UCTAT Newsletter n.61 – novembre 2023
di Fabrizio Schiaffonati
Il buon governo e la bellezza della città è il concetto alla base dei dieci incontri promossi da UCTAT con ENVIREG al Politecnico, l’occasione per un confronto, con Milano al centro di analisi e interrogativi. Molti nodi di una trionfalistica narrazione stanno venendo al pettine. Come per altro nel dibattito cittadino e sulla stampa. Fatti reali e percezioni sempre più diffuse di una rigenerazione urbana che sembra affastellare problemi più che risolverne. L’elenco sarebbe lungo, ma il modello Milano si è certamente offuscato, lontano da quel pragmatico riformismo che ha profonde radici nel suo recente passato, per una città democratica e partecipata.
E’ di ora la notizia che l’Arena di Santa Giulia per le Olimpiadi del 2026 non è scontato possa essere pronta; e quantomeno si pone il problema di un costo di altri 70 milioni rispetto a quelli stimati. A carico di chi? Dei privati investitori, del Comune, dello Stato? Per non dire della metrotranvia, infrastruttura portante dell’originario progetto non c’è traccia e per certo non ci sarà nel 2026, come del parco e del prolungamento della Paullese lasciato a mezzo.
Anche per lo Scalo Romana la parziale mitigazione dell’attraversamento ferroviario con una pensilina, la cosiddetta mini-foresta orizzontale (sic), comporterebbe una spesa non adeguatamente contemplata. Quindi? Rinegoziamo.
Senza entrare nel merito su impegni e responsabilità, su enunciazioni e realtà, con tante incontrovertibili dimostrazioni, anche ai non addetti ai lavori non sfugge la premurosa attenzione di interessi privati a scapito della gran parte dei cittadini. Che invece dovrebbero essere tutelati da una saggia Amministrazione, in grado di contemperare diverse esigenze nell’ottica del cosiddetto bene comune. Concetto non tanto astratto, che si traduce in una città più equa. Obiettivo faticoso da perseguire, con la bussola di una giustizia sociale che nella città si è rappresentato al livello più alto. Così nella sua storia, con l’urbanistica, i servizi, l’edilizia civile: appunto, la sua bellezza che si evidenzia nella conformazione degli edifici e degli spazi, pubblici e privati, secondo densità insediative e morfologie in cui ci si possa riconoscere. Il contrario delle odierne centralità e periferie, delle stratificazioni e ghettizzazioni sociali, Enunciazioni che in notevole parte possono tradursi in essere con l’amministrazione e la progettazione urbanistica. Un concetto che non pare più far presa nella comunicazione di una sorta di stimolante laissez faire.
Guardando quel che si addensa nel panorama urbano non possono non saltare agli occhi fenomeni distopici come quelli accaduti e che stanno avvenendo, ad esempio, nell’area Expo e dintorni. Viabilità, accessibilità, densità edilizie e saturazione del suolo. Il modello in cui riconoscersi è Merlata Bloom? Di aperture di vie d’acqua, di orti e agricoltura urbana, di cibo sano, di rinaturalizzazione e mitigazioni ambientali, si sono perse le tracce.
Ma anche quel che ormai appare sarà il Villaggio Olimpico allo Scalo Romana: sei edifici in linea di otto piani tra loro distanziati di una decina di metri, con un orientamento con metà delle facciate rivolte a nord che non riceveranno mai il sole, per non dire dei coni d’ombra sulle altre. Ma il tutto con materiali ecologici e orti al piano, ecc., e tante belle firme a certificare. Per non parlare della telenovela di San Siro, degli stadi che planano qua e là, del trasferimento degli ospedali sull’area Falk di Sesto San Giovani a sostegno degli investimenti immobiliari. Una Città metropolitana a cui manca un governo metropolitano. O meglio, che non sia quello pubblico.

