La mobilità a Milano

UCTAT Newsletter n.67 – maggio 2024

di Angelo Rabuffetti

Si fa pressante e insistente il “rumour giornalistico” che Milano si doterà presto di taxi volanti. Una sorta di piccoli elicotteri o grandi droni, frutto della ormai troppo pubblicizzata intelligenza artificiale, comandati a distanza da una centrale operativa che controllerà tutto e in grado di trasportare (volando) persone e cose da un punto ad un altro della città.

Non è solo un rumour! Lo ha affermato più volte l’Assessore alla mobilità del Comune di Milano in occasione di recenti presentazioni e convegni. Una bella idea! Non c’è che dire!.

Prima, però, vorrei venissero risolti i problemi atavici che assillano la mobilità della città invece di aggiungere altro caos al caos esistente.

E il caos è rappresentato dal traffico congestionato e disordinato, strade dissestate, mezzi pubblici carenti per difficoltà di assunzione di autisti, park and ride posti alla periferia non completamente usati e altro ancora. Ecco, forse l’intelligenza artificiale potrebbe essere realisticamente applicata alle tramvie, specie quelle di nuova costruzione come è il caso del futuro 13 che collegherà la stazione di M4 Repetti a Rogoredo; sarà tutta in sede dedicata e saranno poche e risolvibili le interferenze con il traffico di mezzi privati.

Al fine di fare chiarezza sull’argomento mi è tornato a mente la “struttura a matrice” che è un sistema pratico ed efficace per organizzare le funzioni interne di una società per azioni. Essa facilita la combinazione tra struttura permanente e struttura a progetto e pone ordine e organizzazione tra i singoli ruoli, competenze e responsabilità di ogni funzionario che opera all’interno della azienda e chiarisce con chi ci si deve interfacciare per portare a termine un lavoro in maniera fluida, veloce e semplice.

Ho pensato: mettiamo le stesse regole per definire la complessa situazione di mobilità nella città di Milano e vediamo che cosa ne sortisce.

Nell’asse delle ascisse ho posto i diversi tipi di infrastrutture create per differenziare e favorire l’ammorbidimento del traffico: strade libere, corsie preferenziali, piste ciclabili, tramvie, marciapiedi, parcheggi, rotatorie, etc.

Nell’asse delle ordinate ho inserito i diversi tipi di utenti che regolarmente usufruiscono e frequentano quanto descritto nelle ascisse.

Nel mezzo ho posto i punti neri che rappresentano quello che l’utente usufruisce (o dovrebbe poter usufruire!) dall’infrastruttura messa a disposizione. Ne è uscita una tabella che, a mio avviso, bene spiega la commistione estrema e rivaleggiante di funzioni e utenze.

Il risultato auspicabile migliore e più perfetto è quello che contiene meno punti neri: uno per utente che corrisponda alla sua infrastruttura destinata. Il risultato non auspicabile e peggiore è quello con tanti punti neri quanti sono i quadranti del diagramma. In pratica tutti possono percorrere e sostare dove meglio preferiscono e sarebbe una situazione caotica.

La situazione di Milano è la seguente:

L’eccellenza spetta al tram con due soli pallini ma per il semplice fatto che è impossibile per un automobilista, ciclista o pedone percorrere il tratto con le rotaie ferroviarie e senza asfalto di finitura.

Non me ne vogliate se ho inserito il punto nero tra automobilisti e parcheggiatori (nel senso di automobilisti che parcheggiano la loro autovettura) nelle piste ciclabili. Lo so che è vietato dal Codice della strada ma la realtà è questa e senza i dovuti controlli la situazione anziché migliorare peggiora. Con la stessa considerazione ho inserito i parcheggiatori che usufruiscono dei marciapiedi.

Ho fatto un paragone con altre città europee del calibro di Milano quali per esempio Parigi, Lione, Berlino, Amsterdam, Bruxelles e ho notato che i punti neri all’interno del diagramma sono di meno. In particolare le piste ciclabili sono realmente e assolutamente piste ciclabili ed è fortemente vietato percorrerle o occuparle da automobilisti così come i marciapiedi. Non è vietato solo perché il loro Codice della strada lo impedisce ma soprattutto vietato dal senso civico che è sviluppato in tutti.

