Sviluppi e gestione della rete dei sottoservizi urbani

UCTAT Newsletter n.57 – GIUGNO 2023

di Riccardo Soffientini

La realtà attuale

La fitta rete dei sottoservizi in un agglomerato urbano è idealmente simile a quello che nel corpo umano è rappresentato dall’apparato cardiocircolatorio, la rete capillare, cioè, delle vene e delle arterie attraverso le quali fluisce il sangue, condizione indispensabile alla vita di ciascun individuo. Questo fitto sistema di tubi e cavi percorre, quasi sempre in sotterranea, le nostre vie cittadine raggiungendo e collegando ad esso tutti gli edifici e portando l’energia ed i servizi essenziali ai suoi abitanti. Elettricità, acqua potabile, teleriscaldamento, telefonia, internet, gas ed altro ancora, tutto ciò di cui il vivere moderno ha necessità, sono parte di una rete che nel tempo si arricchisce continuamente di collegamenti per nuovi servizi divenuti utili o addirittura indispensabili alla vita e allo sviluppo delle attività degli esseri umani.

Le reti dei vari sottoservizi hanno percorsi totalmente indipendenti le une dalle altre ed il loro sviluppo, allo stato attuale, è quasi sempre noto solamente all’Ente che le gestisce. Anche gli uffici comunali deputati al controllo degli impianti a volte ignorano i percorsi e mancano di cartografie aggiornate. Ciò rende molto difficoltoso raggiungere qualsiasi punto di ciascuna rete perché, scavando, ci si trova inaspettatamente alla presenza degli altri sottoservizi che passano disordinatamente nel sottosuolo interferendo gli uni con gli altri, intralciando notevolmente, infine, il lavoro di scavo. La loro accessibilità è, pertanto, difficoltosa perché, oltre a richiedere la rimozione del manto stradale o del marciapiede bisogna liberare tutte le reti che si incontrano nello scavo fino ad arrivare al punto dove è necessario intervenire, evitando però di danneggiare gli altri impianti presenti. Effettuata, poi, la manutenzione o la sostituzione delle parti avariate o gli adattamenti dei servizi a nuove necessità, bisogna ripristinare l’area di lavoro colmando lo scavo e rifacendo il manto stradale. Tutto questo implica intralci in superficie a pedoni ed autoveicoli, a volte per lunghi periodi. Gli scavi necessitano quasi sempre dell’uso di scavatrici e, per il lavoro di messa in luce del segmento di rete su cui operare, anche dell’intervento manuale. Poiché, come abbiamo detto, è molto difficile individuare il percorso sotterraneo delle reti o la posizione esatta della rottura o del malfunzionamento, in superficie viene di solito effettuato uno scavo più grande del necessario che poi, successivamente, a manutenzione avvenuta, non sempre è ricoperto e rifinito bene e in poco tempo. Vi sono stati esempi di cantieri abbandonati per mesi con la conseguenza che nello scavo venivano gettati oggetti di ogni sorta come in una piccola discarica. Ed infine, abbiamo assistito anche ad interventi portati da Enti o addirittura da settori diversi dello stesso Ente che, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, hanno operato nello stesso punto dopo aver aperto e richiuso perfettamente il primo scavo, procurando così un nuovo grande disagio ai cittadini e ulteriore dispendio per la pubblica amministrazione. Appare, quindi, evidente che ci troviamo di fronte ad un comportamento ormai consolidato che accetta lo spreco economico e il danno ambientale quale inevitabile conseguenza degli interventi di manutenzione o adeguamento che continuamente debbono essere condotti sulla rete dei sottoservizi urbani. Ne deriva che viene applicata solamente e semplicemente la logica aziendale che persegue il risultato al momento più economico, veloce e meno problematico per coloro che intervengono sul sistema ma che non tiene in considerazione la sostenibilità di questi interventi e la derivante scarsa qualità della vita urbana da essi generata. Occorre quindi un energico intervento del legislatore per contrastare questi comportamenti promulgando regole chiare ma soprattutto controllandone la loro applicazione con severità e senza alcuna deroga.

Anche se Direttive del Ministero dei Lavori Pubblici, Leggi e Regolamenti Regionali sono in vigore da anni, in questo settore non sono stati fatti passi in avanti ma semmai la situazione si è complicata con il crescere del numero e qualità dei sottosistemi che alimentano le nostre città.

Come meglio gestire questo intricato percorso di tubi e cavi? Come riconoscere le reti che erogano le acque bianche o che raccolgono le acque nere nelle fognature o le canalizzazioni del gas, caratterizzato da diverse pressioni di erogazione, o la rete di trasporto del teleriscaldamento che utilizza una certa varietà di fluidi con caratteristiche, ciascuno, molto diverse fra loro? A queste si aggiungono le reti di trasmissione e di distribuzione dell’energia elettrica, la rete delle telecomunicazioni (TLC) con le linee a “banda larga” che consentono di aumentare la velocità di comunicazione ottenuta passando dall’uso delle reti telefoniche alla fibra ottica e, infine, poi le reti “specializzate” dei sottoservizi che vanno dall’illuminazione stradale ai semafori etc.

