Il piano terra degli edifici: possibili usi e nuove prospettive

UCTAT Newsletter n.12 – maggio 2019

di Martina Margaria e Fabrizio Arcoini

A Milano, come in altre città italiane, vi è un ampio patrimonio di spazi sottoutilizzati di proprietà pubblica, anche in condizioni di deperimento. Un caso emblematico è rappresentato da negozi sul fronte strada per la maggior parte collocati al piede di complessi di edilizia popolare: spazi del Comune che spesso si ritrovano in condizioni di abbandono, per la crisi degli esercizi commerciali di vicinato. Senza un programma di manutenzione e valorizzazione, condannati a un progressivo degrado e a un sempre minore interesse anche da parte di possibili investitori e affidatari. Un serio problema per il panorama urbano. Problema che si sta sempre più estendendo anche ad edifici privati che presentano ormai diffusamente negozi sfitti.

Il Comune di Milano ha da poco tempo avviato alcune sperimentazioni, in particolare attraverso la cessione temporanea di alcuni spazi, per contrastare tale condizione e ricercare forme innovative di riuso. In occasione della recente Design Week, momento di grande partecipazione cittadina, sono state proposte idee di riuso temporaneo. Si sono presentate una serie di realtà operanti nell’ambito progettuale-architettonico per proporre idee innovative per questi luoghi fatiscenti e dimenticati.

Milano Abita Srl (arch. Martina Margaria e arch. Fabrizio Arcoini) ha scelto di sviluppare una proposta per uno degli spazi più piccoli messi a disposizione dal Comune di Milano: un ex negozio abbandonato di 27 mq al piano terreno di una delle palazzine del quartiere Solari 40, il primo quartiere di edilizia popolare di Milano del 1906 progettato dal’arch. Giovanni Broglio per l’Umanitaria.

Una sfida complessa, sia per la difficoltà di riprogettare uno spazio minimo per destinarlo a residenza per studenti – che Milano Abita ha potuto affrontare grazie alla lunga esperienza maturata nella ristrutturazione e riuso di spazi di ridotte dimensioni – sia per la necessità di operare in un luogo in stato di totale abbandono, dopo anni di dismissione e diversi bandi di aggiudicazione andati deserti.

Il progetto, intitolato “Design Box Milano Abita” costituisce poi un elemento di riflessione su quanto prescritto dalle norme e dai regolamenti comunali in merito alle dimensioni minime degli alloggi, che spesso senza alcuna lungimiranza e flessibilità impediscono la possibilità di recuperi intelligenti di tali spazi, anche nella prospettiva di contrasto al degrado urbano sempre più diffuso. Il mimino di 28 mq prescritto dal vigente regolamento edilizio può risultare un vincolo inopportuno per alcuni spazi, se ad esempio non si considera la volumetria complessiva degli ambienti. Questo è il caso dello spazio ripensato da Milano Abita, nel quale a fronte di una superficie al di sotto del minimo regolamentare, è stato possibile sfruttare l’altezza interna garantendo spazi confortevoli e accoglienti: una ottimizzazione degli spazi e una cura del dettaglio che hanno permesso di ricreare la funzionalità di un trilocale. Vi è quindi una dimostrazione plastica delle elevate potenzialità di recupero offerte da una progettazione di dettaglio, minuta e ragionata con il conseguente vantaggio di riconsiderare le possibilità di riqualificazione di un enorme patrimonio oggi escluso.

Il progetto ha anche interessato il parcheggio antistante l’ex negozio, per il quale, attraverso un’altra concessione d’uso, Milano Abita ha previsto un piccolo spazio verde per rendere più accogliente il contesto.
Nonostante il poco tempo a disposizione per la progettazione e realizzazione dell’intervento e le tante lungaggini burocratiche, Milano Abita è riuscita a coinvolgere una serie di fornitori ai quali è stata data la possibilità di impiegare i propri prodotti all’interno dell’alloggio sperimentale: un’istallazione di prodotti e componenti organizzati all’interno di un progetto unitario e coordinato dall’arch. Martina Margaria.

Questa positiva esperienza può essere replicata ad altri piani terra? Le difficoltà di natura normativa sono indubbie, ma c’è da dire che anche il PGT recentemente adottato pare sostenere un completo ripensamento del trattamento dei piani terra degli edifici, introducendo incentivi e premialità per un diffuso recupero di tali spazi. In tale prospettiva, progetti come quello qui evidenziato, possono costituire importanti riferimenti per un programma di interventi di grandissima portata.