UCTAT Newsletter n.73 – dicembre 2024
di Carlo Lolla
Era una fredda Vigilia di Natale a Rovaniemi, in Finlandia, la città dove si dice che Babbo Natale abiti tutto l’anno. L’atmosfera era incantata: le strade illuminate da luci scintillanti, le vetrine dei negozi ornate di palle colorate e i profumi dei dolci tipici che si mescolavano al fresco dell’inverno. In ogni angolo si respirava la magia del Natale, non solo nel senso tradizionale, ma anche nelle riflessioni più profonde che quel periodo portava con sé.
In quel piccolo angolo di mondo, dove la neve copriva ogni cosa come un velo di silenzio, si stava preparando una festa speciale che non si limitava solo alle decorazioni e ai regali, ma si estendeva anche a una riflessione collettiva sulla comunità, la solidarietà e il senso profondo della vita.
Gli architetti locali, che avevano progettato la piazza principale della città con tanto amore, si erano uniti per creare uno spazio che non fosse solo bello da vedere, ma anche funzionale e accogliente. La piazza, con le sue linee moderne e allo stesso tempo rispettose della tradizione, era diventata il cuore pulsante della comunità durante le festività natalizie. I grandi edifici con ampie vetrate lasciavano filtrare la luce del giorno in modo che, anche quando il sole era nascosto dietro la coltre di nuvole, l’atmosfera rimaneva calda e luminosa.
Le sculture di legno, sapientemente lavorate da abili artigiani, si trovavano a ogni angolo della piazza. Alcune rappresentavano figure natalizie, altre ricordavano scene di vita quotidiana, di amore e speranza. C’era una grande statua di Gesù Bambino, scolpita da un artista che aveva dedicato la sua vita alla creazione di opere che non solo raccontavano storie, ma trasmettevano emozioni profonde, invitando alla riflessione sulla nascita di un nuovo inizio e sull’importanza dell’amore e della generosità.
Nel centro della piazza, c’era un imponente albero di Natale, eretto da una squadra di urbanisti che avevano lavorato insieme per fare in modo che l’albero diventasse un simbolo di unione e di speranza. Ogni ramo era adornato con luci colorate che brillavano come stelle nel cielo notturno. Era un albero che sembrava vivo, che parlava di tutte le vite che si intrecciavano nella città, di tutti coloro che, in quel momento, condividevano un sogno di pace e di solidarietà.
Accanto all’albero, seduto su una panchina di legno scolpita, c’era un filosofo che, tra una chiacchiera e l’altra, rifletteva sul significato del Natale. La sua voce risuonava nelle menti di chi lo ascoltava, ricordando a tutti che il Natale non era solo una festa di doni materiali, ma un’occasione per riscoprire il vero senso della vita. “Ogni piccolo gesto di generosità è un seme di speranza”, diceva, “e ogni sorriso che scambiamo con gli altri è un dono che arricchisce la nostra anima”.
La piazza non era solo il luogo dove si festeggiava, ma anche il cuore di una riflessione sociale profonda, dove sociologi e scrittori si ritrovavano per scambiarsi idee sulla società e sull’importanza di crescere insieme come comunità. Ogni anno, proprio durante il Natale, venivano organizzati incontri in cui le persone parlavano di come costruire un mondo più giusto, più accogliente e più solidale, dove ogni bambino, ogni anziano, ogni persona, indipendentemente dalla propria origine o condizione, potesse sentirsi parte di qualcosa di grande e buono.
Un giorno, in una piccola libreria che affacciava sulla piazza, una scrittrice si sedeva a un tavolino e cominciava a scrivere una nuova favola natalizia. La sua penna danzava sulle pagine, raccontando di un piccolo paese dove tutti si aiutavano l’uno con l’altro, dove la vera ricchezza non era nei beni materiali, ma nel cuore di chi sapeva amare. Le sue parole volevano ricordare che, come nella favola, anche nella realtà ogni atto di amore e di altruismo poteva cambiare il corso delle cose, trasformando la vita di ognuno in un dono.
Mentre la notte scendeva su Rovaniemi, con le luci che illuminavano la neve come stelle cadute sulla terra, tutti quei momenti di creatività e riflessione si fondavano insieme in un unico grande abbraccio di speranza. Il Natale non era solo la nascita di Gesù, ma anche la nascita di un mondo migliore, costruito su valori di amore, solidarietà e giustizia.
Quella sera, mentre le campane della chiesa suonavano in lontananza, ognuno di noi si sentiva parte di qualcosa di più grande, come architetti della propria vita, come scultori dei propri sogni, come filosofi della nostra esistenza. E in quel silenzio natalizio, tutti sapevano che l’amore e la solidarietà erano la vera magia che rendeva quel Natale speciale.
E così, tra luci e parole, edifici e sogni, si continuava a costruire una città dove il Natale non era solo un giorno da celebrare, ma un sentimento da vivere ogni giorno dell’anno.

