UCTAT Newsletter n.84 – dicembre 2025
di Alessandro Ubertazzi
Di ritorno dalle lunghe vacanze che quest’anno mi sono concesso, il rientro in città è stato piuttosto insolito e perfino curioso: certe strade, la sera, avevano cominciato a mostrare le classiche luminarie che ci saremmo aspettati di vedere a ridosso del Natale e, più in generale, per le feste di fine anno.
Peraltro, già al mare, ai primi di settembre, avevo percepito alcuni sintomi del nuovo approccio ai festeggiamenti natalizi: la parete di ingresso ai principali Bagni di Levanto era stata infatti rivestita con quella “simpatica” tappezzeria di micro lampadine con le quali la tecnologia cinese consente di realizzare pareti festose. E, come per incanto, molti negozi e, soprattutto, molti ristoranti, hanno accolto con entusiasmo il suggerimento; perciò, luminarie e sandaline hanno cominciato a dilagare.
Per la verità, la frenetica corsa ad anticipare l’atmosfera del Bianco Natale non corrisponde affatto alla necessità di contribuire al raccoglimento e alla meditazione di temi sostanzialmente legati alla nostra tradizione religiosa quanto piuttosto alla volontà di ampliare pretestuosamente il mercato, di estendere indefinitamente la “magia”… della propensione a comprare regali che dimostrino i nostri affetti a parenti e amici.
La prepotente macchina del profitto, infatti, continua a inventare pretesti per indurci a comprare qualcosa, non importa cosa. Ad esempio, come se il Carnevale non bastasse (dato che è Carnevale tutto l’anno), qualcuno ha pensato bene di introdurre Halloween: ma ce n’era veramente bisogno? E poi è stato inventato il Black Friday, anzi, una intera black week che si aggiunge alla logica dei “saldi” che ormai le Leggi vigenti non riescono ad arginare, ecc. ecc.
Perfino l’emblematico “uovo di Pasqua” è stato sdoganato e proposto ai bambini di tutto il mondo, per tutto l’anno, perdendo così completamente il tradizionale aggancio simbolico con la rinascita della natura dopo l’inverno, in cui le galline fanno più volentieri le uova. In un certo senso, adesso è Pasqua tutto l’anno o, meglio, la Pasqua sta per essere ineluttabilmente declassata e presto, se andiamo avanti cosí, cancellata!
Se è vero che il settore del commercio cerca i suoi legittimi spazi, ciò non può avvenire a scapito della normale vita nelle città e dei consueti ritmi della società: in questo senso, l’atmosfera da “paese dei balocchi” costituisce il modo più becero per dimenticare le difficoltà reali che attanagliano la gente comune, una sorta di oppio per confondere le idee affinché tutti si rechino festevoli a spendere.
Comunque presto sarà davvero Natale!
Personalmente ricordo quanto era bello, da bambino, contare i giorni che precedono l’arrivo di Babbo Natale o di Gesù Bambino aprendo, ad esempio, ogni giorno, una finestrella del Calendario per l’Avvento (peraltro di tradizione nordica) confortati dal caldo fisico e morale della nostra casa.
Ricordo la città imbiancata di neve che attutiva tutti i rumori delle strade, puliva l’aria e contribuiva al raccoglimento e al trionfo degli affetti, almeno una volta l’anno.
Se il commercio dilaga nelle città appropriandosi delle atmosfere che scandivano da secoli la vita occidentale, almeno facciamo in modo di non cancellarle!






