UCTAT Newsletter n.54 – marzo 2023
di Silvio La Corte
Elenchiamo di seguito quattro proposte che, ribadiamo, sono il minimo che una città metropolitana come Milano avrebbe dovuto mettere in cima ai suoi propositivi in vista dell’evento “Milano Cortina 2026”. Riteniamo imprescindibile ragionare in termini di città metropolitana, perché viceversa, assisteremmo semplicemente ad uno spostamento di ricchezza e di povertà, dalla perifieria al centro e viceversa. E poi, se non si ragionasse in questi termini rispetto ad un evento di tale portata, quale altro senso potrebbe avere il termine “città metropolitana”?
a) Blocco degli sfratti fino almeno a dicembre 2026
Il mercato immobiliare sebbene già proibitivo per una larga fascia di popolazione ha avuto un’impennata dei prezzi di vendita proprio in coincidenza dell’assegnazione dei giochi, Giugno ’19. A Sesto SG, fino al 2019 erano mediamente disponibili alla vendita circa 900 alloggi, oggi sono dimezzati, 450. La gente lascia Milano e viene nella città metropolitana proprio perché le case del capoluogo sono inavvicinabili. A cascata, anche i costi degli affitti sono schizzati alle stelle, e per chi non ce la fa, c’è lo sfratto, talvolta anche solo alla scadenza del contratto. Lasciar fare al libero mercato, che di libero ha solo il termine è sciaguratamente irresponsabile, tanto più dal momento che l’arricchimento della città capoluogo è a totale carico della collettività.
L’impatto delle Olimpiadi si manifesta in sempre più frequenti casistiche collettive, situate nella zona circostante Porta Romana: gli abitanti di un intero stabile in via Adige 3 (zona corso Lodi, a poche centinaia di metri dallo scalo), di proprietà dell’ATS Città metropolitana, sono sottoposti da alcune settimane a una raffica di sgomberi muscolari, privi di preavviso e di ufficiali giudiziari, dopo il mancato rinnovo dei contratti agli inquilini, e un complesso di 500 alloggi ex Enpam in via Sulmona (zona Corvetto) sono costrette in questi giorni dal fondo immobiliare Investire, per conto della proprietà, all’aut aut ultimativo tra vendita e scarsissime tutele per chi non può sostenere i nuovi canoni, situazione che riguarda peraltro anche altri complessi omologhi a Milano e nell’hinterland.
b) Ristrutturazione e assegnazione di tutti gli appartamenti pubblici entro dicembre 2026
In tutta la città metropolitana sono alcune decine di migliaia (!) gli appartamenti lasciati colpevolmente vuoti, abbandonati al degrado, sebbene siano il risultato di tasse pagate dalla collettività. Non ci sono parole adeguate per qualificare questa drammatica realtà. A prima vista potrebbe apparire un’opera titanica, ma ospitare le Olimpiadi che cos’è, se non questo? Le Olimpiadi, per definizione, sono giochi aperti a tutte le nazioni, sono giochi che non lasciano fuori nessuno, almeno nelle fasi eliminatorie. Mai più che in questo momento vale lo slogan “Se non ora quando?”.
c) Realizzazione di una rete di piste ciclabili protette di almeno 200 chilometri
Non passa giorno che non veniamo a conoscenza di un incidente, talvolta mortale, di chi usa la bicicletta, per andare al lavoro, a scuola, insomma per vivere. In una città metropolitana come la nostra, al centro di una vasta area chiusa su tre lati dai monti, con una ventilazione modesta se non nulla, sprecare milardi, sì miliardi, per nuove opere viarie, o di “adeguamento” ai nuovi flussi di traffico è semplicemente frutto di cecità politica. Per non contare le migliaia di persone morte in conseguenza dell’inquinamento prodotto da tali scelte. Chi crede che ad andare in bici siano gli snob, i perditempo, i cicloamatori è fuori dal mondo. In bici si muovono tutti, in particolare le fasce deboli per età, anziani e giovani, o per condizione economica. Capitolo a parte le donne, mediamente più povere, oberate da più impegni… le statistiche sono drammaticamente svelanti tali discriminazione. Di conseguenza, in percentuale, muoiono di più. Ma solo chi non usa la biciletta può pensare che fare una pista ciclabile voglia dire tirare una linea di gialla sul viale Monza. Siamo a Milano, non ad Amsterdam…
d) Realizzare almeno 200 spazi verdi aperti delle dimensioni minime di 50×50
I bimbi e le bimbe della nostra città metropolitana vivono una realtà drammatica. Uscite fuori da questo edificio, guardate in direzione di Corso Buenos Aires e vedrete delle gabbie, proprio gabbie, con reti alte 2 metri grandi come un campo di pallavolo dove 20, 25 ragazzini corrono dietro una palla. Nuove gabbie sono state posizionate sopra lo scorrere della nuova linea metropolitana verso Linate. La carenza di attività motoria, per mancanza di spazi liberi o per condizione economica crea obesità, depressione, disturbi di attenzione, disturbi psicosomatici, comportamenti antisociali, fino al suicidio (“Libera lo sport” in occasione di “Contromafie”, “Il libro bianco dello sport italiano”, CONI 2012…).