esercita il suo diritto di riscuotere i danari della concessione e non prende provvedimenti per migliorare il decoro cittadino!

Tante sono le possibilità date dai chioschi da tempo in disuso. In altri Comuni italiani ed europei già le hanno applicate e sfruttate perché le edicole rappresentano un valido esempio di attrazione di clientela e di immagini, fotografie o titoli accattivanti. In altre parole: un passante si ferma più volentieri davanti ad una edicola piuttosto che davanti alla vetrina di un negozio: si sente più libero e non vincolato dallo sguardo del negoziante che pare dire: “entra e compra altrimenti vattene!”.

Possono essere rigenerate per attività nel settore alimentare e non alimentare quali un piccolo bar, spazi espositivi, punti pubblicitari e informativi di aziende di forniture di servizi, ritiro pacchi dall’e-commerce, Lottomatica, pagamento bollette e sportello servizi per ottenere i documenti online  e quant’altro.

È molto facile! Solo piccole modifiche quali l’allaccio alla rete idrica e lo scarico in pubblica fognatura. Tutto qua!

RADICI DEGLI ALBERI CHE EMERGONO AGGRESSIVE LUNGO I MARCIAPIEDI

Lungo i “canyon urbani” stretti e alberati è facile incontrare marciapiedi dissestati e bordure in granito di marciapiedi sollevati di parecchi centimetri dalla forza lenta ma inesorabile delle radici di piante che ornano la via.

È un fenomeno molto comune e non solo nella nostra città ma dappertutto. Alcuni Sindaci prendono la drastica risoluzione dell’abbattimento e della loro pronta sostituzione con altrettante alberature più giovani e più adatte. Ma questo non esime gli abitanti dal protestare per la tardiva decisione e per la mancanza temporanea di “sano verde”.

La principale causa è la cementificazione attorno al tronco che produce strati impermeabili dei suoli e la conseguente risalita delle radici verso la superficie dove noi camminiamo provocando ostacoli pericolosi e minaccia di inciampo.  E’ il comportamento dell’albero che cerca spazio vitale per assorbire acqua e sostanze vitali. È questo il ruolo delle radici e non possiamo portare gli alberi al banco degli imputati.

C’entra anche il tipo di pianta che a suo tempo è stata posta a dimora: forse non è stata scelta una qualità di albero con radici appropriate per abitare le vie cittadine.

Mancanze del passato che, credo, al giorno d’oggi non si ripetono visto che vengono selezionate qualità con radici a fittone (quelle formate da un grosso cono verticale) e non con radici fascicolate (quelle che si diramano dal colletto a volte orizzontalmente quando non hanno la possibilità di scendere nel profondo del terreno).

Inoltre una buona progettazione prevede sempre, attorno al tronco, ampie aiuole con terreni profondi e smossi in cui l’apparato radicale possa svilupparsi liberamente e senza ostacoli. Infine la manutenzione annuale che comprenda, oltre alla potatura della chioma anche la verifica dello stato della radici.

Così dovrebbe essere!

CARTELLI SEGNALETICI STRADALI

Non è comprensibile né dagli addetti ai lavori né tantomeno dai passanti la ragione per cui ci siano cotanti cartelli segnaletici stradali e spesso contradditori tra loro.

Non affermo che questi siano inutili, anzi, al contrario, hanno una loro funzione ben precisa. Ma non è comprensibile la ragione per cui non possono essere raggruppati e associati ai pali della illuminazione stradale laddove questo è possibile e fattibile. Inoltre, come da regolamento edilizio, non vengono posizionati al bordo del marciapiede subito dopo il massello in granito o in cemento, ma ad una distanza di circa cinquanta cm da questo bordo quasi nel bel mezzo del marciapiedi. Questo al fine di evitare possibili impatti con potenziali guidatori di automobili e furgoni distratti che potrebbero causare incidenti. Però, questi stessi guidatori hanno così la possibilità di parcheggio selvaggio con due ruote sul marciapiedi!

Il tutto a scapito dei pedoni costretti a fare chicane nella loro passeggiata. Non lo trovo giusto! Anzi, lo trovo disdicevole!

LAVORI STRADALI UNDERGROUND PER UTENZE

Il traffico automobilistico e pedonale è deviato a causa di una recinzione di cantiere. È una situazione che non fa più notizia! C’è un cartello (obbligatorio!) che informa che sono in corso lavori alla rete sotterranea. Sul cartello c’è, inoltre, il nome del Committente, dell’Impresa esecutrice, del Responsabile dei lavori, della Sicurezza e c’è, infine, la data di inizio e quella di fine lavori a volte corretta con pennarello nero indelebile che prolunga più volte la scadenza. Ma non c’è alcun addetto che lavori! Solo mezzi meccanici fermi, attrezzi e materiali abbandonati a terra. Quando (per puro caso!) trovo qualche operaio, io, che notoriamente sono un rompiscatole, chiedo la ragione per cui i lavori sono fermi: la risposta è scontata: “manca un pezzo che è stato ordinato ma non arriva!” E così i lavori si protraggono per mesi nell’incuranza più totale: tanto non ci si può fare nulla!!

CONCLUSIONE

Chiedo venia per la dose di ironia usata! Secondo me, però, calza a pennello!

Molti altri sono i piccoli esempi di mancato decoro delle attrezzature urbane. Ne ho citato solo alcuni tra i più eclatanti che noto e vivo durante le numerose passeggiate a piedi per le vie della città. Si può in concreto fare qualcosa? Certamente sì!

Quando? Ai posteri l’ardua sentenza! (tratto da Alessandro Manzoni, 5 maggio)

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