Nuove forme di socialità per lo spazio urbano

UCTAT Newsletter n.57 – GIUGNO 2023

di Marina Rigillo, Erminia Attaianese, Chiara Castellano, Maria Fabrizia Clemente, Federica Paragliola

Gli eventi climatici estremi prodotti dal riscaldamento globale, unitamente all’esperienza pandemica, hanno indotto una nuova consapevolezza collettiva della vulnerabilità degli habitat antropizzati, portando il dibattito della comunità tecnica e scientifica all’interno di una dimensione sociale e politica mai finora sperimentata. Si assiste, invero, ad una richiesta “dal basso” che spinge per adeguare rapidamente i luoghi della vita urbana ai mutamenti in corso, in una prospettiva di rinnovamento in cui l’intervento sullo spazio fisico si salda indissolubilmente con l’introduzione di modelli insediativi adatti a rappresentare una domanda di usi più inclusivi, sostenibili e intelligenti dello spazio stesso.

La domanda How will we live toghether? posta da Hashim Sarkis per la 17° Biennale di Architettura di Venezia esprime con esattezza il perimetro culturale e scientifico dell’azione progettuale che ci viene richiesta: la qualità dello spazio di cui disponiamo, la sua tutela e la sua riproducibilità sono infatti elementi cruciali di un ragionamento non più eludibile sulle possibilità di sviluppo delle comunità. E non possiamo non interrogarci sulle forme di socialità che il progetto andrà a determinare, né quali competenze dobbiamo mettere in campo per immaginare, produrre e poi gestire i nuovi ambienti urbani. La sfida che abbiamo davanti è quella di un futuro sostenibile, adattivo ed equo (Antonelli, 2019; Coccia, 2021), un orizzonte etico, oltre che operativo, per riportare in condizioni di equilibrio la relazione tra habitat e habitus (Attaianese, 2019), e che diventa imprescindibile azione adattiva per rispondere a richieste “emergenti” di abitare.

Il concetto di resilienza ritorna allora secondo una più estesa declinazione atta a descrivere la natura “transitoria” di questo momento storico, che si caratterizza per una inedita convergenza di sapere tecnico e obiettivi sociali, anche sperimentando un diverso approccio ai modelli di produzione e consumo tipicamente legati ai processi di take-make-dispose. Si sperimenta, infatti, una condizione “in divenire” che reclama una progettualità dello spazio urbano più consapevole e responsabile, improntata dalla nozione di “cura” e di reciproco altruismo, e che spinge verso strategie di cooperazione complesse, in cui la produzione di habitat sostenibili è obiettivo socialmente condiviso ed economicamente realizzabile (Corsini & Moultrie, 2021).

Si evidenzia, in sintesi, una transizione verso un approccio eco-socio-tecnico dello spazio urbano che soprattutto si orienta verso il contrasto al rischio climatico e la sperimentazione di modelli economici circolari (Attaianese & Rigillo, 2021). Una più avanzata consapevolezza di necessità sta indirizzando infatti le azioni delle comunità verso obiettivi di autogestione e sussidiarietà a scala locale, con esperienze che comprendono sia il piano delle condizioni materiali (produzione di energia, di cibo e servizi essenziali, adattamento e mitigazione climatica) che quello delle relazioni sociali, lavorando su una dimensione di scala che, grazie all’uso della rete e delle tecnologie abilitanti, intercetta parimenti la dimensione di vicinato e quella globale.

La condizione di emergenza diventa, in questa accezione, agente di bisogni emergenti e caratterizza le ragioni dell’agire per ideare e costruire una nuova infrastrutturazione urbana, e forme originali di ingaggio delle comunità. Specifiche attrezzature eco-socio-tecniche per la vita quotidiana devono essere messe in campo per dare significato alla città contemporanea, integrando quelle già esistenti con nuove funzioni e nuove forme. Piccole attrezzature coerenti con un impianto di regole di intervento determinate ex ante, ridotte nel numero e aderenti alle prestazioni attese. Attrezzature organizzate attraverso un set aperto e implementabile di layout funzionali, adattabili alla diversità dei contesti e rispondenti ad un immaginario collettivo sufficientemente collaudato. Una rete di piccoli spazi urbani, realizzati con tecnologie low-cost e low-tech, ripetibili, funzionalmente riconoscibili, diversi nell’aspetto e uguali negli usi, che risponde al concetto di “hub” nella misura in cui diventano nodi di un sistema a rete organizzato sulla topologia fisica propria dello spazio urbano e su una topologia logica che qualifica in modo specifico l’obiettivo di sostenibilità sotteso all’intervento. Hub urbani che lavorano come “dispositivi” per la riduzione del rischio climatico o come vettori di nuove forme di economie circolari, che diventano il motore per la produzione di servizi, oltre che di spazi, per la vita quotidiana.  

La scalabilità dell’intervento è il fattore di innovazione e garanzia di successo. Le caratteristiche di modularità, integrabilità, adattabilità fanno sì che ogni singolo intervento possa rappresentare uno spazio unico, progettato attraverso un processo ideativo che, pur nella sua autonomia, riferisce ad un corredo informativo scientificamente validato ed utilizza un sistema di elementi tecnici che lo rendono riconoscibile come parte di un insieme funzionale. Hub facili da montare e smontare, poco costosi e caratterizzati da un iter autorizzativo piuttosto agile che consente di avvicinare il tempo dell’ideazione con quello dell’appalto e della realizzazione, in una logica coerente con la richiesta sociale e le aspettative della politica.

