Le case popolari di Forlanini e Taliedo

UCTAT Newsletter n.56 – maggio 2023

di Angelo Rabuffetti

Non è vero che agli inizi del Ventesimo secolo l’area a est di Milano oltre le mura spagnole era un’area infestata da animali selvatici, paludosa, insalubre e malarica.

Al contrario era ricca e all’avanguardia in fatto di tecniche e innovazioni nel campo dell’agricoltura. L’area era parte dei Corpi Santi di Porta Tosa che i frati Umiliati di Brera avevano così ben sfruttato da essere giudicata una delle zone più fertili e produttive d’Europa.

Le cascine Biscioia e Biscioina erano ubicate proprio dove ora sorge il quartiere Forlanini. Si coltivavano riso, mais, frumento e foraggio per l’alimentazione animale. La vita agricola prosperava.

Lo stesso accadeva a Taliedo con le cascine Morsenchio, Morsenchione e Merezzate (quest’ultima tuttora esistente).

All’inizio del Ventesimo secolo si insediarono, lungo via Mecenate le Officine Caproni, che costruivano moderni e innovativi aviogetti civili e militari, con il relativo aerodromo all’incirca lungo l’asse dell’attuale via Oreste Salomone.

Prima della Seconda guerra mondiale, a modificare questo equilibrio, fu la decisione di costruire un nuovo aeroporto tra Linate e Segrate oltre il corso del fiume Lambro perché l’aerodromo di Taliedo (sempre quello sul sedime di via Oreste Salomone) non era più sufficiente ad assorbire il traffico aereo e avrebbe avuto necessità di essere allungato per ospitare i più moderni e grandi aviogetti. Tuttavia, le Officine Caproni (titolari sia della pista che dei capannoni) continuarono a occupare la stessa area a Taliedo tra via Mecenate e via Salomone e a produrre moderni aerei. Tuttora i manufatti industriali in bellissimo cotto lombardo sono presenti e sono stati oggetto di recente rigenerazione architettonica e urbana. Ora sono presenti: studi di produzione Rai, il quartier generale di Gucci e Kering, studi fotografici, events point, discoteche e commistioni con residenza, piccola industria e artigianato. L’area Caproni si trova esattamente in mezzo tra il quartiere Forlanini e il quartiere Taliedo.

Non solo: a quel tempo la presenza delle Officine Caproni, con le numerose maestranze che affluivano giornalmente e, nella giornata di domenica, le feste organizzate per l’aeronautica nascente, ha fatto si che il Comune di Milano si convinse a costruire la linea tramviaria che, in un primo momento dal centro città faceva capolinea a piazza Ovidio, prolungata fino a via Fantoli e poi ancora fino alla fine di via Mecenate e infine nel 1965 fino all’attuale capolinea in fondo a viale Ungheria dove già, a quell’epoca, il quartiere Taliedo era sorto.

Nel 1958 si decise di costruire i nostri quartieri.

Il quartiere Forlanini è sorto grazie al contributo, in termini di finanziamento, da parte di: Piano Ina-Casa, legge Tupini del 1949 per le abitazioni non di lusso e Comunità europea carbone e acciaio Ceca. Lo stesso per il quartiere Taliedo.

L’Istituto autonomo per le case popolari Iacp di Milano è stato il regista che ha gestito l’operazione dall’esproprio dei terreni fino alla assegnazione degli alloggi finiti alle famiglie che avevano presentato domanda e che rientravano nei requisiti fissati. Forlanini è sorto tra il 1960 e il 1968 mentre Taliedo tra il 1958 e il 1964.

Per il quartiere Forlanini è stato deciso il modello urbanistico di “città giardino”, esempio di vivibilità e fruibilità del verde “sottocasa”. C’è un susseguirsi senza soluzione di continuità di case, prati, alberi, siepi, strade e viottoli pedonali, in una commistione ideale.

