UCTAT Newsletter n.27 – ottobre 2020
di Paolo Favole
La città sembra in grande effervescenza e sviluppo: Mind, Merlata, Adriano, Santa Giulia, progetti di nuovi grattacieli per uffici, complessi residenziali, recuperi, ampliamenti di università, nuovi studentati, cinque Scali ferroviari per 1.200.000mq, Reinventing city, i palazzi al Cordusio tutti super-recupe- rati per decine di migliaia di mq terziari, oltre 100 headquarters insediati negli ultimi anni, e quant’altro. Uno sviluppo mai visto. Questa è la Milano che viviamo e che si prospetta per i prossimi anni: se tutto si attuerà sarà magnifico, una città che si sarà svecchiata, trasformata, supermoderna, terziarizzata e quaternizzata al massimo, con molte parti di eccellenza, e con almeno una nuova linea metropolitana, Domanda conseguente: tutto ciò ha una corrispondenza a fabbisogni, al mercato, agli immobiliaristi, o è autoreferenziale fino ad esaurimento dei fabbisogni (che pure ci sarà); c’è una regia o l’idea è che ciascuno attua al meglio la sua area tanto il risultato è comunque buono per la città? E con quale ritorno pubblico, perché mi sembra che da molti interventi si potrebbe chiedere maggiore contestua- lizzazione. Le città competono per immagine e attrattività, quindi è tutto coerente a questo fine: si potrebbe ragionare sulla modellistica urbanistica, sulla liberalizzazione delle iniziative, un dibattito di senso e valori tutto aperto.
Al converso rimangono indietro almeno tre temi (non gli unici): le periferie che hanno esigenze credo ben oltre gli investimenti previsti ma ancora non utilizzati e che richiederebbero una forte programmazione pubblica molto partecipata, materiale, funzionale e sociale, dove non investono immobiliari e HQ, che rimangono più che squilibrate a confronto del nuovo che avanza, gli spazi pubblici per cui “l’urbanistica tattica” può andare bene ma alla piccola scala, quando bisognerebbe fare un progetto di grande scala, e la città metropolitana che deve essere considerata parte di Milano, e sembra abbandonata peggio delle periferie, che se per confini amministrativi non compete al PGT di Milano, dovrebbe essere fortemente coordinata, ben oltre le competenze del Piano territoriale di coordinamento.
Più qualche argomento sospeso: Navigli, San Siro per citarne solo due. Il tutto in uno scenario demografico che secondo me dovrebbe essere molto approfondito per i suoi risvolti a medio-lungo termine
0 – problematica demografica. Vorrei premettere il tema demografico che mi sembra ignorato o sottovalutato: Milano ha 1.400mila abitanti, che sono cresciuti negli ultimi anni, ma pare in lieve calo negli ultimi due. Il fenomeno più preoccupante ma non considerato è quello dell’albero della popolazione con classi 0-30 370.000ab, 31-60 507.000 e oltre 65 314.000. Le prime cin- que classi sono la metà di quelle superiori confrontabili solo con quelle di 75-80 anni, quindi col passare degli anni in un decennio, contando i numeri, la popolazione calerà del 3-5% (40.000ab) in un ventennio più del doppio, e città metropolitana ha la stessa situazione (calo previsto 100.000). Il nu- mero delle famiglie è 760.000 con 1,85 componenti, un rapporto bassissimo che non ha confronto in Italia, e che dà un’immagine del tipo di abitanti. Ma la città ha un’altra popolazione non censita di studenti, immigrati, stranieri, addetti di società internazionali, che costituisce una quantità rilevante, che non influisce sul conto demografico, costituendo una massa +-stabile, che però è molto fluida. L’immigrazione che si integra contribuisce con percen- tuali irrilevanti, meno dell’1%. Le abitazioni (Istat) sono circa 1.351.000 di cui solo 604.000 abitate da residenti: 2,3 per alloggio. Questo pone il problema di valutare se in futuro a breve termine ci sarà fabbisogno di case per gli abitanti, anche se il mercato immobiliare per ora sembra tenere (sarebbe interessante un’indagine sul tipo di acquirenti). Di quante abitazioni ci sarà bisogno tra 5/10 anni? e come si dovrà modificare la tipologia degli alloggi per corrispondere alle nuove famiglie e ai nuovi fabbisogni?
