UCTAT Newsletter n.19 – gennaio 2020
di Paolo Debiaggi e Andrea Tartaglia
Il nuoto italiano sta attraversando una stagione di grande crescita, sia come risultati agonistici, sia come pratica sportiva rivolta agli utenti di ogni età. Ai recenti campionati europei di Glasgow l’Italia ha chiuso con il record di medaglie (6 ori, 7 argenti e 7 bronzi) e il terzo successo consecutivo del LEN Trophy, ovvero la classifica per nazioni, 47 primati personali e 12 record nazionali assoluti, confermando un trend che la vede sempre più protagonista a livello internazionale. Questi successi, insieme a quelli della pallanuoto, dei tuffi e del nuoto sincronizzato, amplificano l’interesse dei cittadini verso gli sport acquatici e ne promuovono la pratica sportiva.
Parallelamente, l’Italia riscontra un deficit strutturale di impianti natatori idonei ad ospitare manifestazioni sportive di livello internazionale e impianti in grado di assecondare la grande domanda di “acqua” in grado di accompagnare la crescita di questi sport. A Milano questo deficit appare ancor più evidente e la situazione è da molti anni denunciata dalla Federazione Nuoto lombarda e da tutti i praticanti ed appassionati di queste discipline sportive.
Il recente abbandono della proposta avanzata dalla FIN lombarda di realizzare una struttura olimpionica per il nuoto presso l’area dell’EXPO2015 ha ridato slancio alle richieste dal basso (si pensi alla raccolta di firme che si sta facendo in molti centri natatori milanesi) per dotare Milano di una struttura in grado di ospitare decorosamente e anche nel rispetto delle normative correnti, le manifestazioni natatorie anche di respiro internazionale (solo Roma e Riccione in Italia sono dotati di uno stadio del nuoto adeguato).
Infatti gli importanti investimenti che, soprattutto da parte del Comune, si stanno faticosamente programmando, in particolare nel progetto di potenziamento della piscina Cardellino al Lorenteggio, non sono alternativi alla realizzazione di un impianto completamente nuovo che rispetti le attuali richieste degli organismi internazionali quali la FINA e il CIO e sia organizzato secondo i più corretti e moderni modelli progettuali e gestionali.
Già nel 2017 l’associazione Urban Curator TAT, durante un convegno presso la sede del Municipio 4, aveva sottoposto alla cittadinanza la proposta di rivedere i contenuti dell’allora vigente PGT rispetto alle possibilità trasformative dell’area di Porto di Mare per concentrarsi su un’unica funzione dalla forte valenza sociale e rigenerativa in grado di rispondere alle esigenze del quartiere ma anche a necessità misurabili sia alla scala della Città metropolitana che dell’intera Regione.
In coerenza con la storia di questo ambito, la sua vocazione, le esigenze di servizi e opportunità anche sociali, le opportunità di mobilità e l’elevata sensitività in termini ambientali e paesaggistici l’associazione aveva appunto identificato come appropriata, sia alla scala locale che a quella metropolitana, la possibilità di collocare in questo contesto una struttura per ospitare attività di carattere natatorio in grado anche di accogliere periodicamente eventi sportivi nazionali e internazionali.
L’area a disposizione è più che sufficiente per ospitare tale tipo di struttura. Inoltre, gli sport acquatici permettono, da una parte, di essere attrattivi per un’utenza particolarmente allargata in termini di età e, dall’altra, in termini quantitativi di esigenza di pratica amatoriale e/o agonistica (il nuoto è il secondo sport per numero di utenti più praticato in Italia). Inoltre, tali tipi di impianti, se ben progettati e gestiti, garantiscono una fruizione temporalmente estesa a quasi tutte le ore del giorno, garantendo un’importante funzione di presidio dell’area.
Tale intervento sarebbe complementare a tutte le attrezzature di carattere sportivo e per il tempo libero già esistenti in loco (tennis, calcio, parco avventura), completandole, organizzandole e dotando loro delle adeguate funzioni di servizio. La nuova struttura potrebbe infatti ospitare spazi e funzioni accessorie, potenziandoli e integrandoli con la realizzazione dello “stadio del nuoto”. Un impianto con piscine, sia al coperto che all’aperto, per la pratica sportiva delle discipline natatorie che, insieme alle preesistenze, costituirebbero un’ulteriore e più completa offerta per il tempo libero e lo sport a servizio del quartiere, della città e della regione.
Il complesso dovrebbe qualificarsi ospitando tutte le attrezzature e gli impianti necessari allo svolgimento delle diverse discipline acquatiche (nuoto, pallanuoto, tuffi, nuoto sincronizzato), sia indoor che outdoor, sia per la fruizione ludica-amatoriale che sportiva-agonistica. Un organismo edilizio articolato che, disponendo i propri spazi, coperti e non, lungo l‘asse della via Fabio Massimo, dovrebbe qualificare il nuovo fronte urbano e, contemporaneamente, costruire il portale idoneo di accesso alle attrezzature sportive e al parco.
Il progetto potrebbe completarsi con un intervento di rinaturalizzazione che dovrebbe interessare il tessuto edificato puntuale e degradato esistente lungo la strada per Chiaravalle che, una volta eliminato e bonificato, permetterebbe di ulteriormente valorizzare le attività previste dal progetto OpenAgri, cofinanziato dalla Unione europea, per lo sviluppo di pratiche agricole innovative e che avrà il suo fulcro nella adiacente cascina Nosedo.
Si tratta di un’idea, ci permettiamo di dire, credibile, fattibile e sostenibile, che permetterebbe di riqualificare un’area particolarmente sensibile e contemporaneamente di colmare una evidente e decennale lacuna nelle dotazioni infrastrutturali di Milano rispetto alle città con cui vuole confrontarsi nel mondo da protagonista.
In ogni caso, soprattutto dopo l’abbandono della proposta inerente l’area EXPO, adesso tocca alla politica decidere. Ma non si tratta di esprimersi sull’esigenza o meno di realizzare una struttura come quella qui descritta. Questa esigenza è indiscutibile, come dimostrano i dibattiti e i progetti degli ultimi decenni.
La politica oggi deve solo decidere dove tale struttura debba essere realizzata.
