La risorsa di Porto di Mare

UCTAT Newsletter n.64 – FEBBRAIO 2024

di Giovanni Castaldo

Ora Porto di Mare è il nome di una stazione della Linea Tre della Metropolitana (…). Ancora fino ai primi anni Sessanta un ampio bacino interessava tutta la zona, risultato delle escavazioni per le opere portuali. Un vero e proprio lago alimentato dalle numerose risorgive. In attesa della futura infrastruttura veniva usato spontaneamente per la balneazione popolare e la pesca sportiva. (…). In particolare nelle giornate festive si incontravano molte persone, perché meta di una gita fuori porta (…) Come in un quadro di Renoir, senza l’allure parigina ma col tratto popolaresco milanese” (F. Schiaffonati, Paesaggi Milanesi. Per una sociologia del paesaggio urbano, Lupetti, 2019).

A Gennaio 2023 è stato pubblicato l’Avviso del Comune di Milano per la presentazione di manifestazioni di interesse da parte di soggetti privati finalizzata alla rigenerazione e valorizzazione dell’ambito di Porto di Mare attraverso l’insediamento di una Grande Funzione Urbana (GFU) nella parte già edificata, in coerenza con quanto previsto dal vigente Piano di Governo del Territorio (PGT). Purtroppo, né il PGT né il Documento preliminare alla progettazione alla base dell’Avviso specificano, con chiare indicazioni funzionali, la natura e la tipologia di GFU, delegando all’inventiva dei privati la trasformazione di questo luogo.

In passato per l’Area di Porto di Mare sono state avanzate diverse ipotesi di trasformazione: dalla Cittadella della Giustizia fino all’insediamento di attività terziario-commerciali. Ipotesi estranee alle vocazioni del luogo e incompatibili con le caratteristiche paesaggistiche e ambientali di questo ambito. Una dettagliata ricostruzione della storia recente di Porto di Mare è contenuta nell’articolo di Paolo Debiaggi “Porto di Mare, invertire la rotta!” pubblicato sulla NL di ottobre 2021.

La grande area di Porto di Mare, di oltre un milione di metri quadrati, svolge un importante ruolo di transizione tra città e campagna, connettendo i margini del quartiere Mazzini con l’Abbazia di Chiaravalle e quindi con il vasto sistema del Parco Agricolo. Un contesto che negli ultimi anni si è valorizzato attraverso la realizzazione del Parco della Vettabbia e il recupero da parte di Italia Nostra di tutta la fascia meridionale di Porto di Mare lungo via Sant’Arialdo (ex boschetto della droga verso la stazione di Rogoredo).

A distanza di più di un anno dalla pubblicazione dell’Avviso, l’iter procedurale per la raccolta delle offerte è formalmente terminato ma non sono stati ancora resi pubblici esiti e dettagli delle proposte pervenute. Da notizie della stampa (Il Giorno, Porto di Mare, il Comune accelera: “Prima gli sgomberi, poi il bando”. Ma scattano i primi ricorsi al Tar, 6 febbraio 2024) viene confermata una situazione di stasi nel processo attuativo della trasformazione, a causa della presenza nell’area di Porto di Mare di tante realtà – artigianali, produttive e sportive – ancora attive ma irregolari poiché con concessioni per l’uso delle aree scadute. Un tessuto periurbano disordinato e di scarsa qualità ambientale, con anche situazioni di occupazioni abusive.

Quindi permane ancora grande incertezza sul futuro di questo comparto, in assenza di un indirizzo strategico da parte dell’amministrazione milanese. La mancanza di visione per l’area è confermata anche dalla decisione di sgomberare trasversalmente tutte le attività presenti ricadenti nel perimetro della GFU, senza una valutazione puntuale di compatibilità con un futuro assetto dell’area. Si pensi ad esempio alle attività sportive che per assetto e tipologia potrebbero essere facilmente integrate all’interno di un più ampio disegno di riconnessione ambientale e fruitiva. 

L’assenza di un disegno programmatorio per Porto di Mare appare particolarmente grave se si considera che la proprietà delle aree è interamente pubblica, del Comune di Milano.

Negli scorsi mesi all’interno del ciclo di seminari “Il buon governo e la bellezza della città” sono emersi più volte dubbi e interrogativi sulle modalità di governo del processo di sviluppo di Milano, sottolineando il ricorrente ruolo subalterno dell’Amministrazione comunale rispetto ai grandi investitori privati che grazie al loro peso finanziario riescono difatti a guidare i principali processi di trasformazione, in assenza talvolta di un adeguato ritorno per la collettività e di una equa negoziazione pubblico-privata.

Il caso di Porto di Mare diventa allora paradigmatico: dal momento che sono aree interamente comunali, non è possibile immaginare un processo virtuoso di trasformazione urbana, con l’espressione di un chiaro programma funzionale da parte dell’amministrazione, con un disegno coordinato che tuteli e valorizzi dal punto di vista ecologico-ambientale questo ambito, perseguendo un nuovo equilibrio tra soggetto pubblico e operatori privati? Le esigenze della città sono tante e dovrebbero essere chiare all’Amministrazione: la sempre maggiore inaccessibilità per il ceto medio del mercato dell’abitazione, la penuria di alloggi per studenti (alloggi promossi da enti pubblici e non da soggetti privati a prezzi inaccessibili), la mancanza – in una città dal respiro internazionale come Milano – di una piscina olimpica pubblica per il nuoto, ecc. Allora perché non si inizia da Porto di Mare ad affrontare tali problematiche? Un intervento di iniziativa pubblica che anche attraverso forme di partenariato può provare a rispondere ai bisogni dei milanesi e valorizzare questo contesto tra città e campagna.

Progetto per Porto di Mare di Dong Wenjing, Hua Youchen, Hua Chuanwang, Li Yingkai realizzato nell’ambto del corso “Urban and Landscape Regenetation Studio” dei proff. Paola Nella Branduini, Paolo Debiaggi, Paco Vasco Aldo Melià, A. A. 2022-2023.
Torna all’Indice della Newsletter