UCTAT Newsletter n.84 – dicembre 2025
di Michela Sirtori
Mancano pochi anni, sei per la precisione, al centenario di uno dei capolavori del cinema muto che si intitola proprio così, Luci della città. In quel film le luci tornano, metaforicamente, a illuminare gli occhi della bella fioraia cieca che, grazie al silenzioso aiuto del vagabondo Charlot, ritrova la vista dopo un’operazione.
Ma oggi, qual è la prima cosa che ci viene in mente, se pensiamo alle luci della città? Non certo la tenera e commovente storia di amicizia che ci ha regalato l’immortale genio di Charlie Chaplin. Piuttosto, ci vengono in mente le fredde luci artificiali che illuminano, pure troppo, i nostri uffici: e non mi spiegherò mai il perché la luce naturale viene quasi considerata un fastidio, anziché una risorsa, nella nostra mania di lavorare in open space dove temperatura, clima e, appunto, luce, devono sempre e comunque essere regolati artificialmente, anche quando Madre Natura ci regala condizioni favorevoli. Da quando in qua la luce del sole e l’aria primaverile che entra da una finestra aperta non sono più sufficientemente “moderni” per il nostro stile di vita?
Ma sto divagando, torniamo alle luci della città. Anche al di fuori degli uffici, le luci della città sono troppo spesso l’emblema della nostra frenesia: che si tratti delle luci di posizione del furgone in coda davanti a noi, o dei fari della metropolitana che sbucano dal tunnel, le luci della città diventano quasi un limite – ristretto – al nostro sguardo. Per non parlare della luce azzurrognola di smarthphone, computer e tablet dietro cui ci trinceriamo al punto tale da non accorgerci nemmeno di chi siede di fianco a noi in treno, o delle persone che incrociamo per strada mentre nel tragitto verso il lavoro già ci affanniamo a portarci avanti leggendo le mail…
E forse è proprio per questo che, almeno a Natale, le luci della città ci aiutano a uscire da questo circolo vizioso, e a ridare alla Luce – quella con la L maiuscola – il suo vero significato. Per chi crede, la Luce è simbolo di rinascita, di vita, di conoscenza e rivelazione. Non è certo un caso che per il gesto più bello del mondo, quello di generare un nuovo essere umano, si usi proprio l’espressione “dare alla luce”, o che il corteo che accompagnava la sposa verso la nuova casa fosse illuminato dalle tede nuziali, simbolo della sua nuova vita e auspicio di prosperità. O al contrario, non è certo un caso che ci riferisca a tutto ciò che riguarda gli inferi come il regno delle tenebre.
Anche al di là del significato religioso del Natale che ciascuno può, o meno, sentire proprio, le città addobbate a festa ci invitano a ritrovare lo stupore e anche l’incoscienza dei bambini o di chi, come il vagabondo Charlot, ha conservato il candore infantile anche in età adulta. Qualche volta, ammettiamolo, addobbi, decorazioni e luminarie scivolano nell’eccessivo e nel pacchiano. Ma almeno hanno il pregio (e dite poco?) di farci sollevare il naso da uno schermo di pochi pollici, tornando a rivolgere lo sguardo verso l’alto: e così ci accorgiamo che intorno a noi ci sono palazzi, cortili, alberi… e che sono belli, signori miei!
Finalmente torniamo anche a incrociare lo sguardo di chi vive la città insieme a noi. Siamo un po’ meno “individualità” e un po’ più “collettività”. Lo scintillio di tanti piccoli puntini colorati ci aiuta a superare l’ancestrale, atavica paura del buio che da sempre caratterizza l’uomo, fin dai tempi in cui imparò a sfruttare la potenza del fuoco per scaldarsi e per illuminare.
Confortati da questa luce, troviamo anche il coraggio (perché sì, richiede coraggio) di non vergognarci per gesti che ci riportano all’infanzia, come il cantare qualche canzoncina natalizia. Riscopriamo il piacere di camminare per la città non solo per andare da un punto all’altro (e veloci!), ma anche solo per guardarci intorno, per fermarci davanti a una vetrina, per sbirciare dentro un portone aperto che ci lascia intravedere un cortile ben curato – ma pensa un po’, passo di qui tutti i giorni e non me n’ero mai accorto!
E allora, il mio augurio per questo Natale è che possiate mantenere questo spirito anche quando le luci natalizie saranno di nuovo ben riposte nei loro scatoloni e a illuminare le strade saranno di nuovo rimasti solo i soliti lampioni. Perché la soluzione non è lasciare le luci appese tutto l’anno – diventerebbero solo rumore di fondo, e torneremmo a non badarci più – ma conservare come un dono prezioso l’incanto che ci hanno aiutato a riscoprire dentro di noi. Auguri.
