UCTAT Newsletter n.77 – aprile 2025
di Angelo Rabuffetti
Ho avuto modo, nei giorni scorsi, di partecipare al seminario dal titolo “La fabbrica del vapore” promosso dal Gruppo di ricerca ENVI-Reg, Osservatorio sulla Rigenerazione Ambientale – Dipartimento ABC del Politecnico di Milano con l’Associazione culturale Urban Curator TAT, nella sala Spazio Educafè il giorno primo aprile 2025. Il Seminario è stato introdotto dalla proiezione del film “La Fabbrica del Vapore”. Era presente il regista e architetto Prof. Ettore Pasculli, il quale ha illustrato l’ambientazione, il luogo, il tempo, lo spazio, la poesia ma anche la situazione presente nella Milano degli anni novanta proprio all’interno di questo storico sito con situazioni di degrado, trascuratezza, superficialità e, soprattutto, tentativi encomiabili di formulare nuovi approcci all’arte e alla cultura.
Un tempo, più precisamente all’inizio del ventesimo secolo, la Fabbrica del Vapore, è stata una importante industria specializzata nella costruzione di materiale rotabile, carrozze e tram e si chiamava “Carminati Toselli” fallita nel 1935 e da allora i fabbricati sono stati abbandonati e degradati. Oggi la Fabbrica del Vapore, dopo attenta rigenerazione e recupero degli spazi originari e dei manufatti in cotto lombardo, è uno spazio di proprietà del Comune di Milano gestito dalla Direzione Cultura – Unità Progetti Speciali e Fabbrica del Vapore ed è un luogo di promozione della creatività giovanile, di intrattenimento e aggregazione con eventi, mostre e manifestazioni culturali.
Pasculli ha poi parlato dell’importanza della conservazione della memoria che, a mio avviso, è la sommatoria di esperienza, tradizione, storia, cultura, lesson learned, errori commessi ma riconosciuti come tali e ben chiaro il proponimento forte di evitarli e non più commetterli in futuro. La memoria è importante, è la base fondativa della nostra società. Ma non dobbiamo metterla, per conservarla, in un “cassetto dei ricordi” o meglio nella “valigia dei ricordi”. Dobbiamo metterla a frutto esattamente come ci insegna la parabola descritta nel Vangelo che ci dice di mettere e a disposizione di tutti i propri talenti.
Assieme a questo concetto Pasculli ha sperimentato la costruzione del lungometraggio con il sistema digitale che all’epoca ha rappresentato uno dei primi esempi di sperimentazione di nuovi approcci rivoluzionari in campo cinematografico. Possiamo affermare che tradizione e innovazione, in questo caso sono andati di pari passo in una ricerca che a lungo andare si è rivelata vincente. Oggi tutti i film, lungometraggi e cortometraggi sono costruiti digitalmente e non più con pellicole fotografiche a bagno di acido.
Ho, inoltre, avuto modo recentemente di incontrare l’Assessora alla Mobilità del Comune di Milano in un incontro di quartiere al fine di rendere partecipe l’Amministrazione Pubblica e sottolineare con forza, le difficoltà piccole e grandi che si incontrano/scontrano oggi per le strade di Milano che certamente non è la Milano degli anni novanta descritte nel lungometraggio. È una Milano migliorata sotto molti punti di vista ma su cui c’è ancora tanto da lavorare, lottare e conquistare.
Le domande che sono state rivolte all’Assessora, però, erano le solite domande che riguardavano sostanzialmente la “cura del proprio orticello”. Alcune di esse: perché non c’è più il parcheggio sotto la MIA casa per mettere la MIA automobile, perché quella strada è stata ristretta ad una sola corsia, perché è stato istituito il senso unico che mi costringe ad un lungo giro, perché l’istituzione della zona B e la zona C e perché mettere il limite a trenta km orari?
