UCTAT Newsletter n.65 – marzo 2024
di Roberto Bolici
Se il mondo si fa sempre più affollato, in Italia il fenomeno presenta dinamiche meno lineari, alternando periodi di forte incremento a periodi di rallentamento. Oggi, siamo ancora nella scia di un aumento della popolazione residente nelle aree urbane nazionali, sia nei comuni di cintura che in quelli centrali.
Di fronte a questo andamento, molti studiosi avvertono che l’incremento della popolazione avrà inevitabilmente conseguenze impattanti. In particolare, la popolazione globale sarà mediamente più anziana rispetto a quella attuale. Inoltre, saremo di fronte anche a una diversa distribuzione con circa i due terzi della popolazione concentrata nelle aree urbane, contro l’attuale 50%. Si stima che entro il 2050 anche nel nostro Paese l’80% delle persone vivrà in città.
Un fenomeno sociale inarrestabile e irreversibile, da governare e studiare sotto molteplici punti di vista, dove la salute occuperà una posizione predominante tra le criticità associate all’incessante urbanizzazione [1].
Se l’urbanizzazione sarà una delle principali tendenze a livello globale, la salute pubblica sarà una delle maggiori sfide del nostro secolo [2].
La salute pubblica è un diritto fondamentale, una condizione individuale e collettiva, fortemente influenzata dal contesto ambientale in cui si vive, la cui prevenzione richiede uno sforzo complesso di azioni sui comportamenti e sugli stili di vita.
Dall’ambiente urbano dipende buona parte della qualità della vita e le condizioni ambientali globali, seppur con qualche difficoltà.
Se da una parte vengono assicurati migliori infrastrutture e servizi, dall’altra si rende necessario fronteggiare una crescente diffusione di malattie infettive e di patologie croniche e disabilità fisiche e intellettive. Condizioni molto spesso correlabili al mancato godimento di spazi verdi o di luoghi di aggregazione molto spesso impersonali e tal volta alienanti, facendo assumere di conseguenza comportamenti non salutari da parte della collettività.
Questa la ragione per cui i contesti urbani sono indirizzati sempre più all’Urban Health, un orientamento strategico che integra le azioni di tutela e promozione della salute nella progettazione urbana, marcando la forte dipendenza tra il benessere fisico, psichico e sociale e l’ambiente urbano in cui si vive [3].
Tra i fattori che possono influenzare la salute urbana richiamati in precedenza, viene riconosciuta anche una corretta pianificazione urbana con una particolare attenzione nei confronti degli spazi pubblici [2].
Sono gli spazi, aperti o spazi collettivi, rappresentativi e ideali nei quali si catalizzano aspirazioni, istanze, visioni, che la contemporaneità ripone in prospettiva nelle città.
Oggi, lo spazio pubblico, a lungo trascurato dall’Architettura come disciplina focalizzata principalmente sul design degli edifici, è riconosciuto come una delle leve essenziali per lo sviluppo della città.
Sempre più la città aspira a riconquistare quel ruolo culturale necessario a elevare la qualità della vita, mettendo in gioco i suoi spazi considerati responsabili del benessere fisico e psicologico, ambientale e sociale [4].
Un’esigenza che si riflette specificatamente nella configurazione spaziale di questo luogo, da non intendersi “[…] come un fatto estetico ma […] qualcosa di più della bellezza, ed è indissociabile dai valori d’uso e culturali del luogo” [5].
Tuttavia, in molte città si assiste a un ricorrente aumento di fattori che mettono a rischio questo spazio. Tra questi spicca la sicurezza [6], istanza espressa costantemente dai cittadini e considerata dall’OCSE elemento centrale per il benessere degli individui [7].
La sicurezza è il “[…] problema centrale del nostro tempo […]” [8].
La sicurezza urbana è il problema primo, è quello che coinvolge contemporaneamente la sfera psicologico-soggettiva e la sfera sociale-oggettiva, è quello che presiede alla formazione del senso di sicurezza dell’individuo, è quello che agisce su un terreno più concreto e immediato di altri se collocato nel contesto urbano in cui viviamo, lavoriamo e coltiviamo relazioni.
Al senso di sicurezza si contrappone il senso d’insicurezza, una condizione emotiva di cui tutte le persone normalmente fanno esperienza e che spesso sperimentano durante la frequentazione degli spazi pubblici delle città in cui abitano o soggiornano. Una condizione generatrice di “[…] timori e ansie più intime che ciascuno si porta dentro […].” [8].
Su questo tema la ricerca sociologica e quella criminologica si sono focalizzate sulla paura della criminalità, constatando come questa paura generi negli individui limitazioni nella frequentazione dell’ambiente pubblico e un conseguente deterioramento delle relazioni sociali [9].
Ma a influenzare il senso d’insicurezza, come già evidenziato 50 anni fa dall’Architetto Oscar Newman, vi è anche la corretta concezione, disposizione e organizzazione dello spazio pubblico [10].
Questo aspetto trova riscontro nelle politiche relative alla sicurezza urbana, anche attraverso la produzione di linee guida (principi, strategie e processi) per prevenire e ridurre il crimine e l’insicurezza in un ambiente costruito, sia esso nuovo o preesistente [11] [12].
Non resta che fare leva sul progetto di questo spazio.
“Progettare uno spazio pubblico è un affare complesso, si configura come fortemente empirico e si avvale della valutazione degli esiti” [13], e se esigiamo la riduzione del senso d’insicurezza, la questione diviene ancor più intricata.
Per la progettazione di uno spazio pubblico sicuro, si rende indispensabile l’adozione di strategie che mirino a scoraggiare il compimento di atti devianti e criminali e viceversa incoraggiare ad un utilizzo positivo e condiviso di questi luoghi da parte di tutta la comunità.
