L’oblio del mondo Acqua

UCTAT Newsletter n.70 – SETTEMBRE 2024

di Paolo Aina

Laudato si’ mi’ Signore, per sor’acqua,la quale è molto utile et humile et pretiosa e casta
(Francesco d’Assisi, Cantico delle creature, vv. 15-16)

Gli elementi che secondo gli antichi costituiscono il mondo sono stati sminuzzati e poi dimenticati.
Questo processo/progresso di conoscenza ha trasformato la natura da oggetto unitario in cui tutte le parti sono in stretta relazione ed equilibrio in un deposito-magazzino di cose da cui poter estrarre i frammenti secondo necessità o cupidigia credendo da sciocchi che le risorse fossero senza limiti.
Questo atteggiamento non riguarda solo il piano materiale ma anche il campo “spirituale”.
Noi “Fuori da questo mondo non possiamo cadere”(1) e questo mondo, la Terra, dovunque ci sia capitato di nascere ci ha plasmati; abbiamo costruito il nostro immaginario a partire dall’ambiente dove eravamo immersi e lo abbiamo animato di ninfe, sirene, dee cacciatrici, satiri, divinità e mostri.
Solo in tempi non troppo lontani si è fatta strada la coscienza dell’indispensabilità e della cura che occorre per preservare il mondo, gli elementi, in modo tale che la vita, non solo quella umana, possa continuare, cosicché anche la nostra “anima” e il suo paesaggio culturale abbiano qualche chance.
Anche l’acqua, il terzo degli elementi primordiali, sopporta questo destino. Nonostante sia sempre stata considerata sacra e case, città, edifici sacri siano sorti nei pressi di fiumi e sorgenti (ancor oggi vi sono chiese che hanno nel nome Fontana).
Con l’acqua si celebra il battesimo: rito di purificazione predisposto per permettere l’entrata del neonato nella sua comunità.
Mi ha colpito nel film “Apocalypse now” la citazione del rito: il capitano Willard prima di uccidere il colonnello Kurtz come nella leggenda del re di Nemi, emerge dal fiume come nel rito ortodosso.
Il sacro e la magia hanno a lungo mantenuto in vita il mondo e la necessità di tenerne conto.
La scomparsa della realtà del mondo dovuta all’artificializzazione e all’immaterialità elettronica non ha spento la nostalgia e il rimpianto per la naturalità perduta che traspare da foto, da scritti e da varie rappresentazioni.
Solo l’autorità e le doti magiche di Prospero fino a poco fa tenevano a bada Calibano ma la magia della tecnica e l’autorità non bastano più:

«For years I bowed my head
for years I took it, all of it–
your insults, your ingratitude.. (2)

La rivolta di Calibano mette in luce una natura dura, inesorabile e indifferente con la quale bisogna fare i conti quando una pioggia accanita rotola dalle colline e travolge tutto o quando una pioggia implacabile fa tracimare i fiumi in spazi che avrebbero dovuto essere liberi e vuoti, o un mare si alza e allaga la costa.
Gli elementi primordiali sono sempre duplici, indispensabili, infidi e pericolosi anche quando restano cheti nei loro letti.
Camminando lungo il corso di un fiume o di un canale ormai raramente pensiamo alle caratteristiche che S. Francesco attribuiva all’acqua.
L’acqua non è pura: spesso l’odore ce lo rammenta, non è casta: plastiche indistruttibili seguono la corrente, è umile fino a quando non appare come mandria di cavalli al galoppo che non ha spazio per chetarsi e disperdersi: l’onda di piena.
Ma a volte piove lievemente e con grazia: ci immalinconiamo e ripensiamo a quando… e abbiamo inventato anche l’ombrello sotto cui passeggiano i fidanzatini di R. Peynet.

Tutto ingrigisce ma le superfici brillano, riflettono la luce e rispecchiano edifici e persone, l’aria si raffresca, il caldo estivo ha una pausa.
La pioggia è il modo con cui l’acqua torna nel circolo della potabilità e dell’utilità umana, varrebbe quindi la pena di predisporre una sua conservazione per i periodi siccitosi.
Non c’è solo l’acqua catastrofica, scrosciante, inquinata e quella su cui galleggiano i rifiuti; per molto tempo l’acqua ha zampillato dalle fontane e si può dire che queste abbiano caratterizzato la civilizzazione quando prima dell’acqua a domicilio, la fontana delineava lo spazio pubblico dove coltivare le relazioni, dove aspettare qualcuno. Tutt’intorno la piazza vanto della civilizzazione italiana; gli stessi decori delle vasche raccontavano le storie della città e le storie da ricordare.
La distribuzione dell’acqua negli edifici ha reso inutile la fatica della fontana.
I manufatti restano nella loro antica magnificenza e da qualche parte in Europa si permette ai bambini di giocare mandando barchette nello specchio d’acqua.
La tradizione delle fontane monumentali è continuata e all’inizio del secolo scorso architetti e scultori insieme misero in opera fontane figurative e coreografiche a Milano Le quattro stagioni di R. Gerla (1927), a Torino il Po e la Dora di U. Baglioni (1937).
Queste fontane non prevedono un uso ma solo una contemplazione, se Anita Ekberg vi si avventurasse ne uscirebbe fradicia per gli spruzzi e le barchette dei bambini verrebbero affondate.
Le fontane più moderne, quelle minimaliste, hanno un aspetto stagnante, ma da nessuna terrazza come a Katsura è possibile sostare per ammirare il riflesso della Luna.
Vi sono anche fontane moderne più ludiche e divertenti come la Fontana I. Stravinsky (1963) di J. Tinguely e N. de Saint Phalle a Parigi o quelle delle sistemazioni paesaggistiche di L. Halprin a Portland (1966-1970) e a Washington (1997).
Last but not ricordiamoci che il nostro corpo contiene una quantità di acqua che varia tra il 50 e il 60%.
La mitologia greca e le religioni monoteiste l’avevano ben intuito nei racconti dove si narra della creazione/nascita dell’umanità:
• “Con acqua e terra Prometeo plasmò gli uomini…” (3)
• “Formò dunque il Signore Dio l’uomo dal fango della terra…” (4)
• “È colui che ha perfezionato ogni cosa creata e dall’argilla ha dato inizio alla creazione dell’uomo…” (5)

Note:

  1. S. Freud “Il disagio della civiltà” 1929
  2. W. Shakespeare “La tempesta” atto 3 scena 5
  3. Apollodoro. I miti greci, I 7.1
  4. Genesi,2.7.
  5. Corano, Sura as-Sajdah,  32.7
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