L’Assessora ha raccolto tutte queste domande e ha dato una risposta significativa ed emblematica: La Milano di oggi, anche se ritenuta migliore della Milano di trenta anni fa, non sarà la Milano futura del prossimo quinquennio. Tra cinque anni il traffico e l’uso indiscriminato di autoveicoli privati non sarà affatto quello di oggi. Sarà molto attenuato, anche sulla scorta di quello che è stato sperimentato, accettato ed entrato a far parte delle abitudini, nelle grandi città europee che sono avanti rispetto a noi. Per questo noi dobbiamo attrezzarci ed organizzarci per essere pronti alla nuova sfida. Dobbiamo essere un po’ più resilienti e abbandonare le abitudini attuali che ci fossilizzano, frenano e ci impediscono di proiettarci nel futuro.
Ci saranno taxi volanti senza tassisti ma governati dalla Intelligenza Artificiale la quale ci porterà, in tutta sicurezza ed economia, da un preciso punto della città ad un altro punto altrettanto preciso senza possibilità alcuna di errore. Ci saranno sistemi di automazione e informatizzazione per cui non sarà più necessario recarsi di persona in un determinato ufficio. Diventerà del tutto inutile la “città a quindici minuti” che significa avere a portata di mano tutti i servizi pubblici a quindici minuti di distanza a piedi dalla nostra residenza.
Niente è immutabile e perenne. Tutto cambia, si trasforma, si modifica e non è più come prima. Basterebbe visitare una città già vista a distanza di pochi anni. Non molti. Ne basterebbero dieci circa per non riconoscerla. “Ricordo che qui la strada era più larga. Laggiù c’era quel palazzo e adesso non c’è più!” e via dicendo in un continuo stupore e sorpresa per la trasformazione strisciante che solo chi non la abita e non la vive se ne accorge. Gli abitanti endemici non se ne accorgono tanto il cambiamento è lento….. ma costante, inevitabile e inesorabile. Non si può intervenire né modificare, è così e basta!
Nei miei settant’anni di “memoria” (esperienza, lesson learned, cultura, saggezza acquisita ecc.) faccio fatica ad accettare questa innovazione ma sono convinto che sarà inevitabile. Anni fa per scrivere una lettera usavo un foglio di carta, magari elegante e intestato, una penna stilografica oppure a sfera. Una volta finita e riletta la infilavo in una busta dove scrivevo l’indirizzo e applicavo un pezzettino di carta dentellata e adesiva e infine la infilavo in una cassetta di colore rosso posta in strada un po’ dappertutto. Oggi non so se ancora esistono queste cassette rosse. Vi stupirò ma devo dire che, oggi, sono perfettamente a mio agio con la moderna posta elettronica. Non sto a elencare tutti i punti positivi ma è sicuramente universalmente riconosciuto da tutti nessuno escluso. E domani, o meglio, tra cinque anni? Sarà ancora valido il pacchetto Office di Microsoft, Outlook, Google Chrome ecc. E le App?. Scriverò ancora gli articoli usando Word e il PC?. L’ingombrante Smartphone, che non sta in tasca comodamente e che si spezza in due quando ci si siede, sarà ancora lo strumento principe indispensabile, imprescindibile e insostituibile per la nostra vita?
Lo spirito del mio essere “ragazzino settantenne” mi spinge ad essere curioso e ansioso di conoscere come saranno i miei prossimi settant’anni per cui con la mano destra afferrerò la “valigia dei ricordi” e con la mano sinistra afferrerò la “valigia dei sogni”, mi porrò sul cucchiaio di una fantomatica catapulta e mi proietterò verso il futuro. L’esercizio dell’immaginazione e della creazione di qualcosa di innovativo, sperimentale, nuovo, veloce è caratteristico di chi non si arrende mai ma pone la sua intelligenza e saggezza nella ricerca usando soprattutto la fantasia tipica dei visionari e dei semplici curiosi.
Il futuro voglio costruirlo io e non lascialo costruire agli altri così non farò fatica ad accettarlo. “Ognuno di noi ha due vite: la prima con gli occhi aperti e la seconda con gli occhi chiusi: niente si sa, tutto si immagina….” come diceva il grande Federico Fellini.

