UCTAT Newsletter n.18 – dicembre 2019
di Cinzia Tommasi
Il termine Patrimonio Culturale apre un orizzonte molto ampio di possibilità, di casi studio, di necessità e di figure professionali. Infatti, la definizione dell’Anno Europeo dei Beni Culturali (2018) dice che:
«Il patrimonio culturale ha un valore universale per ciascuno di noi, per le comunità e le società. È importante conservarlo e trasmetterlo alle generazioni future. Si può pensare al patrimonio come a “un qualcosa del passato” o di statico, ma in realtà si sviluppa attraverso il nostro modo di rapportarci ad esso. […] Il patrimonio culturale si presenta in varie forme: tangibile – ad esempio edifici, monumenti, artefatti, abbigliamento, opere d’arte, libri, macchine, città storiche, siti archeologici; intangibile – pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze, competenze, e i relativi strumenti, oggetti e spazi culturali, cui le persone attribuiscono valore. Ciò comprende la lingua e le tradizioni orali, le arti dello spettacolo, le pratiche sociali e l’artigianato tradizionale; naturale – paesaggi, flora e fauna; e digitale – risorse create in forma digitale (ad esempio opere d’arte digitali e animazione) o che sono state digitalizzate in modo da garantirne la conservazione (testi, immagini, video, registrazioni). Prendendoci cura del nostro patrimonio culturale, possiamo scoprire la nostra diversità e avviare un dialogo interculturale su ciò che abbiamo in comune.»
In questo significato, la dimensione digitale è annoverata tra le forme del patrimonio culturale come strumento che permette di rispondere a quelle che sono le sue esigenze. I possibili usi del digitale per la valorizzazione partecipata del patrimonio culturale sono diversi, e spaziano dai modelli tridimensionali orientati alla conservazione e ad un target “esperto”, ai più avanzati sistemi di fruizione interattiva, orientati al pubblico generico. Alla base di tutto vi è sempre la realizzazione di un modello tridimensionale, che costituisce la “copia” dell’oggetto rilevato e il supporto per tutti i possibili utilizzi. Ma come nasce un modello 3D accurato per le esigenze a cui deve rispondere? Il primo step è sempre la documentazione dello stato di fatto dell’oggetto tramite rilievo geometrico, possibile oggi tramite tecniche di rilievo scanner e fotogrammetriche. Disponiamo oggi di vari strumenti ed è possibile scegliere quali impiegare in funzione della finalità del rilievo, del budget a disposizione e della complessità dell’oggetto.
L’immagine sottostante mostra in sintesi le attività di rilievo che si possono condurre sugli oggetti del Patrimonio Culturale, in questo esempio il Duomo di Milano, dove è stato necessario combinare rilievo laser scanner, topografico e fotogrammetrico al fine di restituire la complessa geometria dell’edificio.

A partire dal dato “grezzo” di rilievo 3D, ossia la cosiddetta nuvola di punti, è possibile restituire rappresentazioni bidimensionali e modelli tridimensionali. Il passaggio dalla nuvola 3D al modello non è automatico, ma è il risultato di un lungo processo di elaborazione e interpretazione dei dati.

Una volta elaborati i modelli digitali inizia la seconda fase del lavoro, che è quella della condivisione e della messa a disposizione del dato a tutte le figure professionali coinvolte nel processo di valorizzazione del Bene. Qualsiasi attività, sia essa di conservazione, manutenzione e fruizione richiede un approccio multidisciplinare, che risulta facilitato dalla possibilità di lavorare su modelli e dati condivisi. A questo scopo oggi è possibile realizzare anche piattaforme online, che permettono la piena manipolazione e condivisione dei modelli 3D e dei dati informativi ad essi collegati, mettendo in comunicazione figure professionali diverse.
L’esempio sottostante mostra la consultazione dei dati ottenibile mediante un comune web browser. Il sistema online realizzato ad hoc permette di consultare, aggiornare ed estrarre tutte le informazioni relative agli interventi di conservazione in atto sull’oggetto. In questo caso, l’esempio si riferisce alle attività di conservazione dei blocchi di marmo del Duomo di Milano.

In questa seconda immagine, l’oggetto cambia scala e per mezzo della stessa piattaforma online i modelli 3D vengono utilizzati a sostegno del progetto di conservazione: diventano supporto di localizzazione per le indagini chimico-fisiche, che sono sempre accompagnate da immagini, informazioni testuali e relazioni tecniche.

In questo ultimo esempio l’oggetto dell’indagine è un bene diffuso dislocato in nove diversi siti distanti tra loro centinaia di chilometri. Si tratta del circuito dei Sacri Monti del Piemonte e Lombardia, per i quali è stata avviata una campagna di digitalizzazione delle loro 160 cappelle al fine di gestire gli interventi di ordinaria manutenzione a partire proprio dai modelli 3D digitali. Questi, permettono di referenziare le indagini e gestire le soglie temporali degli interventi associandole alle singole componenti di ogni edificio.

Il processo di valorizzazione del Patrimonio Culturale può utilizzare i modelli 3D non solo per sostenere le attività più strettamente legate alla conservazione dell’oggetto ma anche come strumenti per supportare azioni di diffusione, coinvolgimento, partecipazione, crowdfunding e fundraising. Basti pensare alla creazione di itinerari virtuali per diverse finalità: possono arricchire l’esperienza di visita aggiungendo informazioni inedite, permettere di visitare luoghi inaccessibili o irraggiungibili ed essere strumenti inclusivi di fruizione.

La presentazione ha avuto l’obiettivo di mostrare il possibile utilizzo di prodotti digitali per incrementare la conoscenza e la fruizione dei Beni Culturali. Un aspetto importante riguarda la corretta trasmissione dell’informazione che inizia con l’educazione. Il ruolo degli esperti è quello di guidare ed aiutare a conoscere il valore culturale del bene anche attraverso la sua rappresentazione e conoscenza approfondita. Se tutti i fruitori (figure professionali, turisti, cittadini) sono coinvolti da quello che stanno guardando, sarà più facile generale interesse e attenzione. La condivisione e la fruizione del patrimonio culturale non sono solo obiettivi da raggiungere, ma attività doverose rispetto al bisogno di conoscenza che hanno i cittadini. Le tecnologie e gli strumenti odierni ci permettono di svolgere queste attività al meglio, trasformando l’informazione, anche quella scientifica, in qualcosa di accattivante e più facile da acquisire. Per questo è necessario investire in ricerca ed educazione, ed il ruolo delle istituzioni pubbliche e private è quello di promuovere attività collaborative per contribuire allo sviluppo di valore culturale e sociale, e nuove competenze, incoraggiando nuove relazioni interdisciplinari.