UCTAT Newsletter n.25 – luglio 2020
di Carlo Lolla
Milano è a tutti gli effetti una città europea. Lo sviluppo dell’economia, per la quale Milano ha contribuito parecchio, diventando motore principe del Paese Italia, è dovuto ad un sistema produttivo multisettoriale, pluralistico, internazionale, integrato e efficiente.
Milano, è bene ricordare, ha una grande apertura internazionale, un complesso universitario e di istituti di ricerca consistente e prestigioso; una Fiera tra le prime in Europa; l’unica vera piazza finanziaria italiana con la sua Borsa; il design, la moda e la comunicazione oltre ad un volontariato che non ha pari nel Paese. Molti sono i punti di forza di Milano e se è vero ciò che pensa la politica post tragedia, non ancora passata, del Covid-19, si dovrà puntare al rilancio in un processo di modernizzazione e di sviluppo che solo Milano (e la Lombardia) potranno dare come impulso. Un vecchio detto afferma che “se Milano vince, vince il Paese”.
A fronte di queste premesse pare evidente che, la collaborazione tra amministrazione centrale e i vari Municipi, affinché sia più incisiva, deve essere perfettamente in linea sia nella progettualità operativa, nella consapevolezza e nella responsabilità, tramite una rete di interscambio e di completa integrazione.
Purtroppo non è così! L’Amministrazione centrale è troppo egocentrica, poco delega ai Municipi compiti che potrebbero risolvere da soli, in più se la Giunta comunale decide di portare dei cambiamenti nelle varie zone, nella maggior parte lo fa senza interpellare chi quelle zone ben conosce creando spesso confusione, disorientamento e perplessità ai vari Presidenti (esempio le nuove piste ciclabili).
L’attuale Giunta come quella precedente (Sindaco Pisapia) vive, e sta vivendo, su programmi e progetti in essere dal tempo della Giunta Albertini “la grande Milano” e Giunta Moratti “Expo”. Non c’è a memoria, nelle ultime giunte di centrosinistra, un progetto importante, di trasformazione e rigenerazione realizzato e qualificante. Tutto ciò che avviene o avverrà sono progettualità esistenti da decenni (Scali Ferroviari ecc.).
Tutti i Municipi, tranne il Municipio del centro storico, si irradiano dal semicentro alla periferia. E sulla periferia si accentrano maggiormente le attenzioni dei vari Presidenti di Municipio, innanzi tutto alla ricerca di una riqualificazione urbanistica, ma soprattutto sociale, di sussidiarietà e di stato resiliente. Le periferie vengono identificate con le parti della città che coincidono con le zone in cui si sono via via insediati i nuovi arrivati; e su questi insediamenti già si caratterizza la marginalità sociale oltre a fenomeni di povertà.
Su questi ed altri elementi i Municipi si adoperano per cercare una configurazione vivibile facendo fronte ad avversità intrinseche, tutto ciò senza avere un valido appoggio e sostegno da parte dell’amministrazione centrale.
Ogni Municipio ha tre assessori su territori la cui densità di abitanti supera, in alcuni di essi, tre volte gli abitanti di Mantova o il doppio di città come Cremona, Varese, Pavia per non dimenticare che un paio di Municipi (il n. 8 e il n. 9), raggiungono quasi la densità di Brescia e questi semplici dati ci fanno comprendere quale mole di lavoro e di impegno, queste piccole giunte, impiegano nel portare a casa qualche risultato.
Ai Municipi non vengono assegnati dei budget congrui per operare perlomeno con una maggiore autonomia, se non quello che deriva parzialmente dagli oneri di urbanizzazione, giusto per far fronte a quelle semplici necessità, laddove non arriva l’amministrazione centrale. La vera spesa libera per qualsiasi iniziativa, riguarda una cifra che non superi i 1.000,00 €, se si oltrepassa tale limite si è obbligati a fare un bando (?): assurdo! Questo è il campo d’azione nel quale devono operare i Municipi!
Hanno in sostanza campi operativi limitati. E con questo ridotto agire essi devono interessarsi e rendere i quartieri più strutturali, devono impegnarsi per offrire ai residenti cultura, conoscenza, apprendimento, devono evidenziare e porre attenzione alla valorizzazione delle realtà storiche, paesaggistiche. Il tutto senza un contributo dalla amministrazione centrale, se non quello di partecipare a qualche manifestazione o inaugurazione per evidenziarsi politicamente.
Se pensiamo alla tematica degli scali ferroviari, l’urbanistica centrale ha proposto vari incontri nelle varie zone, hanno ascoltato le osservazioni, i suggerimenti, ma alla fine, è stata solo una presenza di facciata, hanno agito come un atto privato, operando e seguendo le direttive delle FFSS e degli eventuali stakeholder coinvolti.
Da troppo tempo non c’è una vera collaborazione tra potere centrale e i presidi demandati a far funzionare solamente la macchina amministrativa. L’inefficienza della Giunta si verifica di come tante situazioni, necessarie di interventi programmati, nelle periferie vengono disattesi. Esiste uno scollamento, una mancanza di mentalità competitiva, quasi il diniego a cui può ambire la città, una non informativa e conoscenza di progetti, e un negare degli strumenti per operare.
L’attuazione del decentramento dovrebbe portare ad un maggior coinvolgimento della cittadinanza, e solo tramite i Presidenti dei Municipi e i loro consigli si possono coinvolgere i residenti con la naturale conseguenza di un aumento di interesse e competitività e di funzione sociale. Dare loro alcune funzioni, quali la gestione di asili nido e scuole materne, manutenzione dei parchi, delle strade ed edifici scolastici, e sicuramente le periferie sarebbero più degne e non lasciate al disagio come ha fatto e sta facendo l’Amministrazione comunale.
Milano deve far funzionare i suoi Municipi dandogli competenze, rimuovere le carenze oramai consolidate negli ultimi tempi, permettere loro una maggiore libertà d’azione, pur nell’alveo delle regole purché non siano farcite di burocrazia ignorante. Milano ha sempre degli obbiettivi prioritari nel suo futuro: la riqualificazione complessiva dei quartieri con interventi associati all’ambiente, rendere le periferie opportunità sociali, trasformare le sterpaglie in giardini ecc.
In sostanza rendere la città più vendibile nella sua creatività, nella cultura, più bella nell’espressione dei vari linguaggi delle sue strade e piazze tematizzate, nella qualità e velocità dei tempi per l’esecuzione delle opere, nel partecipare significativo di una significativa coscienza culturale.
Una visione della città deve avere obiettivi chiari per delle scelte strategiche, quindi continuità d’azione nel medio e lungo termine. Ricerca di soluzioni: Ricerca del meglio. La città deve diventare un forte polo attrattivo globale. E tutto questo si può raggiungere se sono coinvolti al meglio i Municipi.
Forse è tempo che anche i Municipi si facciano i loro “Stati Generali”.