Non ci sono recinzioni che delimitano la proprietà. Tutti possono attraversare, mediante i sentieri pedonali di opus incertum o mattoni autobloccanti, condomini, scuole, giardini e negozi in una sorta di “scorciatoia” per raggiungere facilmente e più velocemente la meta, oppure passeggiare come in un parco cittadino.

Dopo il ventennale periodo di riscatto, lo Iacp ha dismesso tutte le unità abitative alle singole famiglie e ha voluto puntualizzare nei singoli rogiti che: «è vietato recingere le aree libere […]. I singoli proprietari dei comparti dovranno mantenere viali e vialetti interni idonei al libero transito pedonale, permettendo che sui medesimi si eserciti detta servitù da parte degli abitanti del quartiere». Una sorta di diritto di passaggio.

Qualche anno dopo Enrico Mattei (Presidente e fondatore di Eni) replicherà questo concetto nel costruendo quartiere di Metanopoli a San Donato Milanese. Alloggi destinati ai suoi dipendenti.

Non è stato così per Taliedo dove, invece, recinzioni, cancelli pedonali e carrabili sono stati previsti e costruiti.

Il quartiere Forlanini è stato, inoltre, il primo esempio di abitazione con annessa autorimessa; naturalmente per chi ne ha fatto richiesta. L’automobile, negli anni Sessanta, stava diventando lo status symbol delle famiglie e veniva privilegiata per tutti gli spostamenti. Un suo ricovero stava diventando importante e necessario rispetto al parcheggio incerto in aree pubbliche lungo i marciapiedi.

Gli edifici, per entrambi i quartieri, variano da quattro a nove piani fuori terra con una media di cinque piani. Le torri di nove piani si trovano a ridosso della tangenziale Est verso cascina Monluè.

Le finiture esterne sono dignitose, non ricche e ricercate ma in grado di essere apprezzate nel loro rigore e austerità. Mattoni a vista paramano, intonaco strollato o rivestimento in piastrelle di ceramica clinker si confondono e si apprezzano nella commistione di alberi (che negli anni sono cresciuti), siepi, prati e strade. I balconi, non grandi ma neanche piccoli, permettono di vivere la natura e apprezzare la luce del sole penetrante.

Il taglio delle unità immobiliari varia da 70 a 100 metri quadrati. Perfettamente adatto alle famiglie. Tagli più piccoli per single ne esistono pochi. Le piante delle unità abitative sono di stile razionalista. Ogni metro quadrato di superficie è pensato e sfruttato e ha una sua precisa destinazione: soggiorno (a volte incluso con il locale ingresso), cucina separata, camere, bagno e corridoio disimpegno ridotto al minimo.

Un fatto importante avvenuto proprio in quegli anni e proprio nei quartieri Forlanini e Taliedo è stata la sperimentazione di edilizia prefabbricata. Il “blocco bagno” era una gabbia formata da piatti in ferro con inserite le tubazioni di fognatura e adduzione acqua. Alti tre metri, impilati uno sull’altro e resi continui mediante una semplice saldatura a cannello in situ, procedevano man mano che la costruzione avanzava. Stessa cosa per i serramenti: il “blocco” consisteva nel telaio che conteneva il cassonetto, l’avvolgibile, il serramento-finestra e il pannello sottostante: tutto in acciaio. In questi due casi il ruolo della Ceca è stato determinante: ha potuto sperimentare l’uso più diffuso dell’acciaio in edilizia.

Nelle ultime palazzine, costruite verso la fine degli anni Sessanta, addirittura si sono sperimentati rampe e pianerottoli in cemento armato prefabbricato nelle scale condominiali e le pareti divisorie interne in cartongesso dello spessore di sei centimetri circa con inseriti i falsi telai delle porte già in posizione finale. Questi elementi venivano sollevati dalla gru direttamente dal cassone dell’autoarticolato e portati nella posizione finale. Dopodiché si procedeva ad armare la casseratura della soletta superiore in latero-cemento e al successivo getto di completamento in calcestruzzo del solaio. E l’unità abitativa era già quasi completata. Mancavano solo la pavimentazione, i rivestimenti di bagni e cucine e le finiture, oltre all’impianto elettrico. Così via fino al tetto.

