UCTAT Newsletter n.13 – giugno 2019
di Laura Daglio
È singolare come l’elemento acqua, nonostante il forte valore identitario e comunicativo, non abbia suggerito, al di là dell’operazione per ora mediatica della riapertura dei Navigli, un approccio che ne valorizzi l’immagine nelle diverse sfaccettature: con riferimento alla storia della città di Milano. Ad esempio una grande mostra tematica e iniziative culturali connesse.
Un territorio che deve la sua ricchezza proprio allo sfruttamento di questa risorsa, per usi agricoli, a partire dal XII secolo, anche per l’invenzione delle marcite peraltro quasi dimenticate; come le infrastrutture di trasporto potenziate nei secoli fino a raggiungere i 140 km di canali navigabili nel 1819, che ancora nel 1953 facevano della Darsena il 13° porto italiano per volume di merci. Una città che ha dimostrato, emblematicamente attraverso l’opera di Leonardo, una grande capacità tecnica nella realizzazione delle infrastrutture d’acqua necessarie alla sua irreggimentazione anche per controllarne l’intero ciclo. Oggi Milano ha infatti un sistema di gestione tra i più innovativi al mondo e una tariffa tra le più basse d’Europa.
Il dibattitto sulla riapertura dei Navigli che ha catalizzato l’attenzione politica quasi a rappresentare l’unico modo di riscoprire un uso ricreativo e contemplativo di questo elemento, la sua potenzialità per arricchire e valorizzare lo spazio pubblico urbano. Eppure la città è dotata di 74 fontane anche monumentali, mantenute in un discreto stato di manutenzione, disegnate da artisti e architetti di fama, oltre ad un fitto sistema di vedovelle (o draghi verdi) che forniscono un’acqua potabile di ottima qualità, gratis, anche perché a ciclo continuo, cui viene sempre preferita quella confezionata.
Nuove opere e politiche lanciate da tante città nel mondo e in Europa (Berlino, Copenhagen, Amburgo, ecc.) si pongono l’obiettivo di risolvere il problema dell’acqua come minaccia (allagamenti, esondazioni), sempre più frequente conseguenza dei cambiamenti climatici, attraverso sistemazioni urbane che integrano soluzioni per gestire i picchi di pioggia attraverso vasche, bacini, aree verdi che contemporaneamente caratterizzano e connotano la qualità dello spazio pubblico. Anche grazie alle pratiche del Sustainable Drainage System, che integra in infrastrutture verdi e blu, metodi naturali e artificiali di gestione delle precipitazioni, si tratta di coniugare la dimensione ambientale con quella estetica e ricreativa attraverso una multifunzionalità degli esiti e una multidisciplinarietà del modello che rappresenta la cifra dell’approccio contemporaneo al progetto.
Altro tema è l’inclusione degli aspetti energetici per alimentare impianti, anche a microrete di teleriscaldamento e telecondizionamento, attraverso la fittissima rete di canali, anche sotterranei oltre che del livello di falda, con l’affinamento di soluzioni che minimizzino il rischio ambientale, che rappresenta un’ulteriore occasione al momento disattesa.
Forse l’emergente industria milanese, il turismo, potrebbe rappresentare un potenziale incentivo a rilanciare il tema dell’acqua, come nuova identità di marchio della città con opere economicamente e urbanisticamente meno impattanti della riapertura dei Navigli. Rimane infatti il tessuto minuto degli spazi aperti anche attraversati da corsi d’acqua esistenti, rogge fontanili, dove un sistema ambientale già in essere, con una specificità floro-faunistica anche rilevante non è ancora fruibile né valorizzato.
