UCTAT Newsletter n.84 – dicembre 2025
di Martina Mulinacci
In questo periodo dell’anno è naturale soffermarsi a riflettere sulle esperienze vissute e sugli obiettivi raggiunti, sia per tirare le somme e condurre un’analisi critica, sia per richiamare alla memoria momenti ed esperienze significative. Tra queste non può mancare RE-LIVE 2025, il workshop organizzato dalla Società Italiana di Tecnologia dell’Architettura (SITdA) che, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, ha proposto un viaggio studio ospitato dalla Universidad Politécnica de Madrid (UPM), proponendo come tema Re–generate spaces for a liveable and accessible urban environment: a new inclusive housing complex in Madrid.
Il viaggio-studio, svoltosi nei giorni 22, 23 e 24 ottobre, ha avuto come obiettivo quello di promuovere un dialogo sul ruolo della Progettazione Tecnologica e Ambientale dell’Architettura nei processi di rigenerazione urbana, in continuità con la visione di SITdA di coinvolgere giovani progettiste e progettisti in contesti di lavoro inediti. La partecipazione prevedeva la costituzione di più gruppi di lavoro composti da progettisti under 40, tutor e senior consultant, provenienti da almeno due università, italiane o internazionali. A ciascun gruppo è stato richiesto lo sviluppo di un concept progettuale sul tema della residenza, con particolare riferimento a nuovi interventi di edilizia residenziale nell’area di Nuevo Mahou-Calderón nel contesto di Madrid Río.
All’arrivo in città, i partecipanti, dopo i saluti istituzionali, sono stati accompagnati sull’area di progetto e hanno avuto modo di confrontarsi con stakeholder, referenti dell’UPM e professionisti locali. Questo primo momento di scambio ha consentito di entrare in contatto diretto con la realtà del quartiere, che oggi si configura prevalentemente come area dormitorio, caratterizzata da una carenza di spazi verdi e di servizi di prossimità. L’associazione cittadina ha raccontato di come le dinamiche di speculazione edilizia abbiano progressivamente impoverito la comunità locale, portando alla perdita del mercato rionale e dello stadio. A oggi rimangono soprattutto grandi viali ad alta percorrenza spesso trafficati. Un’occasione mancata riguarda anche il progetto del fiume Madrid Río: se da un lato è presente una passerella pedonale sopraelevata, dall’altro il trattamento degli spazi a terra, prevalentemente in sabbia, la difficile accessibilità e la scarsa percezione del corso d’acqua, uniti all’assenza di ponti pedonali per l’attraversamento, ne limita fortemente il potenziale.
In questo contesto, le possibilità di riflessione sullo spazio e sul lotto proposto dal bando di SITdA, sono state numerose e le problematiche emerse risultano sorprendentemente simili a quelle che incontriamo nelle città italiane.
Il giorno successivo i team hanno lavorato in autonomia, confrontandosi con Community Advisor e consultant. Questo incontro tra i giovani progettisti e i docenti dell’UPM e dell’UPV ha permesso di mettere a fuoco differenze significative tra l’approccio urbanistico spagnolo e quello del contesto italiano. In Spagna l’attenzione si concentra meno su modelli di abitare condivisi e più sulla qualità dello spazio pubblico come estensione dell’abitare: spazi aperti fruibili, servizi di prossimità, attività commerciali e luoghi capaci di generare vita urbana.
A rendere questo scambio particolarmente efficace è stata anche la composizione eterogenea del gruppo di lavoro: progettisti provenienti da quattro città (Milano, Roma, Madrid e Valencia), con età, competenze e approcci differenti, hanno permesso di affrontare il progetto secondo un’ottica più ampia e integrata. Le proposte sono così maturate tenendo insieme aspetti architettonici e strutturali, temi di progettazione ambientale e questioni legate alla fattibilità economica e modelli di finanziamento. Differenze culturali e disciplinari non sono state un limite, ma uno strumento di crescita condivisa.
Nel pomeriggio, i gruppi hanno avuto poi modo di visitare alcuni studi di architettura di Madrid, vivendo un ulteriore momento di paragone con professionisti del settore e riscontrando numerosi punti di contatto.
L’esperienza del workshop si è conclusa con la presentazione finale, da parte di tutti i gruppi presenti, dei concept e delle strategie progettuali a stakeholder, al comitato di quartiere, ai referenti dell’UPM e ai rappresentanti del Comune di Madrid. A seguito delle presentazioni, si è aperto un dialogo costruttivo che ha messo in luce punti di forza e criticità delle proposte, orientando i gruppi verso un approccio più integrato e ponendo ancora l’attenzione sull’importanza della vita di quartiere. È stato inoltre particolarmente apprezzato come, in tutti i progetti proposti, le questioni ambientali fossero poste come elemento prioritario, rappresentando un tratto distintivo rispetto all’approccio attualmente diffuso nel contesto spagnolo.
La call for partecipation di RE-LIVE non è terminata con il rientro a casa, ma è proseguita sia in presenza sia su Teams, dove il dialogo tra progettisti e consultant è continuato, permettendo di sviluppare ulteriormente il progetto. Forte dell’esperienza maturata a Madrid, il lavoro ha attraversato fasi di revisione, ripensamento e approfondimento critico.
L’esito della call ha portato alla definizione di una proposta progettuale capace di introdurre elementi di innovazione all’interno della visione spagnola, rispettando il contesto e gli usi consolidati ma proponendo al contempo un modello flessibile per la città. Un’attenzione particolare è stata dedicata al rapporto con lo spazio pubblico e ai temi della sostenibilità economica e ambientale. Il lavoro congiunto operato anche sugli aspetti compositivi e architettonici ha infine orientato il progetto verso soluzioni che, pur introducendo tecniche meno consuete per il contesto madrileno, si sono dimostrate efficaci e coerenti.
RE-LIVE 2025 si è confermato come un processo di lavoro concreto, andando oltre il tempo e lo spazio del viaggio a Madrid. Il valore dell’esperienza risiede nell’aver costruito un terreno comune di confronto tra competenze, culture e approcci differenti, restituendo una proposta credibile, trasferibile e, soprattutto, un metodo di lavoro che supera il singolo progetto.