Altra innovazione è stata la centrale termica a servizio dell’intero quartiere. Si sperimentava il fatto che una sola caldaia sufficientemente dimensionata fosse più performante di tante piccole caldaie autonome. Da tutti i punti di vista: maggior caldo fruito e minori costi di gestione, manutenzione e ammortamento. La soluzione ha funzionato e funziona tuttora!

Lo Iacp ha dotato i quartieri non solo di unità abitative ma li ha completati con una serie di servizi dedicati che hanno fatto si che non fossero solo dei “quartieri dormitorio” ma continuazione della città in modo quasi autosufficiente quali:

  • scuole – dall’asilo alle medie inferiori, una scuola superiore professionale e una parentesi di qualche anno per un liceo scientifico;
  • chiese – San Nicolao al Forlanini progettata da Ignazio Gardella la cui forma riprende la tenda israelita del deserto e Beata Vergine Addolorata a Taliedo;
  • negozi – uno dei primi esempi di Esselunga sia a Taliedo che al Forlanini, un mercato coperto recentemente riqualificato e tuttora molto frequentato e un bel fiorire di negozi di prossimità oggi non più fiorenti come una volta;
  • spazi ricreativi e associazioni – attività sportive, attività per giovani e anziani, consultori, ritrovi, eccetera;
  • trasporti e collegamenti – nuove linee autobus, potenziamento della tramvia fino a Taliedo e, fiore all’occhiello, la metropolitana M4.

Poco prima si parlava di “ventennale periodo di riscatto”: è questa la formula con cui lo Iacp ha permesso agli occupanti delle unità abitative del quartiere Forlanini di divenire pieni proprietari. Questa possibilità ha fatto si che, come afferma Antonio Iosa nel suo libro I quartieri della zona 13: «si può dire che questo quartiere è abitato da famiglie del ceto medio e si differenzia nettamente rispetto agli altri quartieri sia per la razionalità nella distribuzione dei servizi, sia per l’accuratezza con cui vengono mantenuti sia il patrimonio edilizio che gli spazi di verde […] poiché le case erano a riscatto e oggi sono tutte di proprietà e sono tenute bene! […] Sin dalla sua nascita è una delle zone di edilizia residenziale pubblica più belle, tanto è vero che sono venute delegazioni dalla Germania per studiarlo».

Per cui, come conseguenza logica, progetti e modificazioni intervenuti successivamente sono pochi. La formula del “quartiere aperto” e i presupposti già descritti sono stati validi e tuttora rappresentano un punto fermo per la vivibilità e sostenibilità del vivere a contatto con la natura ma, allo stesso tempo, a pochi minuti e pochi chilometri dal centro città.

A Taliedo non è stato applicato questo approccio. Assistiamo infatti a una sovrapposizione di formule: circa il 50% degli alloggi è in proprietà, il 40% in affitto con proprietario il Comune di Milano e il restante 10% con progetto Arca per permettere a famiglie in temporaneo disagio di avere un supporto. Ne deriva che le decisioni prese a maggioranza per interventi di miglioramento architettonico e edilizio sono molto difficili da decretare. Nonostante questo non ci si è arresi. Bisognava fare qualcosa che permettesse, se non altro, di comprendere i reali bisogni per migliorare il quartiere.