Queste canalizzazioni hanno bisogno per svilupparsi e percorrere i loro tratti in sottosuolo di un grandissimo numero di pezzi speciali, di cavi e tubazioni di diametri diversi, di giunti, diramazioni semplici o doppie per cui l’accessibilità alla rete è elemento fondamentale per riconoscere la natura di eventuali danni e poter gestire al meglio i servizi contenendo, se non eliminando del tutto, le perdite.

Una possibile soluzione

E’ auspicabile, per risolvere al meglio questo problema, l’installazione di tunnel tecnologici dove far correre le reti dei sottosistemi in evidenza, non più interrate, cioè, visibili e di facile operabilità, dove la manutenzione e la sostituzione di tratti di canalizzazioni avviene senza scavi in superficie ma è tutta resa possibile dal fatto che le tubazioni o altro sono facilmente accessibili e le operazioni di ripristino avvengono nella massima sicurezza in un ambiente dove è facilmente individuabile l’elemento su cui operare. Installando questi tunnel si otterrebbe un grande risparmio, nel tempo, a fronte di una iniziale maggiore spesa, che però può essere recuperata non dovendo più esserci interventi di cantiere ma solamente revisioni e controlli fatti da operatori che ispezionano linee dove qualsiasi anomalia può facilmente essere aggiustata senza interferenza alcuna con le attività che gli esseri unani svolgono nell’ambiente sovrastante la galleria.

E’ strano che società che gestiscono le più importanti reti nel sottosuolo (vedi Enel, A2A, Metropolitana Milanese, etc.) non abbiano mai preso in seria considerazione la possibilità di dotarsi di tali manufatti per semplificare i loro interventi. Ad un maggior impegno finanziario iniziale corrisponde, in seguito, un grande risparmio oltre ad altri lati positivi che riguardano la qualità della vita dei cittadini e le condizioni di lavoro dei loro operatori.

Le tubazioni poste in tunnel, non essendo a contatto col terreno, non sono aggredite dall’umidità come invece accade normalmente, quindi resisteranno meglio e più a lungo a rotture e danneggiamenti, a corrosione se in metallo o anche solo decadimento per invecchiamento, come, ad esempio, la plastica. I condotti che passano nel tunnel sono puliti, comodi e facili da controllare e magari distinti gli uni dagli altri, dalla posizione che occupano, dalla loro grandezza o colorazione, codice, questo, che aiuta ad individuare il sottosistema e, volendo, al suo interno, anche le specificità nel servizio erogato. Rimane comunque aperto il problema della convivenza tra talune reti, come, ad esempio, quella dell’elettricità con la rete del gas. In caso di perdite di quest’ultimo si può innescare un’esplosione. In questo caso, si potrà operare su più tunnel che separeranno i sottosistemi ritenuti non compatibili tra di loro.

Non vi sono, attualmente, simili prodotti offerti dal mercato in grado di soddisfare tutte le esigenze di reti di sottosistemi soprattutto se applicate a centri urbani storici come la maggior parte degli insediamenti del nostro paese risalenti quasi tutti all’epoca romana e medioevale. La maggior parte delle volte che viene costruito un tunnel, cosa comunque assai rara, esso è eseguito con metodi tradizionali, non con elementi prefabbricati che renderebbero tale operazione molto più semplice e anche meno costosa. Sarebbe necessario effettuare lo studio di un sistema facile da comporre e gestire, in materiale cementizio a basso prezzo ma di dimensioni tali da fornire un ottimo alloggiamento a questi sottoservizi con lo spazio necessario per il passaggio di personale tecnico e per poter espletare tutte le operazioni di manutenzione necessarie. Aiuterebbe a risolvere molti problemi inerenti la città e la sua gestione ivi compresa la formazione delle sedi stradali e dei marciapiedi che, non essendo per la maggior parte impegnati dai cantieri potrebbero finalmente essere rifiniti perfettamente con un asfalto od altro fatto in maniera duratura ed impeccabile nella qualità senza più rappezzi od altro, e con le pendenze tali da raccogliere e convogliare le acque piovane nella loro rete di raccolta evitando così il formarsi di pozzanghere od altro come ora frequentemente accade quando piove. Auspichiamo perciò una nuova sensibilità nella gestione futura di questi servizi per un maggiore controllo e per il rifacimento della rete secondo questi parametri. Questo, a nostro parere, potrebbe rappresentare un piccolo ma grande passo verso una migliore qualità e vivibilità nel futuro delle nostre città.

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