L’arte nelle città

UCTAT Newsletter n.60 – OTTOBRE 2023

di Carlo Lolla

La tutela del patrimonio culturale è un valore riconosciuto dalla Costituzione italiana, che all’art. 9 recita: “La repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Nella vibrante metropoli di Milano, ma in tutte le città italiane, l’arte e l’architettura si fondono per plasmare il tessuto urbano. Tre sono gli aspetti chiave che caratterizzano le città: la legge italiana n. 717/1949, la sfida dell’equilibrio tra estetica e funzionalità, e l’ispirazione dei grandi artisti come Franco Albini, Franca Helg e Ettore Sottsass.

La legge italiana n. 717/1949, è una gemma nascosta nel mondo della politica italiana. Questa legge impegna il 2% degli importi spesi per lavori pubblici a opere d’arte, un impegno per abbellire gli spazi urbani con sculture, pitture e murales. Tuttavia, l’attuazione di questa legge è stata altalenante nel corso degli anni, dimostrando la necessità di un maggiore impegno da parte delle autorità e dei cittadini per riattivare questa preziosa opportunità di abbellimento artistico.

E’ una prassi che viene spesso disattesa o trascurata, e ciò può essere dovuto a varie ragioni, tra cui la mancanza di interesse da parte delle autorità o la scarsa sensibilità dei cittadini verso l’arte pubblica. Alcuni progetti possono anche generare controversie e critiche da parte della popolazione, come nel caso della piazza San Babila a Milano.

Luigi Caccia Dominioni progettò piazza San Babila nel 1997. La sistemazione di allora generò diverse critiche, dapprima con la posa sull’asse di corso Vittorio Emanuele di una vistosa fontana consistente in un pinnacolo di pietra sormontato da una boccia (alcuni la definirono una saliera) dalla quale scaturiva l’acqua simboleggiando, allora si disse, l’ecosistema lombardo con le acque che dalle montagne scorrevano attraverso i fiumi fino alla pianura padana. Due aiuole e un laghetto completavano il progetto diminuendo così lo spazio di utilizzo della piazza. Ma la stessa fontana, esattamente uguale ma più bassa, esisteva da anni a Sondrio e un’altra, ma più piccola, esiste a Grosio. Ma come mai era stato approvato un progetto da parte del Comune, della Commissione Edilizia, della Soprintendenza poco dignitoso per una piazza, tanto amata dai milanesi, copia di un monumento esistente da tempo in un capoluogo di provincia dove la sua presenza era giustificata?

Questo per dire che, oltre a quanto detto, anche l’attuale ingresso della Metropolitana Milanese accentua il problema dell’arredo degli spazi pubblici, figuriamoci se ciò capitasse all’installazione di un’opera d’arte. La soluzione adottata dal Comune di Milano possiamo classificarla come un exploit indecente. Dove il “design” è del tutto sconosciuto e classificando il contesto a ridosso della fontana, già di per se dall’assetto e storia problematica per conto suo, un’operazione di puro sadismo verso la Piazza San Babila. 

L’equilibrio tra estetica e funzionalità è una sfida costante per gli architetti e i pianificatori urbani. La bellezza delle opere d’arte urbane è indiscutibile, ma devono anche essere funzionali e armonizzarsi con il contesto circostante. L’esempio della piazza San Babila a Milano mette in evidenza come la pianificazione urbana possa generare controversie, ma anche come il coinvolgimento della comunità sia cruciale per garantire che gli spazi pubblici siano gradevoli e accoglienti per l’arte.

Il dibattito sulla pianificazione urbana e sull’architettura è sempre stato una parte importante della vita delle città. Ed anche l’arte e il suo “design” fanno parte della continuità e della contestualizzazione. Ettore Sottsass diceva che “il design è un modo di discutere la vita. E’ modo di discutere la società, la politica, l’erotismo, il cibo e persino il design”.

Franca Helg “la gran Dama dell’Architettura” e Franco Albini sono stati due importanti figure nell’ambito dell’architettura e del design italiano. Le loro opere sono conosciute per la loro innovazione e originalità, contribuendo significativamente alla scena architettonica e del design del loro tempo. Franco Albini, in particolare, è noto per il suo approccio funzionalista e per l’uso creativo dei materiali.

La “purezza delle intuizioni degli artisti” è spesso un aspetto essenziale nell’architettura e nel design. Gli artisti sono in grado di creare opere che non solo possono essere funzionali, ma anche esteticamente significative. Le loro creazioni contribuiscono a definire un’estetica specifica e una appassionata sensibilità.

È comprensibile il desiderio di vedere utilizzata la legge, così detta del due per cento, per influenzare il contesto urbano contemporaneo. La legge 717/1949 rappresenta una risorsa preziosa che merita di essere rivitalizzata, mentre la sfida dell’estetica contro la funzionalità rimane una costante nella pianificazione urbana. Tuttavia l’arte e la bellezza devono prosperare nelle strade e nelle piazze, rinvigorendo l’anima delle città.

Henry Miller proferiva che: “tutti partecipiamo alla creazione; siamo tutti re, poeti, musicisti; non c’è che aprirsi come i fiori di loto per scoprire tutto ciò che era in noi”.

La questione del gusto estetico e dell’accettazione delle opere d’arte pubbliche può essere soggettiva e complessa. È importante che le autorità e la comunità lavorino insieme per promuovere e sostenere l’arte pubblica, garantendo che gli interventi siano ben pianificati e rispettino il contesto urbano circostante. L’educazione e la sensibilizzazione del pubblico possono anche contribuire a una maggiore comprensione e apprezzamento dell’arte pubblica nelle città italiane e in tutto il mondo.

Piazza San Babila a Milano, progetto di Luigi Caccia Dominioni, 1996-97.
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