Tattica e strategia

UCTAT Newsletter n.21 – marzo 2020

di Carlo Lolla

La vita di Genesis Wayne Potini, campione di scacchi di partite lampo, di discendenza Maori è una storia vera ed emozionante di un dramma umano neozelandese, di un ex-campione di scacchi, sempre alla ricerca di una vita che rifletta la verità del gioco che adorava. Nato in New Zeland il 5 settembre 1963, morì il 15 agosto 2011 a Gisborne, Nuova Zelanda.

Potini era affetto da un disturbo bipolare, ma ciò non gli vietò di stabilizzare la sua vita formando, tra mille difficoltà, un circolo di scacchi (I Cavalieri d’Oriente), assieme a due amici, per ragazzi disadattati, bisognosi di un riferimento familiare. 
Il suo disturbo bipolare lo costrinse a lottare contro i suoi sbalzi di umore e a riconoscere d’aver bisogno di aiuto, i farmaci non erano sufficienti, e così dovette scavare dentro sé stesso, nonostante i frequenti e ripetuti ingressi e uscite dagli istituti psichiatrici, specialmente per dare un senso al proprio modo di vivere. Doveva acquisire la consapevolezza della propria identità senza fagocitarla nella sua interezza. Superò pregiudizi e violenze per salvare il suo club di scacchi a volte in difficoltà, la sua famiglia e anche sé stesso.

Affrontò i suoi problemi, e col suo talento riuscì a sfidare dapprima i fallimenti, per poi resuscitare con la scuola per ragazzi, con l’obbiettivo di non farli diventare dei delinquenti di strada. Non era accademicamente inclinato, ma era molto intelligente, ben informato, bilingue (maori, inglese e cinese), e fu favorito dal supporto degli scacchi. Vide la passione nei bambini per il gioco e vide, con il suo insegnamento, prima di tutto i loro successi come loro formazione. 
Aprì così quel circolo di scacchi come un modo per aiutare i bambini svantaggiati, disagiati, costituì parimenti il club di scacchi Eastern Knights, che diventò poi il soggetto del pluripremiato film documentario Dark Horse con la regia di James Robertson, lottando contro i demoni del disturbo bipolare, sempre per insegnare ai bambini ad ottenere il loro recupero a rischio.
Fu il fratello Ariki ha insegnare a Genesis il gioco degli scacchi, e per coinvolgerlo usò un accorgimento riferito alla storia della comunità maori, utilizzando la “chiave” mitologica, ovvero ogni pezzo lo faceva identificare una figura con poteri speciali.

Per Ariki e Genesis gli scacchi rappresentavano una metafora e uno strumento al tempo stesso per quanto la comunità maori aveva subito tra povertà, violenza per un genocidio (sempre inglesi) difficile da rimarginare.
Il gioco degli scacchi è un universo dove si insegna l’acquisizione di capacità strategiche utili in ogni campo, valide per tutti. Si può affermare anche come mezzo per sfuggire la quotidianità indifferente e fredda. E’ un tutelare, proteggere, custodire e tramandare alle generazioni future; risorsa fondamentale per la creatività.

Milano, Quartiere Regina Elena / Mazzini, via Mompiani (G.C. 2019)