UCTAT Newsletter n.14 – luglio 2019
di Arturo Majocchi
La revisione del PGT di Milano – il nuovo Documento di Piano e le varianti al Piano dei Servizi e Piano delle Regole – ha introdotto alcuni elementi strategici ai fini del nuovo assetto del territorio milanese e dell’area metropolitana: le Grandi Funzioni Urbane (GFU), i 13 Nodi di Interscambio e le 7 Piazze. Limite di natura qualitativa è la mancata indicazione di quali debbano essere le funzioni urbane da insediare con valore strategico e delle caratteristiche progettuali/linee guida per il nuovo assetto dei Nodi di Interscambio e delle Piazze.
La localizzazione delle 19 aree delle Grandi Funzioni Urbane e dei Nodi di Interscambio assume un ruolo decisamente sovracomunale, che dovrà inevitabilmente essere tenuto presente nelle successive fasi di progettazione e realizzazione. La scelta delle 7 Piazze e dei relativi connotati progettuali si colloca invece a una scala inferiore di ambito urbano locale.
A fronte di queste proposte sono state effettuate analisi puntuali dell’intero territorio comunale in tema di servizi pubblici e privati alla scala degli 88 Nuclei di Identità Locale (NIL), con la rilevazione puntuale di tutti i servizi pubblici e di interesse generale esistenti. Tale analisi avrebbe dovuto rappresentare la prima fase di un processo più complesso e articolato, che avrebbe dovuto concludersi con una successiva fase propositiva di individuazione delle centralità esistenti e di quelle potenziali, in grado di caratterizzare le effettive identità presenti all’interno dei nuclei/quartieri milanesi.
Non si capisce perché sia venuta meno la volontà progettuale di proporre soluzioni in grado di dare significato e struttura allo spazio pubblico in tutte le sue componenti infrastrutturali, funzionali e di servizio alla cittadinanza. Si trattava di articolare, all’interno del tessuto urbano consolidato e in particolare all’interno di quelle aree (che rappresentano una elevata percentuale di territorio), definite nel PGT di “Rinnovamento urbano” e di “Rigenerazione ambientale”. In questo modo, venendo meno la progettualità dell’amministrazione, si manifesta la rinuncia di un ruolo pubblico a favore di dinamiche prettamente privatistiche. L’impressione che si ha è quella di un ente pubblico che abdica a un proprio ruolo progettuale di indirizzo, rimanendo in attesa di proposte da parte degli operatori immobiliari: un ruolo di mediazione e non di indirizzo strategico.
È necessario evitare che la politica delle “centralità urbane” non si riduca alla creazione di un polo di servizi e attrezzature a livello locale, o urbano e metropolitano, all’interno di zone residenziali senza generare quel sistema articolato di funzioni, sia pubbliche che private di interesse generale, alla base di un policentrismo diffuso. Condizione necessaria all’avvio di processi di riqualificazione delle periferie. Ad oggi si è assistito quasi esclusivamente alla realizzazione di grandi centri commerciali isolati dal contesto urbano per la presenza di grandi nodi infrastrutturali e che non hanno prodotto alcun fenomeno di rigenerazione nelle aree periferiche circostanti.
L’obiettivo infatti non è quello di imporre modelli astratti, ma bensì favorire processi di appropriazione della realtà urbana in termini partecipativi e di pratiche concrete di costruzione della città, in grado di caratterizzare gli spazi sia aperti che costruiti.
La strategia delle centralità urbane può comportare la densificazione degli spazi, strutturando il contesto urbano – in particolare nel caso del tessuto delle periferie spesso degradato, anonimo e anche incompiuto – con l’inserimento di attività generatrici di spazialità eccezionali con un alto grado di rappresentatività e attrazione. Ciò dovrebbe essere in grado di determinare processi di concentrazione della socialità in un sistema policentrico sviluppatore di azioni di risanamento e di rigenerazione urbana e sociale. Si tratta di progettare una nuova tipologia di strutture pubbliche/private a prevalente uso della collettività con la funzione principale di accumulare funzioni, attività, usi e immagini tipici dell’idea di città (luogo di scambio). In questa ottica lo spazio pubblico assume un ruolo primario di facilitatore delle relazioni sociali, attuando concretamente la sua funzione di centralità.
Il concetto di centralità deve articolarsi con diversi gradi di efficacia all’interno del tessuto urbano e della sua struttura, in relazione ai ruoli che gli vengono assegnati nella promozione delle relazioni sociali alle diverse scale (quartiere, municipio, città, area metropolitana) e alla congruità/adattabilità degli spazi che gli vengono attribuiti.
In conclusione, se le Grandi Funzioni Urbane, i Nodi di Interscambio e le Piazze devono svolgere la funzione di luoghi di centralità urbana, necessitano di una visione strategica complessiva e di approfondimenti progettuali in grado di definirne ruoli e funzioni. Tale concetto deve inoltre estendersi al tessuto urbano definito come oggetto di rigenerazione, localizzando e dando contenuti a quelle polarità in grado di strutturare e incentivare alla trasformazione delle parti anonime e degradate del territorio, le nostre periferie. Solo così le periferie possono rappresentare delle vere e proprie opportunità di sviluppo identitario, anche a favore dell’intera città.