Su iniziativa dell’associazione “Comitato di quartiere viale Ungheria e dintorni” è stata condotta nel 2017 un’indagine a tappeto mediante la somministrazione di un questionario “Il tuo punto di vista sul quartiere Ungheria, Taliedo e Morsenchio”. Comprendeva sei domande ed è stato inviato via email a tutti gli abitanti del quartiere e distribuito senza alcuna iniziativa esterna (gazebo o altro). Ne sono ritornati completati circa 140 di cui il risultato è stato:

  • genere – il 63% di chi ha risposto sono donne, il 37% sono uomini;
  • età – il 61% di chi ha risposto è nella fascia dai 40 ai 60 anni, il 21% dai 60 in su, il 18% dai 20 ai 40 anni;
  • la maggioranza delle persone (52%) risponde che la zona “non è né bella né brutta”, il 27% la ritiene “insicura”, per il 24% è “come altre zone di Milano”, per il 10% è “invivibile”, mentre è “sicura” per il 4%;
  • gli aspetti positivi sono i “trasporti”, il “verde e i parchi” e i “servizi scolastici”, discreti sono gli aspetti riguardanti la presenza dei “servizi alla salute” e quelli “sportivi”;
  • è stato ritenuto assolutamente negativo il fatto che non ci siano “luoghi di aggregazione e socializzazione”, che non ci sia “cura per le strade e i marciapiedi”, ritenuto eccessivo il “traffico dei mezzi pesanti”, tutti fattori ritenuti di potenziale degrado per la vita quotidiana e anche, di riflesso, sulla convivenza sociale e il rispetto delle regole;
  • a conferma di ciò, alla domanda “quali dovrebbero essere gli interventi prioritari da effettuare?”, la “creazione di luoghi di aggregazione giovanile” e quelli per “anziani” sono state le risposte che hanno riscontrato la percentuale più alta (70%), così come il “miglioramento delle case” e la “coesione sociale”, ma anche una maggiore “cura e manutenzione dei parchi”, “migliore illuminazione pubblica” e altro.

Anche nel quartiere Forlanini, con l’aiuto del Comitato di quartiere (Comitato Forlanini per la sicurezza e vivibilità) è stato somministrato, nel 2018, un questionario per misurare aspetti positivi e negativi e conoscere, direttamente dagli interessati, quali fossero le aspettative di miglioramento di servizi e condizioni di vita.

L’analisi dei dati raccolti ha sortito le seguenti considerazioni:

  • 764 questionari compilati su una distribuzione di 2.053, pari al 37%, una percentuale elevatissima se si pensi che, mediamente, si raccoglie circa il 15%. Segno questo di evidente partecipazione attiva dei residenti;
  • fedeltà dei residenti al loro quartiere – la prima domanda del questionario era “da 1 a 5 quale è in generale la considerazione del proprio quartiere?”, quasi il 50% ha dato punteggio 5, molto pochi 1, pochi 2 e la rimanenza tra 3 e 4. La domanda necessitava di una risposta “senza pensarci troppo”, “di pancia” e conferma la fedeltà e l’affetto dei residenti legato al proprio quartiere;
  • ambiti di miglioramento e fenomeni da correggere ed eliminare sono stati evidenziati nelle risposte alle domande successive più mirate su temi attuali e coinvolgenti e che necessitano di momenti di riflessione.

Il risultato è confortante. La formula urbanistica e sociale appartenente agli anni Sessanta è tuttora valida e replicabile, attualizzandola e cercando di eliminare e risolvere gli elementi negativi riscontrati.

Per esempio: la concezione di “quartiere aperto senza recinzioni” ha i suoi lati positivi per quanto riguarda i rapporti interpersonali e sociali: permette di avere maggiori scambi di conoscenze, affetti, circolazione di informazioni, giochi e socialità in genere. Ma dal punto di vista della sicurezza, per contrastare furti, rapine, truffe, atti delittuosi in genere, questa concezione è alquanto fragile. Il “quartiere aperto” permette l’apertura anche a reati. È quanto evidenziato dall’analisi dei dati del questionario. La consolazione, seppur modesta, è che non risultano coinvolti solo il quartiere Forlanini e il quartiere Taliedo, ma questa situazione di insicurezza appartiene a tutto il territorio urbanizzato. I residenti, riuniti in comitati, stanno cercando, con l’aiuto dell’Amministrazione comunale e delle Forze dell’Ordine di trovare soluzioni. Ma non è facile. È il coinvolgimento dei residenti non chiusi tra le mura domestiche, ma aperti e compatti nel vigilare quotidianamente su quello che accade intorno che permette di togliere la linfa vitale con cui i malavitosi si nutrono e prosperano. È questo certamente un elemento da approfondire.

