UCTAT Newsletter n.62 – DICEMBRE 2023
di Giovanna Gabetta
Che proponimenti possiamo fare per il prossimo anno? Mi sono data da fare per trovare un messaggio di speranza, ma non posso dimenticare che ci troviamo in un momento cruciale, in cui le questioni legate all’energia e all’ambiente stanno diventando fondamentali.
Ho anche l’impressione negli ultimi tempi che tendiamo un po’ tutti a criticare senza proporre alternative, a lamentarci e ad aspettare aiuto da fuori. Invece mi piacerebbe cercare di ragionare su cosa si potrebbe fare con le nostre forze, senza bisogno di rifiutare gli aiuti quando ci sono. Fare da soli? Direi di no, mi sono sbagliata: non da soli ma come comunità. E questo è il primo augurio: imparare a fare progetti, progetti partecipati e “dal basso”.
Uno spunto di discussione ci viene offerto dalla P2P Foundation[1], che propone un modello indicato dalla parola inglese “Commons”. Ho faticato a capire questo termine e soprattutto a trovare una traduzione precisa. Con l’aiuto di un amico posso indicare questa:
Commons = Risorsa gestita dalla comunità che la utilizza, secondo le regole di questa comunità.
Si tratta di un approccio comunitario all’economia che secondo alcuni punti di vista può richiamare l’Età dei Comuni in Italia. All’epoca dei Comuni, l’Italia era leader economico dell’Europa occidentale, soprattutto per la sua abilità nella fabbricazione di prodotti in lana. La disponibilità di denaro ottenuto dal commercio ha consentito non solo lo sviluppo dell’economia, con la nascita di istituzioni moderne come le banche, ma anche la crescita della società più alfabetizzata del mondo. Nel Nord e Centro Italia a quell’epoca più di un terzo della popolazione maschile (e una piccola ma significativa percentuale di donne) poteva leggere. Le donne erano favorite dal fatto che spesso i mariti dovevano viaggiare per molto tempo, lasciando loro la responsabilità dell’azienda. Le nuove forme di contabilità sviluppate allora per il commercio hanno migliorato anche la conoscenza della matematica applicata al business. Nelle epoche successive, l’invenzione della stampa favorì ulteriormente la diffusione dell’alfabetizzazione (non per le donne, ma questa è un’altra storia).
Dopo più di cinquecento anni da allora, l’umanità si deve preparare ad affrontare grossi problemi nel prossimo futuro, poiché – come ho già avuto occasione di spiegare – l’attuale prosperità è principalmente legata alla disponibilità di energia a basso prezzo, disponibilità che non può continuare. Molti autori prevedono difficoltà in campo sociale ed economico, qualcuno arriva a ipotizzare un crollo improvviso della nostra civiltà. La maggior parte delle persone però ha fiducia nella tecnologia, che – secondo loro – ci permetterà di non rinunciare al benessere. Vedremo.
Oggi mi interessa ricordare che la prosperità diffusa ha permesso a sempre più persone di essere istruite e crescere in maturità e competenza. Molte nuove possibilità possono aprirsi, se impariamo un uso migliore di tutte le risorse, comprese quelle immateriali, cioè soprattutto la conoscenza. Serve anche passare dalla competizione alla cooperazione, con l’obiettivo di sfruttare le capacità di tutti. Dice nel suo blog il geologo Arthur Berman: “Dovremmo capire dalla guerra in Ucraina che la cooperazione nel campo dell’energia è molto più importante delle dispute territoriali o ideologiche”. Nel mio piccolo, e per quel che vale, sono d’accordo con Art Berman e faccio di questa frase il mio augurio per il prossimo anno.
[1] https://p2pfoundation.net/the-p2pf-library
