UCTAT Newsletter n.73 – dicembre 2024
di Roberto Bolici
Il 5 dicembre scorso, il Politecnico di Milano ha ospitato il sesto appuntamento del Corso di Formazione Permanente «Qualità Ambientale e Bellezza della Città», un evento organizzato dal Gruppo di Ricerca ENVI-Reg del Dipartimento ABC in collaborazione con l’Associazione Culturale UCTAT.
L’incontro, dedicato al tema «Abitare lo Spazio Pubblico», ha visto la partecipazione della prof.ssa Eliana Cangelli, della Sapienza Università di Roma, e del prof. Mario Losasso, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, oltre al sottoscritto.
Il dialogo che ne è scaturito è stato particolarmente stimolante e significativo, anche grazie alla condivisione di un comune riferimento disciplinare: la «Progettazione Tecnologica e Ambientale dell’Architettura». Questa disciplina, essenziale per affrontare le sfide del nostro tempo, si distingue per la sua capacità di andare oltre la risposta alle necessità contingenti, configurandosi come uno strumento strategico per interpretare e affrontare questioni cruciali quali la sostenibilità, la qualità dell’ambiente costruito e le trasformazioni socioculturali che caratterizzano una società in continua evoluzione.
Tra gli argomenti affrontati, un tema di stringente attualità e rilevanza: il rapporto tra cambiamento climatico e spazio pubblico. Questo connubio, apparentemente distante, si rivela invece profondamente interconnesso con il contesto urbano. Nell’attuale scenario globale, segnato dal riscaldamento climatico e da fenomeni atmosferici estremi sempre più frequenti, lo spazio pubblico emerge come un elemento chiave dove queste sfide trovano manifestazione e richiedono risposte progettuali.
L’obiettivo è stato quello di superare una visione puramente fisica dello spazio pubblico, esplorando soluzioni che coniughino resilienza climatica, sostenibilità e inclusività, mantenendo al centro le persone e le comunità che vivono questi luoghi. Si è voluto comprendere come integrare esigenze sociali e necessità ambientali, immaginando uno spazio pubblico capace di fungere non solo da luogo di incontro o transito, ma anche da strumento attivo nella mitigazione e nell’adattamento al cambiamento climatico. Un approccio che mira a costruire città più resilienti, vivibili e capaci di rispondere alle sfide del futuro.
Il concetto di «abitare lo spazio pubblico»
Abitare lo spazio pubblico, è un concetto da intendersi come il modo in cui individui e comunità interagiscono con gli spazi urbani condivisi. Questi luoghi non si limitano alla mera funzione di passaggio, ma si trasformano in veri e propri scenari di vita, socializzazione, incontro e attività quotidiana.
Abitare lo spazio pubblico significa vivere attivamente questi ambienti, riconoscendoli non come semplici sfondi passivi, ma come contesti dinamici che influenzano profondamente la vita e le relazioni sociali di chi li attraversa e li utilizza. Questo approccio pone al centro il coinvolgimento attivo degli utenti, invitandoli a contribuire alla costruzione di spazi urbani che rispecchino e valorizzino le esigenze e le identità delle comunità che li abitano.
In particolare, «abitare» lo spazio pubblico va inteso come il superamento della sua semplice dimensione fisica, per riconoscerlo come un contesto dinamico e vitale. È in questi luoghi che le persone intrecciano relazioni, condividono esperienze e contribuiscono alla costruzione di un’identità collettiva.
Lo «spazio pubblico» non è una realtà statica, ma una vera e propria estensione della vita sociale e culturale, un palcoscenico in cui la comunità si esprime attraverso l’interazione quotidiana e la partecipazione ad eventi collettivi, diventando così un simbolo tangibile di appartenenza e condivisione.
Abitare lo spazio pubblico implica riconoscere il suo ruolo come specchio dell’identità di una città e dei suoi abitanti. Parchi, piazze e strade non sono solo infrastrutture funzionali, ma simboli tangibili che raccontano storie, creano legami e rappresentano il senso di appartenenza di una comunità. Essi fungono da catalizzatori per le relazioni umane, trasformandosi in nodi essenziali del tessuto sociale che sostengono e nutrono il vivere collettivo.
