Progetto domestico

UCTAT Newsletter n.83 – NOVEMBRE 2025

di Massimiliano Gamba

Da sempre ricerco nel progetto la possibilità di andare oltre la pratica del costruire: fare spazio all’anima del progetto, creare ambienti che nascono da un gesto sincero, da un’intenzione chiara, da una visione consapevole, alla ricerca di una “bellezza secondo misura”, che è proprio di una bellezza che non eccede, ma che si esprime nella sua genuinità consapevole.

Diceva Platone: “Il bello è lo splendore del vero”, per questo mi auguro che le mie opere vengano apprezzate per i valori di autenticità e bellezza che le hanno ispirate.

In un tempo dominato dalla velocità e dall’immagine, il valore dell’autenticità rappresenta un atto di resistenza. È la casa che racconta senza ostentare, che mostra senza esibirsi.

L’autenticità diventa allora il primo valore di riferimento, assoluto e onnicomprensivo, globale e severo. Che non ammette scorciatoie né eccezioni: un progetto è autentico solo se tutto ciò che lo compone risponde a una verità interna, coerente, riconoscibile. Non si può fingere la sincerità di uno spazio: si può solo crearla o tradirla. E tradirla significa consegnare all’abitare qualcosa che non è realmente vivo, qualcosa che sembra, ma non è, qualcosa che appare senza essere.

In una casa autentica, la bellezza nasce dal rispetto del vero: la forma non sovrasta, la funzione non inganna, la luce non finge. Un principio che ordina lo spazio, plasma l’esperienza e accoglie la vita.

L’autenticità non teme il tempo: anzi, lo accoglie come parte del suo linguaggio. Ogni segno del tempo diventa testimonianza, memoria viva dell’abitare. La patina del tempo è una forma di bellezza vissuta.

E così la casa autentica non teme il tempo: lo accoglie, lo misura, lo trasforma in memoria viva. Non è costruita per essere bella solo oggi, né per seguire la moda effimera di un momento: nasce per durare, per accompagnare la vita nei suoi cicli, nei suoi gesti quotidiani, nei suoi cambiamenti. Ogni stanza, ogni angolo, ogni dettaglio è pensato per resistere al passaggio degli anni senza perdere la propria verità.

Il tempo scorre, certo: le stagioni si succedono, le persone crescono, cambiano, si allontanano o si incontrano di nuovo. Ma una casa autentica non è un contenitore passivo; è uno spazio che sa trasformarsi insieme a chi lo abita, senza tradire la propria essenza. Le pareti custodiscono la memoria di conversazioni, risate, abbracci, piccoli drammi quotidiani. I pavimenti portano i segni dei passi e delle corse, delle danze improvvisate. Tutto ciò che accade in essa si stratifica, creando una storia palpabile, invisibile agli occhi ma percepibile nell’atmosfera.

Il tempo passa, e con esso la vita: nascono nuovi amori, si consumano piccole delusioni, si celebrano gioie improvvise. La casa autentica resta, testimone silenziosa e partecipe, confermando ogni giorno che la costruzione più preziosa non è quella delle mura, ma quella dell’esperienza abitata. È lì, nell’incontro tra permanenza e cambiamento, che si misura la sua autenticità: una casa che vive con chi la vive, che sopravvive alle mode e che continua a essere vera, bella, accogliente, anche quando gli anni hanno lasciato i loro segni.

In fondo, abitare una casa autentica significa percepire il tempo in maniera diversa: non come qualcosa che consuma, ma come qualcosa che arricchisce, stratifica, rende profonda ogni esperienza, ogni gesto. Significa anche riconoscere che ciò che rende una casa veramente viva è la vita che vi scorre dentro, l’amore che vi si manifesta e si deposita. E in questo, l’autenticità si mostra nella sua forma più potente.

È in questo incontro tra permanenza e accadere, tra struttura e sentimento, che ogni progetto raggiunge la sua vera autenticità: non nella perfezione degli elementi, ma nell’equilibrio fragile tra intenzione progettuale e libertà della vita. Ogni dettaglio della costruzione sostiene ciò che accade: quando gli affetti si manifestano, quando la quotidianità si svolge, si capisce che tutto il resto — ogni compromesso, ogni calcolo, ogni scelta tecnica — ha trovato la sua ragion d’essere: prevedere lo svolgersi della vita nella casa, preparare la scena, allestire uno spazio di vita quotidiana, di intimità, dove permettere che una certa cosa accada, apparecchiare la tavola, abbracciarsi. È così che ogni progetto domestico si arricchisce di persone, fatti privati, amori e pentimenti, che si sovrappongono a questioni tecniche di umidità, di colore e di materia per prevalere e riconfermare ogni volta che la vita e l’amore sono più forti della costruzione.

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