Per tale, emergente, scenario, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR 2021-206) rappresenta una straordinaria occasione realizzativa. Infatti, nel recepire le strategie europee per lo la transizione ecologica e digitale dell’Unione (COM/2019/640 final; COM(2020) 98 final), il PNRR promuove la sperimentazione di processi socialmente condivisi per l’economia circolare e la mitigazione climatica nelle aree urbane, delineando un contesto strategico, politico e finanziario assolutamente inedito, che offre margini di azione per la ricerca di nuovi approcci al progetto dello spazio pubblico, con un focus sull’innovazione intesa come convergenza di saperi, capacità del fare, consapevolezza di ruoli e responsabilità istituzionali.  Un’occasione per certi aspetti irripetibile, che deve diventare lo sfondo di riferimento per il progetto dello spazio pubblico urbano in una logica di efficienza, efficacia ed economicità.

In questo quadro, l’esperienza realizzata nell’ambito dei laboratori di Technological Design Studio e dell’Atelier of Interaction Design del corso di studio in Design for the Built Environment (DBE) dell’Università di Napoli Federico II, propone il progetto di un hub urbano per proporre nuovi spazi per l’economia circolare a scala urbana. In termini normativi, l’hub riferisce ad una specifica tipologia di attrezzatura per il riutilizzo di arredi in legno, oppure tessuti, volta a favorire il riuso, la riparazione e il re-design di stock di prodotti scartati prima che possano considerarsi rifiuti (Legge regionale 26 maggio 2016, n. 14). Ribattezzato “CIRO”, l’hub è una attrezzatura non specialistica per l’estensione del valore e il ciclo di vita di prodotti scarto realizzata attraverso la combinazione di container marittimi dismessi, riadattati e rifunzionalizzati secondo processi combinatori, esemplificativi di specifici set di requisiti emergenti dell’abitare. L’hub è pensato come spazio atopico, adattabile alle diversità dei contesti possibili in ambito urbano per estensione di superfice e per geometria dello spazio; è pensato con tecnologie low-cost e low-tech e deve potere essere facilmente montato e poi, eventualmente, smontato e rimontato in altro luogo secondo diversi layout funzionali. L’hub deve essere energeticamente autosufficiente e deve essere integrabile con moduli aggiuntivi per il tempo libero o usi espositivi.

Soprattutto, questa nuova tipologia di attrezzatura per l’economia circolare è tarata su cluster di utenza selezionati attraverso i metodi dell’user-center design, per il quale è stata progettata un’app che sostiene e veicola la comunicazione delle attività dell’hub.

L’esperienza didattica è stata poi supportata da due workshop di co-design con Metellia, società in house del Comune di Cava de’Tirreni per la gestione dei rifiuti urbani, interessata ad attivare nuovi processi di scambio, formazione ed educazione sociale per l’economia circolare, nell’ambito dell’Accordo di programma firmato con il Dipartimento di Architettura. Il progetto dell’hub è stato dunque inteso quale

“dimostratore” della fattibilità tecnico-economica di filiere produttive e sociali “emergenti”, motore di comportamenti virtuosi finalizzati al vantaggio ambientale, economico e sociale, ma anche come nuovo prodotto tecnico per lo spazio urbano, in grado di esprimere i nuovi requisiti tecnologici e di uso connessi alla nuova significazione dei valori di sostenibilità.

E’ possibile allora concludere queste brevi note con le parole di Hashim Sarkis:  Si spera che la domanda continui a spingerci fiduciosamente in avanti e, così facendo, a costruire sull’ottimismo che guida l’architettura e gli architetti. La nostra professione ha il compito di progettare spazi migliori per una vita migliore. La nostra sfida non è essere ottimisti o meno, in questo senso non abbiamo scelta. Piuttosto è sapere come siamo riusciti a condurre gli abitanti a una vita migliore attraverso le ‘immagini dialettiche’ che produciamo con l’architettura. (Sarkis, 2021)

Reference

Antonelli, P. (2019), Broken Nature, in Antonelli, P. and Tannir, A. (eds), Broken Nature, Catalogo della XXII Triennale di Milano, Electa, pp.16-42.

Attaianese, E. (2019), Abitare il digitale: nuovi habitus per nuovi habitat/Inhabiting the digital: new habits for new habitats / in Rivista Italiana di Ergonomia, ISSN 2037-3910, 19:(2019), pp. 1-5

Attaianese, E., Rigillo, M. (2021), “Ecological thinking and Collaborative Design as Agents of our Evolving Future”, TECHNE. Journal of Technology and Environment, Special Issue Vol. 2, pp. 97-101.

COM/2019/640 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, Il Green Deal Europeo

COM(2020) 98 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni. Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare. Per un’Europa più pulita e più competitiva.

Corsini, L.; Moultrie, J. (2021), What Is Design for Social Sustainability? A Systematic Literature Review for Designers of Product-Service Systems. Sustainability 2021, 13, 5963. https://doi.org/10.3390/ su13115963

Sarkis, H. (2021), How will we live together? in Catalogo della Biennale Architettura 2021. How will we live together? Ediz.Italiana, Vol. 1

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