Rigenerazione natalizia

UCTAT Newsletter n.73 – dicembre 2024

di Marino Ferrari

In prossimità degli eventi natalizi che trasformano in parte il paesaggio urbano, come è mia abitudine, mi sono lasciato trasportare ad una bella composizione di Bach (Christmas oratorio BWV 248 per chi la volesse ascoltare), tentando di accostarla ad un’opera d’arte pittorica, senza comprenderne effettivamente il motivo. Poi mi è ritornata in mente la scomposizione di alcune opere pittoriche già praticata in passato con la conseguente lettura critica ed il commento secondo i dettami della teoria del campo e dei colori. E non so se sufficientemente convinto, considerando sia la teoria del campo sia la teoria del colore oramai in disuso negli insegnamenti. Poi la confusione si accentua di fronte al così detto paesaggio urbano che si “trasforma” durante queste festività. Di per sé il paesaggio, nella sua antica ed ancestrale accezione superata ormai dalla contemporaneità (la modernità mi dicono essere scomparsa), non potrei accostarlo a quello urbano il quale, anch’esso, ha la sua dinamicità, difficilmente ordinabile e catalogabile, ma diversamente strutturata. Sfuggono e si articolano i processi, si confondono i risultati. Alla fine, leggo dei 140 o più docenti e persone della cultura architettonica e urbanistica che chiedono ai parlamentari del nostro Governo, di non approvare la scellerata legge-condono degli abusi edilizi milanesi per essere poi e di fatto, legge nazionale. Nonostante la mia frequentazione milanese improntata alle vicissitudini dentro le contraddizioni urbane generali, quindi anche sociali, ho sempre considerato Milano una grande ed anche bella città di provincia. La sua “bellezza” risiede nell’evidente formale contraddizione: la bellezza è ricca di contraddizioni irrisolte, rinnovate sovente ma incapaci di assolversi. Del resto, agisce così anche il capitale: crea le contraddizioni e per cercare di risolverle ne crea delle altre. Leggendo le osservazioni critiche e molto critiche alla proposta, mi sono soffermato sulla “questione della rigenerazione urbana”, importante ma di fatto negata dalla prassi edilizia milanese; anzi, mi correggo, non negata ma abusata nel suo fraintendimento. Mi son chiesto se quando si accenna alla rigenerazione urbana sia ben chiaro il suo significato, anche istituzionale, ma soprattutto quello “urbano”. Temo che il significato attribuito sia proprio quello praticato. Ho sostenuto, nella mia modesta capacità intellettuale, che rigenerare debba acquisire un significato anche operativo ben diverso. Nella prassi, là dove si cita tale vocabolo, di fatto viene considerata, la rigenerazione come un intervento ” operato per sostituire il vecchio esistente con il nuovo“, nelle forme e nelle diverse dimensioni utilizzando gli strumenti operativi urbanistici esistenti: ovvero affermare che il cambiamento dell’organismo urbano passi attraverso l’utilizzo degli stessi strumenti ed i medesimi presupposti usati sino ad ora per generarlo, come se la ristrutturazione urbana, ad esempio, attuasse nel senso vero il processo rigenerativo della città. Purtroppo, per me ovviamente, rigenerare è ben altro, ovvero prendere gli elementi strutturali che hanno prodotto questa realtà e modificarli nel senso di una vera innovazione che porti con sé anche un cambiamento dei comportamenti progettuali e sociali. In sostanza un processo politico nel vero senso della parola, e quindi un processo che debba lasciare nel ripostiglio tutti i vecchi strumenti per dotarsi di nuovi ove per nuovi siano tutti da “inventare“. Ma per inventarli non ci vuole molto ingegno: si prendano quelli vecchi separandone il riciclabile, utilizzando il riutilizzabile, mandando alla discarica il rimanente. Costruire in sostanza un processo complesso forsanche faticoso, che però esprima nella prassi una estrema semplicità. Diversamente saranno i processi produttivi della città a rigenerarsi, nelle forme, affinché i processi del mercato si rinnovino alla “faccia delle torri cresciute nei cortili”. Nel frattempo, l’incombenza festiva ammanta i contrasti urbani ed attenua le sue implicazioni.

Villaggio Olimpico all’interno dell’ex scalo Romana, Milano.

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