UCTAT Newsletter n.82 – ottobre 2025
di Raffaella Riva
A Ponte Lambro, venticinque anni dopo gli Stati Generali delle Periferie – quando Renzo Piano, nel suo ruolo di Ambasciatore Unesco per le Aree Urbane, firmava il progetto del Laboratorio di Quartiere – si torna a discutere di futuro.
Venticinque anni in cui il quartiere non è certo rimasto fermo, ma durante i quali scelte a volte fuori scala o non pienamente condivise con la comunità hanno lasciato ferite nel tessuto urbano, alimentando situazioni di degrado e disagio sociale. Venticinque anni che hanno visto anche interventi di riqualificazione edilizia e urbana, ma permangono ancora oggi molte situazioni irrisolte – il completamento del progetto Piano, la destinazione dell’ex aula bunker che negli anni ’80 ha preso il posto della scuola media non più agibile, il riuso del Molino Spazzola da anni in stato di abbandono, la riattivazione del mercato comunale oggi ampiamente sottoutilizzato, la difficoltà di accesso pubblico al parco Serrati, i collegamenti ciclopedonali con il centro di Milano e con San Donato, l’accesso al fiume negato da un sistema di orti in parte abusivi e dalla mancata manutenzione delle sponde, la carenza di trasporti pubblici, per fare solo alcuni esempi – con problemi anche di sicurezza per i frequenti allagamenti dovuti a un sistema fognario inadeguato a sopportare le pressioni date del cambiamento climatico.
Il risultato più evidente è stata la progressiva perdita di fiducia della popolazione rispetto agli organi centrali di governo della città, percepita come distante e poco attenta ai bisogni del quartiere.
Dal 29 settembre al 1° ottobre presso la Casa di Quartiere del Municipio 4 ne hanno discusso il Comune e il Politecnico di Milano confrontandosi con persone, associazioni, esperti di riqualificazione e imprese operanti nel quartiere.
“Meet Ponte Lambro / Incontrare Ponte Lambro” ha rappresentato l’avvio operativo del progetto Horizon Europe Utopize, che promuove nuovi modelli di governance urbana collaborativa, partecipata e rigenerativa, orientati alla trasformazione sostenibile degli spazi pubblici, in linea con i principi del New European Bauhaus. Attraverso l’apporto di più discipline, Utopize vuole integrare tecnologie digitali e pratiche di co-progettazione, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo attivo delle comunità locali nei processi decisionali, attuativi e di cura degli spazi pubblici.
Il progetto Utopize è iniziato lo scorso 1° maggio e terminerà il 15 aprile 2028, con un investimento di 3,9 milioni di euro da parte dell’Unione Europea che finanzieranno non opere ma strumenti e percorsi di co-progettazione. Vede la collaborazione di 13 partner da 8 diversi Paesi (Portogallo, Italia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria, Belgio, Polonia). Per l’Italia partecipano il Comune di Milano con Christina Paci, referente di Milano Cambia Aria e Marco Mazziotti, Dirigente Fondi Ue Diretti, e il Politecnico di Milano Dipartimento ABC con Raffaella Brumana, coordinatrice, Fabrizio Banfi, project manager, Giovanni Castaldo membro della General Assembly del progetto, Elena Mussinelli, coordinatrice dell’unità di ricerca Envi-Reg, Roberto Bolici, Davide Cerati, Daniele Fanzini, Matteo Gambaro, Raffaella Riva, ricercatori, con la collaborazione di Fabrizio Schiaffonati e Andrea Tartaglia.
Il quartiere di Ponte Lambro è individuato come caso pilota, insieme alle realtà di Penacova in Portogallo e Karlskova in Svezia.
Nelle prime due giornate di meeting a Ponte Lambro, in analogia a quanto fatto negli altri contesti pilota, sono state organizzate sessioni di lavoro di mezza giornata, tra loro analoghe ma rivolte a diverse categorie di partecipanti (autorità pubbliche, accademici ed esperti, imprenditori, associazioni, società civile e comunità).
Ciascuna sessione di lavoro si è aperta con una presentazione del progetto Utopize da parte di Mauritius Duarte di Volcano (società di consulenza danese specializzata nella creazione di spazi comunitari), coordinatore di questa fase del progetto, un inquadramento del contesto di Ponte Lambro da parte del Comune e del Politecnico di Milano con uno sguardo anche ai progetti viabilistici e ambientali in essere, e successivi momenti di confronto e dibattito, sia strutturati con interventi liberi a valle delle presentazioni, sia raccolti in tavoli di lavoro facilitati da esperti in attivazione di processi partecipativi.
