UCTAT Newsletter n.24 – giugno 2020
di Elena Mussinelli e Roberto Bolici
Con questo contributo si intende fornire alcune indicazioni di metodo circa i criteri che possono consentire di individuare gli interventi più significativi, necessari e in alcuni casi anche urgenti, per dare effettivamente avvio a una sistematica riqualificazione delle periferie milanesi. Periferie messe programmaticamente al centro delle politiche di questa amministrazione, ma poi destinatarie di azioni molto limitate e prevalentemente congiuturali.
Gli obiettivi prioritari da perseguire nel contesto degli spazi pubblici periferici attengono principalmente a quattro aree di intervento:
- quella finalizzata a garantire una maggiore fruibilità degli spazi, in termini sia di accessibilità fisica, sia di dotazione di servizi e attrezzature;
- quella funzionale a un significativo miglioramento della qualità ambientale, del confort e della salubrità dello spazio urbano;
- quella riferita al decoro, ovvero alle necessità di cura e manutenzione continua dei luoghi;
- e infine quella riferita al tema della sicurezza ambientale reale e percepita.
Queste diverse aree di intervento sono tra loro collegate, e ogni progetto dovrebbe prevedere soluzioni che valorizzano e integrano le diverse soluzioni in chiave di multifunzionalità.
L’amministrazione milanese ha in corso il Piano ForestaMi, promosso attraverso un sito internet dove sono presenti quattro mappe statiche a scala metropolitana, illeggibili, e qualche foto dei nuovi impianti. Periodici aggiornamenti sull’avanzamento delle piantumazioni sono pubblicati sul sito del Comune: tra il 2018 e il 2019 833 alberi sparsi nel Municipio 4, 362 nel Municipio 5, 158 nel Municipio 3, e così via.
Sembra scontato domandarsi se un piano così ambizioso – 3 milioni di nuovi alberi nell’area metropolitana entro il 2030 – debba procedere in questo modo, sulla base di prefigurazioni progettuali a dir poco elementari quali quelle presentate nel documento “Piano piantumazioni. Anno agronomico 2019-20” (vedasi il Giardino dell’Esplanade nel Municipio 9), ove non sono resi pubblici né dati analitici circa le criticità e le necessità dei diversi contesti, né specifiche valutazioni predittive circa l’efficacia ambientale delle soluzioni proposte.
Proposte che non colgono l’opportunità di interventi più organici, che integrino le scelte di impianto di nuove alberature a proposte di riqualificazione più articolate e site specific, e che palesano quella sostanziale “debolezza ideativa” di cui parla Paolo Corda su ArcipelagoMilano (https://www.arcipelagomilano.org/archives/56358) con riferimento ai recenti interventi del Comune per la ciclabilità di corso Buens Aires, rilanciando invece l’intelligente proposta della formazione di “isole ambientali” organicamente individuate nei diversi quartieri in funzione delle loro caratteristiche morfo-tipologiche, superando una limitante concezione settoriale.
Perché quindi non riorientare l’impegno e le risorse messi in campo per il progetto di riapertura dei Navigli verso azioni strutturali di rigenerazione delle periferie? Con un programma articolato sul breve, medio e lungo termine per l’attuazione di organici piani di riqualificazione dello spazio pubblico per ogni isola ambientale individuata di concerto coi Municipi.
Isole ambientali nelle quali ad esempio avviare sistematiche azioni di depalificazione e riordino dello spazio pubblico, con la rimozione di tutti i manufatti inutilizzati, inutili o impropri. Cogliendo l’occasione anche per una azione di pulizia integrale di tag e graffiti, da ripetersi in modo programmato nel tempo, a disincentivare ulteriori vandalismi.
Posizionando le pensiline del trasporto pubblico presso tutte le fermate dove ancora mancano, per proteggere l’utenza dalle intemperie, verificando la loro facile accessibilità e visibilità, anche per ragioni di sicurezza.
Con la sistemazione di tutti gli attraversamenti pedonali dove si verificano regolarmente allagamenti, anche in occasione di piogge di portata non particolarmente rilevante. Anche i marciapiedi, come le strade, versano spesso in uno stato manutentivo pessimo, con buche e sconnessioni pericolose, non solo per le persone anziane. Allora anche qui interventi sistematici e integrati di ripristino e manutenzione, che potrebbero per esempio cogliere l’occasione per estendere il sistema della pedonalità, verificandone l’accessibilità e riconfigurandolo secondo un disegno spazialmente chiaro, riconoscibile e coerente con la storia e i caratteri del contesto. Magari anche sperimentando in modo puntuale e in base all’effettiva necessità, nuove soluzioni di pavimentazione (a basso impatto ambientale, drenanti, inerbite, fotocatalitiche, ad alto albedo, raffrescanti, ecc.), come già avviene in molte città europee.
Piantando sì nuovi alberi e arbusti dove possibile, ma soprattutto dove necessario, ad esempio per l’ombreggiamento estivo di spazi e percorsi pubblici ove potenziare la fruizione, sistemando intelligentemente panchine e aree per la sosta, il gioco e lo sport, completandone l’attrezzamento con adeguati sistemi per l’illuminazione serale e notturna.
In questo modo stanno operando tante città europee – Barcellona, Saragozza, Nantes, Lione, Parigi, Zurigo, Rotterdam, Copenaghen e molte altre – nelle quali la riqualificazione dei brownfield e dello spazio pubblico è guidata della pubblica amministrazione e improntata da obiettivi e criteri di incremento della qualità fruitiva e ambientale, con una visione strategica orientata a mitigare in modo integrato e sistematico le problematiche relative alla gestione delle acque, all’inquinamento acustico e atmosferico, all’isola di calore. Con interventi supportati da metodologie rigorose e scientificamente validate di analisi, simulazione e controllo dei benefici conseguibili, necessari anche per un consapevole coinvolgimento dei cittadini nelle scelte progettuali.

Progetto “The Outlook Tower” di: Fabrizio Schiaffonati, Luca Baio, Giovanni Castaldo, Sara Cecilia Ferrari, Matteo Gambaro, Martino Mocchi, Raffaella Riva, Andrea Tartaglia