Di conseguenza vanno i servizi, di ogni scala, che sembrano quantitativa- mente sufficienti, mentre bisognerebbe valutare i fabbisogni qualitativi, che non risultano dal censimento del PDS. Con abitanti che non aumenteranno e una quantità di vani abitabili che sembra quantitativamente sufficiente, credo che la pianificazione debba porsi delle domande. La città sta produ- cendo molte nuove residenze, in aree anche non relazionate al tessuto con- solidato e molti nuovi palazzi per uffici. C’è una valutazione del rapporto fabbisogni / opere nuove? e come si regola con il recupero dello stock esi- stente? mi sembra di non trovare ragionamenti su questi elementi.
Forse bisognerebbe valutare se tutto quanto si sta realizzando ha un futuro, oltre il mercato immobiliare, nei numeri dello sviluppo, per non trovarsi dopodomani con aree/edifici semiutilizzati, modello Dubai di oggi, in crisi rispetto al boom di ieri (dove è sospesa la costruzione di nuovi grattacieli).
Due temi rilevanti per la città al momento sospesi e quello metropolitano.
1 – Navigli: premetto che sono sempre stato contrario al nuovo Naviglio ur- bano, avendoli studiati e pubblicato un libro sulle ville del Navigli, perché non è il restauro impossibile di quello storico, ma un nuovo canale con mol- tissime problematiche tecniche (quote, chiuse,…) paesaggistiche e di con- testo. Era un obiettivo della amministrazione Sala, che prima delle elezioni ha anche pubblicato su questo un libretto, ma ora sembra abbandonato, speriamo non si finanzi con il Recovery fund, perché non è un’opera pro- duttiva, ma solo un passivo (solo mano d’opera e appalti per la costruzione), ma dopo nessuna produttività, col rischio inoltre che fatti dei pezzi non si riesca a finirlo. Le uniche opere di cui si parla da decenni e concretamente possibili sono la scopertura del Martesana lungo via Gioia, e la conca di Viarenna, che condivido e speriamo si realizzino, dopo almeno 30 anni che se ne parla.
2 – San Siro: un rebus, che prevede la demolizione o dismissione dello sta- dio per uno nuovo e una enorme quantità non ancora ben definita di metri cubi per uffici, terziario, ricettivo, commercio, ecc ecc,, un nuovo polo ur- bano dopo Garibaldi Repubblica, City Life, Merlata, su cui mi sembra che la AC temporeggi per rinviare la decisione a dopo le elezioni, quindi altro tema in sospeso, con molte domande, che dovrebbe essere inquadrato in un di- segno allargato.
3 – Città metropolitana: Milano è accentratrice: musei, teatri, aree per shop- ping, uffici amministrativi, scali ferroviari, quello che non è decentrabile, ma in questi anni ha fatto una politica fortemente centripeta, accentrando quanto possibile, direi in una inerzia generale di programmazione, univer- sità, sanità, grattacieli, uffici, nuovi quartieri residenziali, infrastrutture, ecc ecc La città metropolitana, con esclusione di Rho e Sesto nelle aree con- nesse con Milano, è molto in sofferenza, senza previsioni di vision, senza servizi o funzioni da localizzare, con un calo di abitanti, residenze vuote, vaste aree dismesse, una situazione più preoccupante di quanto si voglia riconoscere: il PGT di Milano che è capitale della CM e ha lo stesso sindaco mi sembra dovrebbe dare indicazioni e coordinarsi, o bisogna pensare che il PGT si debba chiudere nel perimetro amministrativo, che è quello che è, cioè un retaggio storico senza senso urbano e urbanistico. Forse le nuove indicazioni legislative regionali sulle compensazioni intercomunali potreb- bero aiutare, volendolo.
Nota: bisognerebbe che il comune valutasse semplificazioni burocratiche, che si sono complicate con l’informatizzazione, e con il grande lavoro che deve passare per la commissione paesaggistica, per esempio risolvendo qualche nodo delle NTA del PDR; affidando alla Soprintendenza la gestione degli immobili vincolati, istituendo una corsia privilegiata per servizi con- venzionati, aggiungendo qualche indicazione per servizi di condominio post lockdown da non computare, dando indicazioni per strutture provvisorie. Argomento tutto da studiare.
