Lo student housing come driver per la rigenerazione urbana

UCTAT Newsletter n.3 – marzo 2019

di Oscar Eugenio Bellini, Maria Teresa Gullace e Martino Mocchi

Negli ultimi decenni l’interpretazione dello student housing è stata al centro di una significativa evoluzione, che ha portato a superare la tradizionale visione del “dormitorio per studenti”, a favore di strutture multifunzionali in grado di dialogare con la città; costituendo nel tempo un elemento strategico per la rigenerazione dei contesti urbani di riferimento.  Tale trasformazione, sostenuta in Italia dai cofinanziamenti della L.338/00, ha contribuito a favorire un carattere più “aperto” alla residenzialità universitaria, concretizzandosi in episodi diffusi sul territorio, ponendo il tema del dialogo tra le residenze universitarie e il tessuto urbano, in termini di scambio tra spazi della residenza e pubblico locale, di gestione dei nuovi flussi della popolazione, di incentivazione all’integrazione sociale, di rafforzamento degli apparati infrastrutturali.

Lo scenario contemporaneo – caratterizzato da una tutela sempre più stringente dei centri storici, una crescita generale dei prezzi degli immobili e una conseguente scarsa flessibilità nei percorsi di riconversione – tende a collocare la domanda in ambiti sempre più marginali della città, che pongono esigenze specifiche in termini di scarsità di offerta di servizi collettivi, difficoltà di integrazione sociale e di confronto culturale tra i cittadini. Contesti geografici e sociali all’interno dei quali la residenza universitaria potrebbe assumere il duplice ruolo di “hardware”, luogo fisico in grado di fornire spazi, servizi e attrezzature innovative anche alla popolazione locale, e di “software”, ambiente sociale adatto a interagire con le tendenze multiculturali della metropoli contemporanea. Hardware e software come strumenti per promuovere inclusione, integrazione, coesione e nuovo capitale sociale nonché per contraddistinguere il ruolo di catalizzatore sociale e culturale che da sempre le residenze universitarie svolgono al loro interno.

Il percorso di rigenerazione socioculturale e civica attivato dalla residenza universitaria risulta particolarmente efficace vista l’utenza specifica di riferimento, composta da giovani di medio-alto profilo culturale, spesso provenienti da paesi stranieri, con difficoltà di integrazione e di comprensione linguistica e scarsa disponibilità economica. Da un lato ciò porta a ipotizzare dei percorsi che sappiano creare interazioni virtuose tra cittadini (soprattutto tra le fasce più vulnerabili come anziani, disabili, minori in condizioni di povertà educativa, migranti e seconde generazioni) e abitanti delle residenze, dall’altro dei processi in grado di favorire una maggiore responsabilizzazione dell’utenza studentesca stessa, in relazione non solo alla struttura universitaria di riferimento ma anche in vista di un radicamento nella vita urbana e di un protagonismo e attivismo sociale.

Gli effetti di questo processo multiculturale e multidisciplinare stanno cominciando a godere di un particolare interesse anche in ambito internazionale, come dimostrano diversi casi in cui la sensibilizzazione del pubblico dello student housing ha prodotto ricadute significative nella realtà locale, rispetto a tematiche quale l’integrazione sociale, la sostenibilità ambientale, la mobilità sostenibile, l’educazione alimentare.

A partire da tali riferimenti, gli autori hanno sviluppato un progetto volto a mettere a fuoco – per la prima volta in Italia – azioni multidisciplinari e multiscalari in grado di promuovere una reciprocità fra “intelligenze accademiche”, apparati tecnico-amministrativi e “fragilità sociali”, attraverso lo sviluppo di processi e attività sulla residenzialità studentesca che possano promuovere una atmosfera ambientale e sociale condivisa da assumersi come condizione per l’identificazione e l’appartenenza al contesto fisico e alla comunità locale, nonché come opportunità di formazione e informazione costante.

Il progetto è incentrato sul sistema dell’ospitalità studentesca del Politecnico di Milano, riguardando in particolare la residenza Newton nel quartiere Gallaratese, interessando parallelamente una rete di partner tra cui Fondazione RUI, Centro TESIS, Legambiente, Non-Riservato. Il progetto è stato presentato alla Fondazione Bloomberg presso il rettorato del Politecnico di Milano, e attualmente trova spazio all’interno dell’iniziativa “Off-Campus”, sostenuta dall’Ateneo attraverso il programma di impegno e responsabilità sociale Polisocial.

Alla luce del grande interesse che le residenze universitarie suscitano a livello nazionale e internazionale, la tematica sarà al centro, il 16 maggio 2019, di una giornata di studio organizzata dai Dipartimenti ABC e DASTU del Politecnico di Milano, dal titolo “Vivere e abitare l’università. Bilancio nazionale sulla residenzialità universitaria”. L’evento ha l’ambizione di avviare un confronto critico e di lanciare un Osservatorio sulle residenze studentesche del Politecnico di Milano, coinvolgendo ambiente accademico, promotori, stakeholder e amministrazioni pubbliche.

La duplice considerazione della residenza studentesca come dispositivo hardware e software rappresenta un approccio innovativo non ancora sperimentato nel campo della progettazione e gestione dello student housing.

Vista della residenza Newton del Politecnico di Milano, nel quartiere Gallaratese