UCTAT Newsletter n.24 – giugno 2020
di Arturo Majocchi
Come è bella la città?
“Com’è bella la città. Com’è grande la città. Com’è viva la città. Piena di strade, e di negozi e di vetrine. Piena di luce. Con tanta gente che lavora, con tanta gente che produce. Con i reclames sempre più grandi, con i magazzini e le scale mobili. Coi grattacieli sempre più alti e tante macchine sempre di più.”
GABER 1969
Lo spunto per questa nota sulle disuguaglianze indotte dalle pratiche urbanistiche riguarda l’introduzione dell’urbanistica tattica, complementare o meglio contrapposta a quella strategica non solo a livello locale, ma anche a livello metropolitano di pianificazione strategica. Infatti, ciò denota immediatamente il profilarsi di due politiche urbane che comportano differenze di approccio nell’accentuare le disuguaglianze di appartenenza, tra i fruitori e non ultimo nei controlli e nella gestione degli spazi pubblici. L’urbanistica tattica è destinata quasi esclusivamente alle cosiddette periferie, quella strategica alle zone centrali.
Il Comune di Milano ha recentemente adottato questa procedura di rimodulazione di alcune piazze e strade liberando spazi a parcheggio per farne aree di socialità; il risultato però non si è rivelato ambizioso, anzi si è ridotto a banali verniciature del manto stradale con il posizionamento di bancali, rastrelliere per biciclette, tavolini, fioriere e panchine e comunque sono spazi ancora utilizzati in parte a parcheggio o dedicato per moto e bici, o abusivamente per auto e camioncini. E’ lo stesso approccio che diffonde nelle aree centrali più pregiate dehors folcloristici privati per far cassa sull’occupazione di suolo pubblico, mentre in quelle periferiche ci si riduce all’uso di vernici facilmente ammalorabili con sovrapposti oggetti/arredi di nessun valore.
Questo tipo di urbanistica tattica non porta a nessun cambiamento significativo, e soprattutto nelle aree periferiche, aggiungendo fenomeni di totale disparità fra centro e periferia nell’uso dello spazio pubblico e collettivo, invece di avviare un programma di manutenzione, ridisegno e arredo urbano definendo con capacità le scale dell’intervento.
In questo modo il dualismo centro vs periferia si va sempre più accentuando, non riconoscendo i valori e le opportunità che si sviluppano spontaneamente nelle periferie, dove risiede la popolazione più giovane e dove si sviluppano i luoghi vitali nei della cultura, dell’intrattenimento, dell’associazionismo, ecc. Le periferie assumono sul territorio un ruolo spesso di produzione culturale, contrariamente al centro città dove di fatto è più il luogo del consumo culturale e della museificazione. Bisogna saper riconoscere l’esistenza e la coesistenza nel territorio di un mosaico costituito da una rete policentrica, con sinergie e non contrapposizioni.
Questa impostazione comporta la valorizzazione di tutte le opportunità che offrono i territori di periferia fra loro diversificati e con precise caratteristiche identitarie. L’applicazione dell’urbanistica tattica appare così più un approccio tecnico/burocratico e non culturale/sociologico finalizzato alla valorizzazione delle risorse umane e territoriali presenti. Lo sforzo della politica è di favorire l’organizzazione e la progettazione degli spazi per le interrelazioni della comunità e dei servizi alla persona.
È ancora molto diffuso un atteggiamento di contrapposizione fra centro e periferia, con il risultato di introdurre nuovi elementi di disuguaglianza che rendono ancor più difficile e complessa la risoluzione del problema.
Per perseguire lo sviluppo di interventi urbanistici mirati e diffusi, sembrerebbe opportuno che l’Amministrazione Comunale individui siti, in collaborazione con i Municipi, da sottoporre, ai fini di una riqualificazione, a progetti con il contributo determinante delle comunità locali, siano esse associazioni, gruppi di cittadini, commercianti, ecc. Quei soggetti che dimostrano un senso di appartenenza a realtà identitarie. La valorizzazione dello spazio pubblico è una direttrice strategica di coinvolgimento delle realtà locali soprattutto nel presidio della sicurezza delle persone. La casistica di questo tipo d’intervento non deve ridursi ai soli spazi residuali, ma estendersi a tutti quei luoghi, dalla piccola alla grande scala, per un complessivo decoro urbano e di riconosciuta socialità.

Giorgio Gaber, Come è bella la città, 1969