Il punto fondamentale del raffronto di Milano con le altre città europee è l’uso molto più ridotto dell’autovettura privata a favore di mezzi pubblici efficienti o alternativi quali fra tutti la bicicletta.

Nelle altre città europee ho visto persone anziane, così come ho visto giovani e bambini pedalare anche quando il tempo meteorologico non era favorevole: vento, pioggia e freddo non fermano i ciclisti del Nord Europa. Milano ha condizioni climatiche migliori ma l’autovettura privata rimane il mezzo più usato per ogni spostamento.

Non solo: ho visto un traffico automobilistico sempre ridotto rispetto a Milano, ho visto automobilisti percorrere le strade a 30 km/h, non ho visto automobilisti arrabbiati o contrariati. Ma perché a Milano non può essere così? Naturalmente ho anche visto mezzi pubblici frequenti e capillari ma soprattutto non ho visto taxi volanti!.

A qualche mese dall’entrata in funzione del provvedimento di obbligo 30 km/h a Bologna registro un commento letto sui social: “Io sono d’accordo con la misura. Ai cambiamenti, seguiranno sempre le proteste. Io c’ero quando venne chiusa via d’Azeglio, seguirono ferventi proteste ma non mi sembra che ora qualcuno voglia tornare indietro. Bisogna dare tempo al tempo, a me hanno sempre insegnato che chi non accetta i cambiamenti non sa guardare al futuro”.

Questa è la vera definizione di RESILIENZA ossia riuscire ad avere spirito di adattamento a nuove realtà che si vengono a creare. Dico di più: riuscire a trovare opportunità positive e migliorative alla comparsa di cambiamenti e quindi sopravvivere. RESISTENZA, invece, è l’esatto contrario: resistere fino all’estremo affinché si torni allo scenario precedente conosciuto e abitudinario.

Ricordo a Milano le accese proteste quando si decise la chiusura al traffico di Corso Vittorio Emanuele e Piazza Duomo: oltre agli automobilisti si affiancarono al dissenso anche i commercianti. Riuscite ad immaginare la riapertura al traffico di questa parte di città? Si deve andare avanti in questa direzione. Ora abbiamo anche San Babila, Corso Europa, Largo Augusto e altre vie ancora e presto avremo il quadrilatero della moda e Via Durini completamente pedonale.

Un’ultima considerazione riguardo gli automobilisti e parcheggiatori: quando una persona deve acquistare una lavatrice si preoccupa, prima di tutto della posizione dove sarà sistemata: dovrà essere la migliore, che non dia fastidio al passaggio e sia di convenienza per la movimentazione dei panni; inoltre che sia presente la presa di corrente, lo scarico e l’adduzione dell’acqua e infine, risolti questi problemi, si acquista la lavatrice. L’automobilista parcheggiatore, invece, acquista l’autovettura e la “pianta” (nel vero senso della parola) in strada e protesta se il Comune diminuisce la quota destinata al parcheggio.

Ricordo che la strada non è una proprietà esclusiva degli automobilisti né tantomeno dei parcheggiatori. Il pedaggio è più che lecito, è un dovere degli automobilisti perché usufruiscono di un bene che (prima di tutto) è comune. Un esempio su tutti: in Giappone per acquistare una autovettura si deve dimostrare il possesso di una autorimessa o posto auto perché non è ammesso lo stazionamento dell’auto nella pubblica strada!

Per concludere: non vedo la necessità impellente di progettare la piattaforma per i taxi volanti spingendoci troppo in là nel futuro senza prima affrontare e risolvere gli attuali problemi che la mobilità milanese e gli utenti milanesi devono affrontare quotidianamente.

Massimo Decimo Meridio: “Al mio segnale scatenate l’inferno!” (tratto dal film “Il gladiatore” di Ridley Scott).

Elezioni Europee 2024.
Torna all’Indice della Newsletter