Strategie queste, già in uso e riferibili all’approccio incentrato sulla prevenzione del crimine attraverso la progettazione ambientale, la Crime Prevention Through Environmental Design (CPTED), i cui principi cardine sono rimasti gli stessi da cinquant’anni a questa parte. Anzi, a dimostrazione della bontà di questo metodo, l’International Organization for Standardization (ISO) ha recentemente riconosciuto alla CPTED il valore di norma internazionale con la ISO 22341:2021 – Security and resilience – Protective security – Guidelines for crime prevention through environmental design [11].
Ma il marcato interesse nei confronti della CPTED ha portato a gennaio dello scorso anno alla stesura di un’ulteriore norma, la Crime prevention through building design, urban planning and city maintenance – Part 2: Principles and process, che stabilisce i principi generali e specifica le condizioni per un processo di prevenzione del crimine, attraverso la progettazione ambientale (CPTED) [12].
Nella presente norma vengono identificati tre tipi di strategie: di pianificazione urbana, di progettazione urbana e di gestione. La loro adozione richiede un lavoro congiunto di equipe pluridisciplinari, la collaborazione tra chi progetta e chi gestisce lo spazio, il coinvolgimento degli attori delle politiche di sicurezza e di residenti e utilizzatori [14].
Le strategie di pianificazione e progettazione urbana sono più efficaci per le nuove aree e i nuovi quartieri proposti, mentre le strategie di gestione meglio si applicano nei contesti esistenti.
In particolare, le strategie di pianificazione mirano a scegliere la scala, la funzione e il mix funzionale affinché siano un incentivo per la vivacità, il controllo sociale informale e il senso di proprietà. Mentre le strategie di progettazione urbana mirano a creare le condizioni per il controllo sociale informale, la sorveglianza, il senso di proprietà, il sentimento di appartenenza, la cura per l’ambiente e sentimenti di comfort e sicurezza. Infine, le strategie di gestione mirano a integrare le strategie di pianificazione e progettazione, per creare una serie completa di misure.
L’obiettivo è creare ambienti più sicuri e inclusivi per tutti, in risposta a una domanda incessante di sicurezza che la società contemporanea pone agli amministratori delle città.
Strumenti per meglio orientare la progettazione di uno spazio pubblico sicuro non mancano. Sono a disposizione norme tecniche basate su comprovati risultati scientifici, tecnologici e sperimentali che rispettano la legge e mirano alla promozione dei migliori benefici per la comunità.
Ciononostante, la loro applicazione stenta a decollare.
La questione risiede nel loro valore giuridico. Il valore giuridico delle Norme tecniche pubblicate da un organismo riconosciuto è tale per cui la loro applicazione garantisce il rispetto della legge nonostante non sia obbligatoria.
Diventa quindi essenziale superare questa barriera attraverso un avanzamento culturale che miri da una parte a impadronirsi del sapere (contenuti della norma) e dall’altra agendo con il fare (applicazione in contesti reali).
* Una parte del testo è pubblicato in Specie di Spazi a cura di Maria De Santis, Luca Marzi, Simone Secchi, Nicoletta Setola, Anteferma Editore, 2023.
[1] D’Onofrio, R., Trusiani, E. (2017). Città, salute e benessere. Nuovi percorsi per l’urbanistica. Milano: FrancoAngeli.
[2] Ministero della Salute, Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria Ufficio 8 (2021). Documento di indirizzo per la pianificazione urbana in un’ottica di Salute Pubblica. Disponibile su: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3125_allegato.pdf.
[3] Capolongo, S. (2016). Promozione della salute nei contesti urbani: l’approccio urban health. Healing environment and urban health. Epidemiologia&Prevenzione, n. 3-4 maggio-agosto, pp. 151-152.
[4] Berizzi, C. (2018). Piazze e spazi collettivi. Nuovi luoghi per la città contemporanea. Padova: Il Poligrafo.
[5] Mariano, C. (2012), Progettare e gestire lo spazio pubblico. Roma: Aracne Editrice.
[6] Zani, B. (a cura di) (2003), Sentirsi in/sicuri in città. Bologna: Il Mulino.
[7] Organisation for Economic Co-operation and Development (2019). Principi dell’OCSE sulle politiche urbane. Disponibile su: www.oecd.org/cfe/cities/Principi-dell-OSCE-sulle-politiche-urbane-draft.pdf.
[8] Amerio, P. (2003). Città, persone, idee. In Zani, B. (a cura di), Sentirsi in/sicuri in città 2003. Bologna: Il Mulino, pp. 9-13.
[9] Favarin, S. (2020). Insicurezza, paura e vittimizzazione. Dalla teoria alle nostre città. Milano: Vita e Pensiero.
[10] Newman, O. (1972). Defensible space. New York: Macmillan.
[11] ISO 22341:2021 (2021). Sicurezza e resilienza – Sicurezza preventiva – Orientamenti per la prevenzione della criminalità attraverso il progetto ambientale. Milano: UNI.
[12] UNI CEN/TS 14383-2:2023 (2023). Prevenzione del crimine attraverso la progettazione edilizia, la pianificazione urbanistica e la manutenzione della città. Milano: UNI.
[13] Corsini, D. (2017). Spazio pubblico. Grammatica, poetica e opportunità d’uso. Melfi: Casa editrice Libria.
[14] Cardia, C., Bottigelli, C. (2011). Progettare la città sciura. Pianificazione, disegno urbano, gestione degli spazi pubblici. Manuale. Milano: Hoepli.

