UCTAT Newsletter n.68 – GIUGNO 2024
di Giovanna Gabetta
Tornando in treno da Trento dove avevo partecipato al convegno “Recuperare il moderno”, organizzato da AIDIA (https://aidia-italia.it/assemblea-nazionale-sezione-trento/), la signora seduta davanti a me mi chiede dove stessi andando. “A Voghera”, ho risposto. E lei: “A Voghera ci sono i matti!”. Curioso che dopo tanti anni – il manicomio è stato chiuso nel 1989 – ci sia ancora chi identifica Voghera con il manicomio. E forse anche più curioso che io fossi in viaggio proprio per andare a vedere il documentario sul manicomio di Voghera, realizzato da Novella Limite per conto dell’Associazione Culturale Spino Fiorito.
Il documentario è ispirato al libro “Oltre il Cancello”, scritto da Angelo Vicini e Fabio Draghi nel 2011. Il manicomio era un complesso molto grande, circa 83000 metri quadri di cui 12000 al coperto. Dal punto di vista architettonico è sicuramente di grande interesse, nonostante lo stato di degrado in cui si trova. Il documentario è forse un po’ lento, alcune testimonianze sono forse troppo lunghe; forse perché venivo da una giornata un po’ faticosa avrei preferito qualcosa di un po’ più vivace e meno statico. Sono state raccolte molte fotografie d’epoca che ci mostrano i pazienti e la loro vita; sono state intervistate due infermiere, un infermiere, due psichiatri
Si tratta sicuramente di un documento molto importante. L’interesse dimostrato dai vogheresi – e non solo – per le poche proiezioni che sono state offerte finora ne è la prova. Mi sento di unirmi a questo interesse e di sollecitare un intervento per recuperare questa struttura e farne qualcosa di utile per la città. Prima di tutto, sarebbe il caso – come richiesto da Angelo Vicini e da Fabio Draghi, entrambi conoscitori e studiosi di storia vogherese -, di recuperare l’archivio, che contiene le storie e le cartelle cliniche di tutti i pazienti.
Se ne parla da un po’ di tempo. Nel Gennaio 1992 è stata realizzata a Voghera una mostra intitolata “Il manicomio provinciale di Pavia in Voghera”, il cui catalogo (codice SBN CFI0215940) è a cura di Elisabetta Bersani, Michele Debattista, Giuseppina Lanfranchi. Sarebbe bello recuperare questo catalogo e i suoi autori, e cercare di realizzare un’altra mostra, interattiva, in cui far vedere anche i video delle diverse interviste. Da segnalare anche la tesi di laurea di Cristina Brambilla, che ha affrontato il tema del recupero del complesso, proponendo che venga utilizzato per realizzare un centro medico. A mio parere però, e qui mi piacerebbe avere suggerimenti da parte di TAT, sarebbe più interessante farne un centro di aggregazione sociale e culturale: un museo della storia della città, con spazi per artisti, centro congressi, e altri spazi a disposizione della collettività.

