UCTAT Newsletter n.22 – aprile 2020
di Roberto Bolici e Matteo Gambaro
Il progetto della sicurezza urbana integrata è oramai una prassi consolidata, con sperimentazioni avviate a partire dagli anni ‘70 negli Stati Uniti e in epoca più recente in Europa. Nella fattispecie, il “Crime prevention through environmental design (CPTED)”, approccio multi disciplinare incentrato sulla progettazione ambientale, intesa nella sua accezione più ampia di contesto urbano, rappresenta il riferimento culturale e operativo della maggior parte dei progetti contemporanei. Migliorare la qualità dello spazio fisico per ridurre il degrado e di conseguenza la criminalità: questo, sinteticamente, l’assunto su cui si basa il metodo CPTED.
Quasi estranea a questa sperimentazione la realtà italiana che sconta ancora una evidente arretratezza culturale e una povertà di esperienze progettuali.
In Italia è da almeno 20 anni che si riflette e si discute sul tema della sicurezza urbana. Se da una parte queste riflessioni e discussioni hanno avuto il merito di avviare forme di cooperazione interistituzionale, soprattutto su iniziativa di alcune Regioni e Comuni, dall’altra non hanno consentito quell’avanzamento teorico atteso, funzionale all’applicazione di standard nella legislazione nazionale.
In particolare, alla fine degli anni ’90, alcune Regioni, tra cui l’Emilia Romagna, hanno promulgato leggi per la promozione di politiche integrate di sicurezza, contemplando al loro interno il riferimento ad interventi sulle caratteristiche fisico-spaziali dello spazio pubblico. Il 2010, con il recepimento da parte dell’UNI della norma CEN/TR 14383-2, segnerà un ulteriore passo in avanti in termini di politiche sulla sicurezza urbana, ma la mancanza di una significativa validazione empirica dello strumento normativo consegnerà quest’ultimo al dimenticatoio.
Tuttavia, benché non esista tuttora una legge quadro che regoli in modo generale il tema e il ruolo degli attori istituzionali coinvolti, non vi è dubbio che il tema della cooperazione interistituzionale e della sicurezza urbana, da intendersi come questione territoriale da affrontare con un approccio integrato, sia al centro dell’agenda pubblica. Da questo punto di vista, il Decreto Legge 20 febbraio 2017, n. 14, delinea una chiara strategia funzionale all’innalzamento del livello di sicurezza delle città, incentrando tutti gli sforzi sulla rimozione dei fattori che minacciano la vivibilità dei contesti urbani. Strategia fondata sulla sicurezza integrata e sulla sicurezza urbana, e con l’obiettivo di agire attraverso azioni di prevenzione, ovvero tutte quelle misure e interventi utili a ridurre il verificarsi di fenomeni di criminalità e il loro impatto sulle percezioni di insicurezza dei cittadini. Emerge quindi, in modo inequivocabile, l’importanza della progettazione fisica dello spazio pubblico e dei manufatti edilizi come fattori determinanti sui comportamenti, sulle abitudini e più in generale sui modi con cui gli abitanti vivono la città. Ciononostante, ancora oggi siamo di fronte a spazi pubblici risolti forse solo formalmente, ma vuoti o sottoutilizzati o peggio vandalizzati e di conseguenza abbandonati, in cui le persone esprimono, come reazione emotiva, un sentimento di insicurezza in continua crescita.
La pandemia in corso ha determinato un netto cambiamento dello stile di vita, costringendo donne e uomini a vivere all’interno dell’abitazione senza la possibilità di frequentare gli spazi pubblici e quindi di intrattenere relazioni sociali di persona. Questa situazione di costrizione si protrarrà ancora per diverso tempo, nonostante la programmata e graduale “riapertura” delle città, e determinerà inevitabilmente uno spostamento della finanza pubblica verso più contingenti ed importanti attività legate alla salute e al rilancio del settore produttivo e in generale del mondo del lavoro a discapito delle opere di manutenzione e di nuova costruzione delle infrastrutture materiali e dei luoghi e manufatti che costituiscono la città pubblica. Si presenterà quindi una straordinaria occasione per avviare un organico processo di rinnovamento culturale nelle modalità di convivenza e di fruizione degli spazi pubblici che coinvolgerà direttamente, ognuno per le proprie competenze e responsabilità, amministratori, progettisti, ricercatori, studiosi e cittadini. Un momento di cambiamento del paradigma che dovrà prevedere una modificazione del sistema decisionale, coinvolgendo direttamente i portatori di interesse e mettendo al centro di ogni azione l’uomo e le sue esigenze di vita. Condizione che farà aumentare la nostra consapevolezza nei confronti del progetto dello spazio pubblico quale attivatore di relazioni e connessioni sociali che producono luoghi, danno senso agli spazi e generano i contenuti.
In questa logica anche la tematica della sicurezza urbana subirà un ripensamento, ribaltando i criteri e le modalità di intervento sbilanciati sul controllo e sull’intervento ex post, a favore di un approccio integrato con la programmazione e progettazione ambientale degli spazi fisici della città. Un mutamento non da poco, che potrebbe dare avvio ad una stagione di sperimentazione, già introdotta con il recepimento della norma UNI CEN/TR 14383-2 una decina di anni fa e incentrata su tre concetti chiave.
- protezione: protezione dal traffico (protezione dei pedoni), protezione dalla criminalità e dalla violenza (spazio pubblico vivace, occhi sulla strada, sovrapposizione di funzioni di giorno e di notte, una buona illuminazione), protezione dalle esperienze sensoriali spiacevoli (pioggia, vento, freddo/caldo, inquinamento, polvere, rumore);
- confort: spazi per camminare (buone superfici, accessibilità per tutti), aree per la sosta (zone dedicate, manufatti adeguati per le sedute), corretti angoli visuali (visuali senza ostacoli, distanze di visione ragionevoli, viste interessanti, illuminazione), luoghi adeguati per parlare e ascoltare (bassi livelli di rumore, arredo urbano adeguato), aree per il gioco e l’esercizio fisico (aree dedicate, funzionanti di giorno e di notte, in estate e in inverno);
- multisensorialità: scala del progetto (spazi progettati alla scala umana), progettazione ambientale (possibilità di sfruttare gli aspetti positivi del clima e delle essenze arboree), esperienze sensoriali (buon design, buoni materiali, integrazione con la natura).