Modificazioni sostanziali non sono avvenute. Il tessuto edilizio, sebbene compia cinquant’anni e più dalla sua costruzione, non ha subito all’esterno trasformazioni evidenti. Interventi sono stati fatti, ma solo riguardanti la manutenzione straordinaria degli edifici in termini di rifacimento di intonaci in facciata, balconi, terrazzi e coperture, dovuti soprattutto ad ammaloramenti e usura del tempo. Finora permangono pochi gli interventi che hanno usufruito del contributo statale del 110% oppure del bonus facciate, anche se ci sono notevoli margini per eseguire adeguamenti dal punto di vista energetico e di performance ambientale.

I rivestimenti a cappotto e la sostituzione di tutti i serramenti esterni con altri a taglio termico sono auspicabili. Le coperture, se venissero provviste di pannelli fotovoltaici contribuirebbero a un notevole risparmio energetico per il singolo e per la comunità. Fanno eccezione le due centrali termiche sostituite di recente con garanzie di performance eccellente e consumo ridotto di energia termica.

Credo, comunque, che miglioramenti se ne faranno. E qui introduco un altro fenomeno avvenuto nei recenti anni passati e che continua tuttora: i due quartieri sono ancora nella fase vitale, perché il turn over tra residenti anziani e inserimento di giovani e giovani famiglie (magari con figli ancora piccoli) è forte. L’attrattiva che esercitano i due quartieri sulla domanda è notevole. A conferma di quanto emerso dai due questionari i residenti non traslocheranno verso altre zone perché “fedeli al proprio quartiere”, e, al contrario, attireranno altri provenienti da realtà diverse. Questo provocherà, una reazione a catena, con iniezione di nuova linfa vitale e proiezione verso uno stile di vita moderno, sostenibile e socialmente valido. Ci saranno senz’altro adeguamenti architettonici, miglioramenti ulteriori delle performance delle abitazioni e creazioni di nuovi spazi di aggregazione.

A livello di singola unità abitativa e quale conseguenza di questa nuova “iniezione sociale” di persone più giovani, modificazioni interne sono avvenute. Dalla loro abitazione, i giovani, hanno aspettative diverse, più attualizzate al tenore di vita attuale.

Le ristrutturazioni delle unità abitative che hanno titolo di proprietà, ma non solo, hanno riguardato e riguardano principalmente: cucine a vista facenti parte del soggiorno, cabine armadi e arredi fissi, creazione di un secondo bagno ove possibile, ripostigli in quota, uso di materiali moderni, inserimento di impianto di aria condizionata, domotica.

Guardiamo ora al futuro.

È noto che il quadrante sud-est di Milano dove sono ubicati i quartieri Forlanini e Taliedo sarà, nei prossimi anni, la zona con i maggiori cambiamenti a livello urbanistico e architettonico.

La presenza di grandi edifici in stato di abbandono con fenomeni di degrado edilizio e soprattutto sociale ha fatto sì che il legislatore abbia preso coscienza del fenomeno e cerchi di porvi rimedio. A tal riguardo la legge regionale 24 giugno 2020 n. 11 ne è un riferimento che interesserà la zona.

