Ricordo di Alberto Magnaghi

UCTAT Newsletter n.59 – SETTEMBRE 2023

di Fabrizio Schiaffonati

Il 21 settembre 2023 è mancato Alberto Magnaghi. Volevo ritrovare il libretto sulla sua detenzione dal ’79 all’83 a San Vittore e Rebibbia. Non avevo idea dove fosse finito. Ho gettato lo sguardo e mi è subito capitato in mano. Pressoché invisibile con una costola di mezzo centimetro, “Un’idea di libertà” era tra “Vogliamo tutto” di Nanni Balestrini e il mio “Produzione e controllo del progetto”. Talvolta i libri ti cercano e a Magnaghi pensavo da ieri, quando ho saputo che se ne era andato.

Ho incominciato a rileggere la postfazione di Rossana Rossanda. Un lunghissimo verboso saggio, anche interessante, su un periodo tormentato pregno di ideologia e di apodittiche convinzioni. “La ragazza del secolo scorso” che era stata a Mosca e come dice Enzo Bettiza “non si era accorta di nulla”.

Poi ho letto Magnaghi. Una sobrietà diaristica, nessun compiacimento o autocommiserazione, una umanità che trascende ogni sbrigativa convinzione. Mi ha colpito. Semplice, senza alcuna iattanza e livore, dignitoso nella sofferenza. Era lui, come quando si parlava, con la politica come categoria esistenziale, un approccio che non poteva essere laico perché era totalizzante e mai mondano. Per questo era affascinante, ma mai indottrinante. Ho pensato anche alla sua formazione cattolica e al suo funerale nella chiesa di Scaletta Uzzanese.

Per gli architetti non accademici Magnaghi è stato importante, per noi Tecnologi fondamentale, anche se poi era andato su altre strade. Allievo di Giuseppe Ciribini è stato tra i primi studiosi dell’approccio metaprogettuale. Fondamentale il suo libro dell’Aire pubblicato da Franco Angeli.
Anticipatore, anche sui temi ambientali e del paesaggio. Per questo così lontano da ogni consolante narrazione dell’urbanistica e dell’architettura.

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