Questo atto di abitare richiede un’apertura universale: ogni individuo, indipendentemente dal proprio background culturale, dal proprio status sociale o dalle proprie abilità fisiche, deve poter accedere e vivere liberamente questi spazi. L’inclusività diventa così una condizione imprescindibile per progettare spazi che non siano solo utilizzabili, ma realmente vissuti da tutte le persone. Solo attraverso un progetto consapevole e inclusivo, lo spazio pubblico può trasformarsi in un luogo di incontro autentico, capace di rispecchiare la diversità e la ricchezza della società.
Inoltre, nell’attuale contesto globale, abitare lo spazio pubblico acquisisce una dimensione etica legata alla sostenibilità. L’uso condiviso di risorse comuni, come giardini, piazze e percorsi ciclabili, richiede un impegno collettivo per la loro tutela e cura. Questo senso di responsabilità condivisa non solo preserva il valore del bene pubblico, ma rafforza i legami comunitari, promuovendo una cultura del rispetto e della solidarietà.
Abitare lo spazio pubblico, in definitiva, significa vivere consapevolmente il proprio ruolo di cittadino in un ecosistema urbano, riconoscendo che questi luoghi, se ben progettati e curati, possono diventare strumenti potenti per rafforzare la coesione sociale, celebrare l’identità collettiva e promuovere un futuro più inclusivo e sostenibile.
Lo «spazio pubblico» tra trasformazione e progetto
Nel corso del tempo, gli spazi pubblici hanno subito una profonda trasformazione. Se in passato erano principalmente concepiti come luoghi di passaggio (strade, piazze, parchi, ecc.) destinati a funzioni prevalentemente utilitaristiche, oggi si sono evoluti in contesti più complessi, destinati alla socializzazione attiva, alla riflessione culturale e allo scambio sociale. Questa metamorfosi riflette i cambiamenti delle città moderne, che richiedono spazi pubblici capaci di rispondere a funzioni sempre più articolate.
Le piazze, ad esempio, non sono più solo punti di incontro casuali, ma scenari di eventi culturali e di aggregazione collettiva. I parchi, oltre a fornire aree verdi, si configurano come luoghi multifunzionali per attività sportive, ricreative e di comunità, richiedendo una riorganizzazione profonda per renderli non solo più sicuri, inclusivi e confortevoli, ma anche più rispondenti alle esigenze dei loro molteplici utenti.
In questo contesto, il coinvolgimento attivo degli utenti nel processo di progettazione degli spazi pubblici non è più un’opzione, ma una necessità. La co-progettazione rappresenta oggi un approccio indispensabile per garantire che tali luoghi rispecchino davvero i bisogni, i desideri e le identità delle comunità che li abitano.
Tuttavia, il vivere e l’abitare gli spazi pubblici porta con sé sfide significative, a cominciare dal conflitto d’uso. Gli spazi pubblici, infatti, spesso devono soddisfare esigenze differenti e, talvolta, contrastanti tra diverse categorie di utenti. È fondamentale, dunque, individuare soluzioni progettuali e gestionali che garantiscano un equilibrio tra tali necessità, evitando che alcune prevalgano a scapito di altre.
Un’altra sfida cruciale è rappresentata dalla sicurezza e dall’accessibilità. Abitare uno spazio pubblico significa poterlo vivere pienamente, ma ciò richiede una progettazione che assicuri visibilità, illuminazione adeguata, percorsi sicuri e un controllo sociale diffuso. Questi aspetti, oltre a garantire la sicurezza, contribuiscono a creare un senso di fiducia e accoglienza negli utenti, stimolandone la frequentazione.
Infine, la gestione degli spazi pubblici rappresenta un aspetto altrettanto determinante. Garantire una manutenzione efficiente, una pulizia costante, una cura del verde e la conservazione delle infrastrutture non è solo una questione tecnica, ma un elemento essenziale per mantenere alta la qualità e la fruibilità di questi luoghi. In questo ambito, il ruolo delle amministrazioni locali diventa centrale: la loro capacità di collaborare con i cittadini e di promuovere un uso responsabile e sostenibile degli spazi pubblici è la chiave per preservare questi luoghi come beni comuni.