Agli intervenuti ai tavoli, circa una ventina di persone per ogni sessione, è stato chiesto di compilare una “mappa dell’empatia” vestendo i panni di se stessi o di un ipotetico altro utente degli spazi pubblici di Ponte Lambro, descrivendo attraverso i sensi ciò che ora c’è, ciò che manca, le aspettative per il futuro e come ci si immagina possa cambiare il quartiere.
Tutti sono inoltre stati chiamati a “mappare gli stakeholder” del territorio riflettendo anche su quale sia il loro grado di influenza nelle scelte di trasformazione e di interesse rispetto all’area.
Infine in un momento di “brainstorming” e “brainstorming inverso” si è riflettuto sull’importanza della partecipazione nei processi di sviluppo urbano e su quali ostacoli si oppongono all’attivazione di processi di partecipazione attiva dei cittadini, nell’ottica di valutare quali strategie possano essere maggiormente efficaci ed efficienti nel particolare contesto socio-culturale di Ponte Lambro.
La terza giornata, sempre articolata in due sessioni analoghe di lavoro, ha visto l’uscita sul territorio con una “passeggiata sensoriale” per immergersi nel paesaggio di Ponte Lambro, nel senso più pieno del termine, così come attribuito dalla Convenzione europea del paesaggio, ovvero di una parte di territorio così come percepita da una popolazione. Focalizzandosi su tre spazi aperti del quartiere – l’area agricola lungo la roggia Spazzola che costituisce il limite ovest dell’edificato, il parco Serrati racchiuso dagli interventi di edilizia residenziale pubblica degli anni ’70, e l’area a sud dell’Istituto Maugeri che accoglierà un biobacino di supporto alla rete idrica laddove il collettore fognario sottopassa il Lambro – il focus della passeggiata è stato raccogliere le percezioni dei partecipanti, attraverso la compilazione di specifiche mappe dell’empatia.
L’obiettivo degli incontri è stato duplice: da un lato presentare il programma Utopize a una prima selezione dei cittadini più attivi nella comunità, dall’altro, più rilevante ai fini dello sviluppo progettuale, raccogliere i contributi dai membri delle comunità riguardo ai loro bisogni, alle sfide e alle aspirazioni per la rigenerazione degli spazi pubblici.
Gli esiti hanno mostrato una disillusione dei cittadini rispetto all’Amministrazione comunale, con critiche costruttive su quanto promesso e rimasto solo sulla carta, con una convergenza dei partecipanti attorno ad alcuni temi chiave: l’isolamento fisico del quartiere rispetto alle realtà limitrofe, per una carenza di piste ciclopedonali e di trasporto pubblico soprattutto in orari notturni; la criticità idraulica con i frequenti fenomeni di allagamento che necessitano da un lato interventi infrastrutturali di contenimento del fenomeno e dall’altro maggior conoscenza delle procedure da adottare in caso di necessità; la scarsa valorizzazione del paesaggio con numerose strutture agricole in stato di abbandono o sottoutilizzo e la mancanza di percorsi che consentano di fruire del paesaggio agricolo; la mancanza di parcheggi e aree di sosta e la scarsa manutenzione del manto stradale, legata alla proprietà privata delle stesse; l’abbandono o sottoutilizzo di diversi edifici, così come il degrado di alcune aree; la sicurezza; la multiculturalità del quartiere che è certamente una ricchezza, ma che spesso non è adeguatamente gestita; la scarsità di luoghi per la cultura e l’aggregazione; il mancato accesso al fiume.
Sono inoltre emersi come punti di forza la presenza attiva di numerose associazioni, la chiara identità storica di borgo rurale indipendente e la volontà di prendersi cura del proprio territorio.
Per contro una debolezza rilevata è senza dubbio la mancanza di coordinamento tra numerose e diverse iniziative che potrebbero, se messe tra loro in rete, moltiplicare in modo esponenziale le ricadute positive sul territorio.
Da queste basi si dovrà partire per riannodare i fili del dibattito sul futuro del quartiere per arrivare in tempi contenuti a risultati tangibili di miglioramento della qualità della vita.
I prossimi passi di Utopize saranno la realizzazione di un Utopia Lab, ovvero uno spazio fisico dotato di strumentazioni digitali per la co-progettazione degli spazi pubblici, accompagnato da momenti di formazione e di incontro pubblico con tutta la comunità di Ponte Lambro, chiamata a partecipare attivamente al programma.
Per un approfondimento sul progetto Utopize, un aggiornamento sulle attività organizzate e sui risultati conseguiti si rimanda a:
https://www.comune.milano.it/web/milano-cambia-aria/progetti/utopize


