PGT e Città Metropolitana

UCTAT Newsletter n.2 – febbraio 2019

di Arturo Majocchi

In questa fase di imminente adozione del nuovo PGT di Milano, con dibattiti in corso in numerose   sedi, si evidenzia da più parti la mancanza di un approfondimento sullo stretto rapporto fra città di Milano e il suo contesto territoriale. Soprattutto istituzionale, quale è la Città Metropolitana di Milano, istituita già nel 2014. Tralasciando ogni considerazione sui limiti geografici dell’area, che ad esempio non comprende il territorio della Provincia di Monza-Brianza (in stretta continuità con quello della Provincia di Milano assunto come area metropolitana), ci si deve porre il problema degli effetti delle previsioni di sviluppo milanese sulla corona territoriale che comprende sia la periferia milanese, sia i comuni contigui dell’hinterland. 

I principali documenti che fanno riferimento allo sviluppo della città nel contesto dell’area metropolitana sono: Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS); Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Milano (PTCP); Piano Strategico Triennale del territorio metropolitano (2016-2018); Piano Territoriale Metropolitano (PTM): documento di linee guida per la redazione del PTM (triennio 2019-2020 strategie e operatività).

Si tenga conto che il Piano della Mobilità, avviato nel 2012, adottato nel 2018 non è ancora stato approvato e che il Piano Territoriale Provinciale è stato approvato nel 2013 e ha subito successivamente alcune varianti. Pertanto il paradosso è che ci si trova di fronte da una parte a documenti datati e non aggiornati, dall’altra a un documento parte integrante del PGT “Documento di Piano: Milano 2030. Visione, costruzione, strategie, progetto di città“, nel quale si delineano alcuni temi strategici a scala vasta, oggetto però di futuri approfondimenti e nell’intervallo temporale a piani triennali (2016/18 e 2019/20), che con le tempistiche burocratico-amministrative degli enti preposti risultano già scaduti al momento stesso della loro pubblicazione.

Fra gli aspetti di criticità è stato evidenziato come nelle previsioni di sviluppo della città vi è la totale mancanza della dimensione metropolitana, dimensione che consiste nella ricerca di coerenze fra le due strategie di area urbana e di area vasta, da quella metropolitana a quella regionale e a quelle più complesse a geometria variabile. In particolare, la proposta del PGT di prevedere dei nodi strategici di grande rilevanza (Nodi di interscambio e Grandi Funzioni Urbane), avrebbe dovuto comportare la definizione delle tipologie e la loro localizzazione in quanto attrezzature e servizi strutturanti il sistema urbano sia a livello di città che di area metropolitana. La loro ubicazione e tipologia hanno rilevanti effetti sulle rispettive periferie (Milano e comuni confinanti) e sono in grado di contribuire alla soluzione di problematiche nella prospettiva dell’area metropolitana.

Il Piano Territoriale Metropolitano, infatti, individua 8 aree omogenee: Milano città e altre 7 intercomunali, per la continuità del tessuto insediativo senza soluzione di continuità tra i diversi comuni; in particolare nella fascia nord milanese e a sud lungo le principali direttrici della mobilità. I problemi di natura territoriale delle periferie possono essere risolti non solo nel confine del proprio comune, ma tenendo conto anche delle aree urbane limitrofe. L’area omogenea di Milano avrebbe dovuto quindi comprendere almeno i comuni della prima cintura.


La localizzazione delle Grandi Funzioni Urbane e le caratteristiche dei Nodi di Interscambio comportano delle evidenti sinergie reciproche fra ambito milanese e quelli dei comuni adiacenti. È necessario quindi definire quali interrelazioni sussistano e debbano essere affrontate fra PGT e PTM. La creazione di un sistema policentrico potrebbe rappresentare una valida soluzione sia al problema delle periferie che delle frange urbane contigue fra comuni.

In questo quadro la funzione dei 9 Municipi milanesi dovrebbe assumere una nuova rilevanza anche nei confronti dei comuni limitrofi dell’area metropolitana. Sembra quasi d’obbligo il lontano rimando al Modello a Turbina del PIM del 1963 e del suo inserimento nel quadro regionale. La proposta era una coerente conseguenza di una visione urbanistica, dove si assumeva come obiettivo di fondo una razionalizzazione delle modalità di sviluppo delle attività/insediamenti nell’hinterland milanese; connettendo quindi Milano con i comuni vicini, salvaguardando e sviluppando la continuità urbana, non saturando il territorio tra le principali direttrici.
Tenuto conto che il Sindaco Metropolitano è lo stesso della città di Milano, sarebbe stato  necessario approfondire ambiti di analisi e progettazione urbana con forme di cooperazione fra istituzioni, Municipi e Comuni, per affrontare temi territorialmente  strategici.

Si pensi, ad esempio, alle problematiche e agli effetti cittadini e metropolitani conseguenti a grandi sviluppi territoriali già in atto e indicati dal “Documento di Piano: Milano 2030”: il grande asse nord-ovest, definito dell’innovazione e conoscenza (Scalo Farini, Bovisa, area Expo-Rho, Gallarate-Malpensa); il processo di rigenerazione urbana lungo l’asse Milano-Monza (da piazzale Loreto al nodo intermodale Bettola a Monza); la realizzazione delle nuove porte metropolitane a sud-est San Donato-Rogoredo e est Lambrate-Segrate. Su questi temi non si è ancora avviato un approfondito dibattito.

Piazze e Nodi di Intercambio – Revisione PGT