Percepire l’architettura

UCTAT Newsletter n.77 – aprile 2025

di Giovanni Castaldo

In Lettera a un aspirante architetto (Lupetti, 2021), Fabrizio Schiaffonati, rivolgendosi ai giovani studenti di architettura, riporta alcune “raccomandazioni” e suggerimenti per diventare architetto.

Tra queste vi è “L’architettura non si studia solo sui libri; la si deve comprendere e percepire vivendola nel suo contesto. Un architetto è sempre in viaggio indipendentemente da distanze e latitudini, qualsiasi intorno è occasione d’osservazione ed esperienza. Ricordo lo stupore estatico di Vittoriano Viganò sotto la luce zenitale colorata di un altare de La Tourette. Oppure come dice Zanuso: «Per me la dimensione dello spazio è un’emozione che si avvicina all’essenza vitale, l’emozione spaziale è una cosa che sicuramente è incomunicabile se non attraverso lo spazio, se tu non entri nello spazio non puoi conoscere lo spazio. Come ad esempio percorrendo, anni fa, una mattina molto presto, a New York, la Quinta Avenue, completamente deserta, deserta al punto da avere paura a camminarci, come in un crepaccio, o sulle acque increspate del mio Lago di Como, con il luccichio del sole della mattina»”.

Ne emerge che per la formazione dell’architetto è necessario sviluppare la capacità di saper vedere e saper percepire i luoghi attraverso il contatto diretto con lo spazio costruito. L’esperienza percettivo-sensoriale è fondamentale per esercitare la capacità di misurare, rielaborare, ridisegnare, per poi progettare lo spazio dell’abitare, della città, del paesaggio. Si tratta di una diversa forma di studio, una modalità di apprendimento e acquisizione di conoscenze complementare a quella canonica sui libri, imprescindibile per imparare a praticare l’architettura ed anche peculiare dello studio di questa disciplina.

D’altronde la visita diretta dei luoghi e dello spazio come esperienza formativa ha una lunga storia. Come non pensare alla tradizione del Grand Tour, alla concezione del viaggio di studio e apprendimento culturale. Si tratta di quella stessa attitudine che ha accomunato diversi Maestri del Novecento. Le Corbusier, Louis Kahn, Alvar Aalto, Gunnar Asplund hanno affidato a taccuini e carnet di viaggio schizzi, appunti e riflessioni maturati sul campo, traducendo spesso in disegno e parola l’incontro diretto con l’architettura. Un tempio giapponese, una piazza mediterranea, l’architettura tradizionale, un dettaglio costruttivo, una tecnica realizzativa. L’atto di disegnare, annotare, osservare in situ diventa così un modo per costruire un archivio personale di esperienze e conoscenze, in cui lo sguardo si allena a cogliere proporzioni, relazioni, materiali, atmosfere, ambienti, paesaggi.

L’architettura, dopotutto, non si può comprendere solo da una fotografia, da una pianta o da una descrizione scritta, ma attraversandola con il corpo, vivendola nel tempo e nello spazio.

Come riportare oggi questa dimensione formativa nelle Scuole di architettura?

Nei Laboratori di Costruzione della Laurea Triennale in Progettazione dell’Architettura del Politecnico di Milano, il coordinamento didattico tra i docenti del gruppo ENVI-Reg organizza alcune uscite didattiche consistenti in visite ad architetture e/o quartieri e in sopralluoghi in cantieri edili. La dimensione concreta dell’architettura, della sua materia e della sua costruzione, viene così riportata al centro del programma didattico.

Quest’anno il tema dell’esercitazione progettuale del Laboratorio di Costruzione dell’Architettura è quello della “residenza universitaria”. Abbiamo quindi ritenuto importante portare gli studenti a visitare un edificio esemplare per tale destinazione funzionale. Nel mese di febbraio 2025, a inizio del semestre didattico, abbiamo organizzato una visita presso il Collegio di Milano, architettura progettata da Marco Zanuso negli anni Settanta. L’edificio, originariamente concepito come sede del Centro per l’assistenza finanziaria ai Paesi africani, è stato successivamente adattato a residenza universitaria, mantenendo intatta la sua valenza architettonica.​ La struttura si distingue per la sua pianta organica, che si apre su un parco di oltre 20.000 metri quadrati. Due bracci ospitano le camere degli studenti, dotate di terrazzini privati. Al centro della struttura, nell’innesto dei due bracci, si trovano i servizi comuni, tra cui hall, portineria e auditorium, disposti in uno spazio a doppia altezza. Le facciate, caratterizzate da un rivestimento in laterizio e dai volumi dei balconcini delle camere, conferiscono all’edificio un forte impatto plastico, richiamando alcune opere di James Stirling.

Gli studenti hanno così potato percepire in maniera diretta l’edificio, le scelte materiche, particolari costruttivi, misurare alcuni degli spazi che poi avrebbero dovuto progettare durante il semestre. Un esercizio di osservazione che dovrebbe essere praticato con continuità e curiosità. “L’architettura è come una grande scultura scavata nel cui interno l’uomo penetra e cammina” (Bruno Zevi, Saper vedere l’architettura, 1948).

Collegio di Milano, progetto di Marco Zanuso, 1971-1974.
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