Gli spazi pubblici, dunque, non sono semplicemente luoghi fisici, ma veri e propri laboratori di vita collettiva. Riuscire a superarne le sfide e a valorizzarne le potenzialità significa costruire città più vivibili, comunità più coese e, in ultima analisi, un futuro urbano più sostenibile e inclusivo.
Il concetto di «Abitare lo spazio pubblico» implica una partecipazione attiva e consapevole dei cittadini, chiamati a interagire in modo significativo con l’ambiente urbano. Questo atto di «abitare» va oltre la semplice presenza fisica: rappresenta un processo dinamico che contribuisce a plasmare e rafforzare la cultura urbana, trasformando gli spazi in luoghi autentici di scambio e relazione.
Gli spazi pubblici, in questo senso, non sono solo contenitori materiali, ma anche tessuti sociali, dove i legami tra le persone e il loro contesto si intrecciano e si rafforzano. La loro «progettazione» non può prescindere dal riflettere le esigenze reali della comunità, dall’assicurare la tutela dell’ambiente e dal promuovere lo sviluppo collettivo.
Creare spazi pubblici abitabili significa dunque costruire scenari che favoriscano la coesione sociale, che rispecchino la diversità culturale e che ispirino un senso di appartenenza condiviso. È un processo che richiede una visione inclusiva, capace di integrare le dimensioni fisiche, sociali e ambientali, per dare forma a un ambiente urbano che sia al contempo accogliente, sostenibile e orientato al futuro.
Mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici per «abitare lo spazio pubblico»
Molte regioni italiane hanno sviluppato una o più «Strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici», mirate a ridurre le emissioni di gas serra e a definire azioni concrete per limitare i danni derivanti dai cambiamenti climatici. Queste strategie si propongono di coordinare, in modo unitario, organico, multisettoriale e multiscalare, tutte le misure necessarie per affrontare le sfide poste dalla politica climatica. In questo contesto, il raccordo con le esperienze delle amministrazioni locali rappresenta un elemento cruciale.
Le aree urbane, infatti, svolgono un duplice ruolo: da un lato, sono tra i principali responsabili delle emissioni di CO₂ generate da attività antropiche come mobilità, residenze e attività produttive; dall’altro, sono estremamente vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico. Fenomeni come eventi meteorologici estremi, precipitazioni intense, temperature elevate, alluvioni e ondate di calore, la cui frequenza e intensità sono in aumento, si sovrappongono a problematiche preesistenti nelle città, come l’effetto isola di calore e il rischio idraulico. La maggior parte delle misure di mitigazione e adattamento si concretizza nello spazio pubblico, il cui ruolo diventa centrale per affrontare tali sfide.
In questo quadro, l’illustrazione delle esperienze progettuali delle città metropolitane di Napoli e Roma hanno rappresentato esempi significativi di buone pratiche per la rigenerazione urbana. Questi progetti sono il frutto di una collaborazione transdisciplinare che unisce competenze nei campi dell’urbanistica, del paesaggio e dell’architettura, creando un nuovo spazio del sapere. Tale approccio ha messo in luce l’arricchimento delle singole discipline e si è dimostrato essenziale per affrontare le complessità della progettazione del paesaggio urbano.
In particolare, queste progettualità si sono distinte per la volontà di privilegiare materiali e tecniche prevalentemente naturali, come vegetazione e acqua, integrandoli con soluzioni tecnologiche per potenziarne l’efficacia. Questo approccio non solo risponde alle necessità ambientali, ma promuove anche la sensibilizzazione degli attori coinvolti: il professionista impegnato nella progettazione dello spazio pubblico e l’amministratore chiamato a valutarne l’efficacia.
L’obiettivo condiviso, pienamente realizzato, è stato quello di dar vita a spazi capaci di suscitare apprezzamento, promuovere un senso di appartenenza e offrire condizioni di comfort agli utenti. Questo risultato è stato possibile grazie all’applicazione integrata di conoscenze, tecniche e tecnologie, trasformando lo spazio pubblico in un pilastro fondamentale per la sostenibilità urbana e il benessere collettivo.