A est di Taliedo c’è il vasto complesso di Cgd, la nota casa discografica meta dei più famosi cantanti italiani e non solo che tuttora rimpiangono l’organizzazione avanzata e le tecnologie adottate di registrazione suono, che ora versa in stato totale di abbandono e occupazione abusiva; la Ricordi e l’area Sporting in via Salomone. A est del Forlanini c’è l’area Camm servitissima dal punto di vista di strade e accessi con uno svincolo dedicato dalla tangenziale Est, ma in non utilizzata completamente mentre è utilizzata l’area tra via Salomone e via Quintiliano per attività di logistica con conseguente intasamento di mezzi pesanti rumorosi, ingombranti e inquinanti sulle strade adiacenti. Oltre ad alcuni plessi in stato di abbandono presenti in via Mecenate e cantierizzabili a breve con conseguente riqualificazione.

Inoltre, la zona ex Montecatini ed ex Redaelli oggetto di mega interventi prossimi quali il PalaItalia che ospiterà le Olimpiadi invernali del 2026, il nuovo quartiere residenziale di Santa Giulia Nord e un grande parco cittadino.

Vorrei porre l’attenzione non tanto sulla descrizione e validità di questi futuri interventi di cui si è dibattuto e si dibatte tuttora, quanto, piuttosto, sulle conseguenti ricadute che questi nuovi insediamenti avranno nei confronti dei quartieri residenziali di Taliedo e Forlanini. Come si inseriranno questi due quartieri attualmente vivi e vitali nel nuovo tessuto urbano che si verrà a creare? Come cambieranno le abitudini e lo stile di vita dei suoi abitanti? Quali problemi e sconvolgimenti sorgeranno? E si potranno evitare? Come?

Un tema su tutti: gli spostamenti. La creazione di nuove strade di collegamento permetterà l’attraversamento facile tra Rogoredo e via Mecenate, tra la nuova strada Paullese e piazzale Bologna con uscite su via Zama e via Salomone anche con l’aiuto di una nuova linea tramviaria. I futuri abitanti del quartiere Santa Giulia Nord potranno facilmente penetrare Taliedo e Forlanini attraverso queste direttrici. È auspicabile che anche gli abitanti di Forlanini e Taliedo possano penetrare i futuri quartieri in un interscambio integrato.

Ma non tutti sono d’accordo. Il sottopasso ferroviario tra via Bonfadini e via Varsavia è tuttora messo in discussione. E come si garantisce la creazione di una rete stradale efficiente e veloce che faccia “rete” permeandosi con il resto della città senza questa importante infrastruttura? Il pericolo sarà la divisione in due città all’interno di Milano. Ci sarà Milano est e Milano in genere. Soffrirà Santa Giulia Nord e soffriranno Forlanini e Taliedo. Per cui è urgente e insostituibile il concetto di fare “rete” e collegare il più possibile tutti i punti della città!

Un secondo tema: la programmazione. Non aspettiamo di constatare i punti negativi lasciando che questi si trasformino in degrado, proteste sociali e abbandono. Lasciamo aperta la possibilità di rimediare e migliorare, prevedendo monitoraggio sul campo e studi adeguati e infine prevedendo già da ora fondi per le opere necessarie per il miglioramento.

Un ultimo tema: la fruibilità. Il centro civico di viale Ungheria, la parrocchia, i supermercati, il nuovo parco pubblico, il terziario e i servizi ubicati nei nuovi quartieri dovranno essere oggetto di interscambio e libere frequentazioni reciproche. Compenetrazione di funzioni, strade, servizi, parchi, eccetera.

Nuovi abitanti e nuove infrastrutture, sia nei nuovi quartieri, sia nei nostri. Sarà una integrazione perfetta e il cambiamento per i residenti di Taliedo e Forlanini si sentirà solo marginalmente e sarà solo positivo.

Estratto da: F. Schiaffonati, E. Mussinelli, Dall’Ina-Casa alla Gescal. 15 quartieri milanesi, Maggioli Editore, 2023.

Foto di Stefano Topuntoli, 2022.
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