UCTAT Newsletter n.69 – luglio 2024
di Mauro Bianconi
Di recente, ho avuto una discussione sulla A I con un architetto esperto che ha ricordato vividamente la sua transizione dal disegno architettonico analogico alla progettazione e visualizzazione assistita da computer. Naturalmente, attraverso la nostra conversazione, ho sollevato molte domande.
Al giorno d’oggi, la tecnologia bussa ancora una volta alla porta dell’architettura, minacciando di soffocare fino all’ultima goccia di creatività generata dall’uomo, relegando gli architetti a meri spettatori del processo di progettazione. Eppure c’è un’immensa differenza tra la tradizionale tecnologia CAD e l’intelligenza artificiale. Mentre il primo ha rivoluzionato il modo in cui gli architetti producono, disegnano e rappresentano l’architettura, l’era dello sviluppo dell’IA rilascia nuove dimensioni di ciò che l’architettura può effettivamente realizzare. In altre parole, riposiziona il ruolo dell’architetto nel mondo di oggi. Da molti decenni ormai, l’architettura come professione si è progressivamente ridotta, in una certa misura, a grandi sviluppi orientati al profitto, scegliendo spesso di occupare ogni spazio disponibile con schemi elaborati, piuttosto che produrre un design attentamente ponderato. Spesso, l’utilizzo di software di progettazione ha incoraggiato pratiche come il copia-incolla dei progetti, ponendo l’accento su forme esagerate e persino dando la priorità a visualizzazioni straordinarie rispetto agli edifici stessi. Ironia della sorte, la velocità e la precisione con cui l’architettura è stata prodotta hanno lasciato poco spazio alla sperimentazione e hanno aggiunto una rigidità durante la sua concezione. La tecnologia AI, d’altra parte, introduce un diverso modo di pensare e comunicare l’architettura. Privilegia la provocazione rispetto alla risoluzione, offrendo agli architetti un tavolo su cui esprimere la loro visione artistica in modi nuovi e inaspettati. Sfruttando le capacità dell’intelligenza artificiale, gli architetti possono esplorare geometrie complesse, modelli intricati e combinazioni di materiali innovative che prima erano inimmaginabili. Inoltre, l’intelligenza artificiale consente loro di adattare i progetti a specifiche condizioni ambientali, contesti culturali e preferenze degli utenti con un’attenzione senza pari, dando vita a soluzioni architettoniche davvero su misura e contestualizzate.
Un architetto e artista come Shail Patel esperto dell’intelligenza artificiale, ha completamente assimilato l’intelligenza artificiale nel suo team di lavoro. Le sue sperimentazioni concettuali sono descritte come sogni dall’aspetto realistico che brillano al buio, galleggiano sull’acqua e danno un tocco umoristico a noti punti di riferimento architettonici. Patel ridisegna anche i negozi al dettaglio di marchi famosi come Apple e Lacoste, mostrando chiaramente come strumenti di intelligenza artificiale come Midjourney possano fare di più della semplice rappresentazione architettonica. I suoi progetti affrontano sfide evidenti che occupano aspetti realistici che si trovano nell’architettura commerciale, dimostrando che anche negli spazi più onirici c’è spazio per l’applicazione architettonica. Un l’architetto , che produce immagini surreali di Atene generate dall’intelligenza artificiale è Tina Marinaki attraverso il suo account Instagram Le sue immagini non suggeriscono proposte architettoniche ma piuttosto rimodellano la città, spesso veicolano messaggi politici, sociali e ambientali contemporanei. L’estate scorsa, l’immagine di un Partenone rosa che si scioglie ha raccontato storie di grave surriscaldamento di Atene a causa della mancanza di pratiche ambientali sostenibili. Un paio di mesi fa, ha postato un gruppo di architettura delle Cicladi pieno di scivoli d’acqua e persone, che è diventato una testimonianza del gran numero di turisti che inghiottono le isole greche ogni anno. Entrambi gli artisti utilizzano la tecnologia dell’intelligenza artificiale per creare spazi fantasiosi che superano le rappresentazioni concretizzate della nostra realtà attuale. Il loro lavoro non è costituito da semplici immagini adatte a Instagram, ma piuttosto da una raccolta di futuri costruiti che espongono problemi mondiali, raccontano storie accattivanti e suggeriscono soluzioni spaziali stimolanti. Inoltre, utilizzano i dati del sito reale in modo profondamente non restrittivo, informando i loro progetti senza privarli dell’immaginazione umana. Invece di perdere tempo su orari delle finestre, regolamenti edilizi, restrizioni di budget e liste di controllo tecniche, l’intelligenza artificiale offre agli architetti la libertà di pensare, progettare e visualizzare in modo più strategico. Offre un tipo alternativo di “velocità” che si fa carico dei compiti ripetitivi, lasciando spazio al perseguimento di sforzi creativi e di maggiore impatto. Invece di vederla come una “minaccia fantascientifica”, l’IA potrebbe diventare la nuova qualità della professione di architetto.

