Graffiti e degrado urbano: un fenomeno inarrestabile?

UCTAT Newsletter n.12 – maggio 2019

di Elena Mussinelli

Il fenomeno dell’imbrattamento urbano con scritte e tag non sembra contenibile, a Milano.
Monumenti e palazzi storici, muri, portoni, citofoni, tapparelle e saracinesche, pali dell’illuminazione, segnali stradali e pannelli informativi, cestini e cassonetti portarifiuti, orologi, cabine telefoniche, bancomat ed edicole, cassette postali, centraline e contatori elettrici, postazioni di ricarica e sharing, panchine e giochi dei bambini, ponteggi di cantiere, mezzi del trasporto pubblico, stazioni ferroviarie e della metropolitana… ogni luogo va bene, e non solo per i writers, ma per tutti coloro che ritengono legittimo imbrattare e usare lo spazio pubblico come supporto per lanciare messaggi o affiggere qualcosa.

L’Associazione Italiana Antigraffiti ha fornito qualche dato circa gli oneri economici causati dal fenomeno dei writers nel contesto milanese: 35 ml di euro spesi in 4 anni per la pulizia sotto la giunta Moratti; 1 ml di euro stanziato dal Comune nel 2014 per interventi straordinari di pulizia in vista di Expo; 6 ml di euro/anno per la pulizia dei mezzi del trasporto pubblico; 12 ml di euro spesi da Trenord per la pulizia di treni e stazioni. Nel 2014 Assoedilizia ha quantificato in 100 ml di euro i costi per la pulizia di circa 30.000 edifici privati. 10.000 euro il costo di un Cleaning Day.
A livello di Regione Lombardia il costo annuo supera i 300 ml (fonte: F. Minoletti, Il graffitismo vandalico, 2017). Sempre Minoletti stima che a Milano siano presenti più di 1.300 writers e circa 350 crews, con un incremento annuo tra il 15 e il 20%, e a ciò si aggiunge il crescente numero di partecipanti alle scorribande del cosiddetto “turismo vandalico“.

La strategia de “il bastone e la carota” praticata dalle giunte Pisapia e Sala non pare foriera di miglioramenti; l’attività dai writers prosegue incessante, interessando indifferentemente tanto i luoghi più degradati delle periferie quanto gli spazi della città storica e monumentale.
Recentissimo l’episodio di vandalizzazione dell’Arco della Pace.
L’Amministrazione ammette peraltro di non avere risorse sufficienti per i necessari interventi di pulizia, delegando la stessa ai privati.

Ma il danno non è solo economico: è anche estetico e ambientale, perchè questo fenomeno incrementa nei cittadini la percezione di insicurezza, genera disidentificazione e disaffezione, in un circolo vizioso di incuria e degrado che a sua volta dà luogo a gesti di quotidiana inciviltà, come testimoniano le migliaia di bottiglie di birra, cartacce, rifiuti, ecc. che popolano strade, piazze e giardini. Una vandalizzazione diffusa, anche con affissioni e scritte più o meno abusive sui pali della luce e sui semafori, sui muri e persino sull’asfalto di strade e marciapiedi.
Sembra peraltro essersi persa ogni capacità di valutare la natura e portata del fenomeno: l’aver messo 100 muri a disposizione dei writers (i 100 “muri liberi della giunta Pisapia) non ha minimamente ridotto lo scempio. L’azione “legalizzante”, nella prospettiva di di una street art pubblica e partecipata, non ha infatti prodotto risultati significativi.
Come ha giustamente rilevato Philippe Daverio, per distinguere cosa è arte e cosa non lo è occorre “una competenza antropologica e culturale” e “i writers (…) rientrano per lo più in meccanismi di psichiatria e non di storia dell’arte”. Gli psicologi Roberto Pani e Samanta Sagliaschi (2008) parlano di una tendenza compulsiva che assomma vuoto culturale e “assenza di educazione al rispetto della cosa altrui”.

Anche sulla scia di quanto messo in atto in molte città europee, diverse amministrazioni comunali hanno emanato ordinanze più severe in materia, e il pacchetto sicurezza varato a livello nazionale sembrava promettere un inasprimento delle sanzioni: con la previsione del Daspo urbano, del carcere e di multe che, nel caso di danneggiamenti a beni di interesse storico artistico e di reiterazione del reato, possono raggiungere rispettivamente i due anni e i 10.000 euro.
Ma i controlli? Gli interventi di tempestivo ripristino e pulizia, senza i quali degrado si aggiunge a degrado?
A Milano l’attività del Nucleo Antigraffiti della Polizia Locale registra un writer indagato ogni 3 giorni, con un numero crescente di identificazioni, perquisizioni, sequestri di materiale, ecc., anche con azioni legali in corso. E’ un segnale positivo, ma non sufficiente: basta guardare lo stato in cui di si trovano numerosissime vie cittadine…

Forse la pervasività del fenomeno è tale che ci siamo assuefatti, ma se così fosse sarebbe un pessimo segnale: parafrasando Adolf Loos in “Ornamento e delitto”, “si può misurare la civiltà di un popolo dal grado in cui sono sconciati i muri delle città” (e Loos si riferiva ai muri delle “latrine”…).

Milano, Via Dei Cinquecento