Scenari urbani

UCTAT Newsletter n.65 – marzo 2024

di Carlo Lolla

Secondo la tradizione buddhista tibetana l’esistenza si può dividere in quattro realtà: la vita – la morte – il dopo morte – la rinascita, che in sostanza, facendo i debiti scongiuri, riguarda lo stato di transizione o un intervallo tra due stati di esistenza. Nella vita quotidiana è il processo di transizione, la vera natura della realtà, dello stato di consapevolezza e comprensione profonda della verità e della sua ricerca.

Quattro anni fa, l’11 marzo 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarava ufficialmente l’inizio della pandemia di Covid-19. Da quel giorno, abbiamo iniziato a vivere situazioni che nemmeno avremmo mai immaginato e ci troviamo con delle questioni aperte che la pandemia ha evidenziato e amplificato, come la gestione politica e le complessità presenti nelle aree urbane.

Da un punto di vista culturale e intellettuale, questo richiamo alle spinosità urbane può essere collegato a diverse correnti di pensiero. Ad esempio, il dibattito sulla sostenibilità ambientale e la necessità di un approccio più attento all’ambiente nelle pratiche urbane è un tema dibattuto nell’ambito delle scienze sociali e ambientali.

Da un punto di vista storico, le città hanno spesso subito trasformazioni significative in risposta a crisi o cambiamenti sociali. Ad esempio, le epidemie del passato hanno influenzato la pianificazione urbana e l’architettura portando a miglioramenti nelle infrastrutture sanitarie e nell’organizzazione degli spazi pubblici.

In termini di usi e costumi, la pandemia ha indubbiamente influenzato il modo in cui le persone vivono e interagiscono nelle città. Il lavoro da remoto, la maggiore attenzione alla salute e la rivalutazione degli spazi all’aperto sono solo alcuni degli adattamenti che molte persone hanno apportato nei loro stili di vita.

Ora, mentre riflettiamo sulle lezioni apprese e guardiamo al futuro della progettazione urbana, è cruciale sviluppare soluzioni concrete per affrontare le sfide evidenziate dalla pandemia.

E’ fuor di dubbio che un’opera alla quale si deve prestare attenzione riguarda una mobilità sostenibile: Città come Amsterdam e Copenaghen hanno implementato politiche di mobilità sostenibile, incoraggiando l’uso della bicicletta e la riduzione del traffico veicolare. Queste iniziative non solo migliorano la qualità dell’aria ma promuovono anche uno stile di vita attivo, essenziale per il benessere fisico e mentale; purché vengano messi a disposizione dei cittadini servizi pubblici efficienti e sufficienti.

Per la creazione di spazi verdi, Singapore è un esempio di come le città possono integrare parchi e giardini urbani nelle aree densamente popolate (stupendo è il giardino delle orchidee). Questi spazi non solo offrono un rifugio dalla frenesia urbana ma migliorano anche la qualità dell’aria e favoriscono la biodiversità.

La consapevolezza della centralità della qualità degli spazi confinati e dell’ambiente esterno per la salute è un passo importante. Questa prospettiva ampliata potrebbe portare a riconsiderare le priorità nella progettazione urbana, promuovendo la creazione di aree verdi, il miglioramento della qualità dell’aria e l’adozione di tecnologie innovative per migliorare la salubrità degli ambienti

E qui sono importanti le tecnologie per il monitoraggio e la riduzione dell’inquinamento atmosferico. Pechino ha implementato sistemi avanzati di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e ha adottato politiche rigorose per ridurne le emissioni. L’uso di droni e sensori permette una valutazione in tempo reale della qualità dell’aria, consentendo interventi tempestivi per migliorarla.

Un punto da tenere in considerazione è l’incentivazione del lavoro flessibile: Paesi come la Svezia hanno adottato politiche che favoriscono il lavoro flessibile e il telelavoro, riducendo la necessità di spostamenti massicci e migliorando il bilanciamento tra lavoro e vita personale. Per giungere a questo è utile considerare politiche promozionali, che incoraggino modelli di lavoro ibridi, per contribuire a una maggiore qualità urbana.

