UCTAT Newsletter n.5 – ottobre 2018
Recentemente a Milano, in piazzale Angilberto e in piazza Dergano, sono state proposte due iniziative aventi per oggetto interventi temporanei per la riqualificazione dello spazio pubblico: colorazione della pavimentazione, transenne, dissuasori di parcheggi, fioriere, sedute, tavolo da ping-pong, eccetera. Le iniziative sono state propagandate con grande enfasi in occasione della loro inaugurazione e sono state ascritte ad una logica d’intervento denominata Urbanistica tattica.
Denominazione forse suggestiva ma quantomeno impropria. Per questo motivo. L’Urbanistica come teoria e tecnica avendo a che fare con la progettazione degli spazi urbani, agisce, o dovrebbe, su fatti strutturali e pertanto è di per sé stessa strategica. Propone quindi obiettivi e risultati attesi, se non eterni, almeno di lungo periodo ed ha poco a che fare con iniziative effimere, quali performance artistiche, decorazioni, installazioni temporanee, che sono altra cosa.
È pertanto fuorviante parlare di tattica in un campo che richiede un doveroso rigore, anche concettuale, perché si mettono in gioco questioni di beni e servizi comuni, come sono gli spazi e gli edifici della città.
Altra considerazione. Sappiamo che i luoghi pubblici necessitano sempre più di una urgente riqualificazione, a partire da una idea di interventi basati sui principi di firmitas, venustas e utilitas, che è altra cosa di un temporaneo “imbellettamento”, che può anche suonare al cittadino disagiato come uno sberleffo.
Allora sorge l’interrogativo. C’era proprio bisogno di queste sperimentazioni prima di procedere a interventi definitivi e durevoli? Anche perché gli spazi che sono stati messi in gioco non sono così complessi per non convenire rapidamente su soluzioni definitive. E non buttare così al vento le risorse utilizzate per proposte estemporanee cha sembrano un gioco da realtà virtuale.
Soprattutto in questo momento in cui si lamentano scarse disponibilità finanziarie pubbliche.