Il richiamo al patrimonio edilizio popolare in declino è legittimo, con i costi delle case in aumento. Inoltre, la crescita della povertà e degli stati sociali diversificati rende necessarie nuove soluzioni pragmatiche e sperimentali.

Una materia alla quale si deve prestare attenzione e studio sono la costruzione di abitazioni sostenibili. Parecchie sono le critiche costruttive negli anni che costituiscono situazioni che potrebbero includere una maggiore sensibilizzazione; servono promozioni di iniziative locali e l’advocacy per politiche pubbliche che supportino la creazione di ambienti urbani salubri e sostenibili. La chiave potrebbe essere l’instaurazione di una cultura duratura del cambiamento, incoraggiando comportamenti consapevoli e tollerabili nella vita quotidiana.: città come Melbourne e Vancouver hanno introdotto regolamenti che promuovono la costruzione di edifici a basso impatto ambientale, utilizzando materiali riciclabili e tecnologie per l’efficienza energetica.

Sebbene la difficoltà delle questioni possa sembrare un ostacolo significativo, potrebbe anche rappresentare un’opportunità per un dialogo più ampio sulla pianificazione urbana, la sostenibilità e la salute pubblica. Il coinvolgimento attivo della comunità, insieme a politiche mirate e investimenti nelle infrastrutture, potrebbe contribuire a mantenere l’attenzione su questi problemi e ad affrontarli in modo più efficace.

Pensiamo al coinvolgimento della comunità nella pianificazione urbana. Le Iniziative come il “Community Land Trust” negli Stati Uniti coinvolgono attivamente i residenti nella gestione e nella conservazione degli spazi pubblici e verdi, garantendo che le decisioni urbanistiche rispondano alle esigenze della comunità. Questo coinvolgimento della comunità e la partecipazione pubblica potrebbe essere un elemento cruciale per sviluppare soluzioni efficaci e sopportabili, rispettando le esigenze specifiche di ciascuna città

Programmi educativi sulla sostenibilità come quelli sviluppati in Giappone mirano a sensibilizzare la popolazione sui temi ambientali e sulla salute pubblica, promuovendo comportamenti responsabili e una maggiore consapevolezza dei problemi urbani.

Implementare queste soluzioni richiede un approccio integrato e la collaborazione tra governi, settore privato, e la società civile. È essenziale promuovere una cultura del cambiamento e adottare politiche che garantiscano una transizione verso città più resilienti e orientate al benessere delle persone.

Personalmente sollevo una serie di considerazioni significative sulla responsabilità degli architetti e degli urbanisti nella progettazione delle città, sottolineando l’importanza di collaborare con altri attori e discipline per proporre soluzioni integrate. La preoccupazione riguarda la diffusione limitata di questa consapevolezza all’interno del mondo professionale, dell’università, degli organismi pubblici e degli operatori economici.

Questo approccio multidisciplinare che coinvolge architetti e professionisti di diverse discipline è comunque positivo, poiché risponde alla complessità delle sfide urbane e sanitarie. Gli architetti, in particolare, possono svolgere un ruolo cruciale nella creazione di ambienti urbani che favoriscano il benessere fisico e mentale delle persone.

Con questo pensiero cerco di esprimere un’ importante spostamento di prospettiva nella concezione delle città, evidenziando progetti e proposte che mirano a creare ambienti urbani più sani, sostenibili e orientati al benessere. L’idea di nuclei urbani dei quindici minuti, comunità immerse nel verde, abitazioni arieggiate e illuminate naturalmente, oltre all’utilizzo di tecnologie e materiali innovativi, riflette una visione integrata che tiene conto della salute umana, dell’ambiente e della qualità degli spazi.

Bisogna andare oltre!

Piazza Missori, Milano.
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