UCTAT Newsletter n.4 – aprile 2019
di Paolo Debiaggi
Il PGT di Milano, attualmente in fase di revisione, attribuisce alle “Grandi Funzioni Urbane” la chiave per il rinnovamento di ambiti particolarmente complessi e critici della città. Queste funzioni, accanto ad altre tipiche infrastrutture di interesse pubblico quali ospedali, uffici amministrativi, biblioteche e servizi culturali, università e parchi pubblici, contemplano nella loro definizione anche i grandi impianti per lo sport. Correttamente, dunque, l’Amministrazione comunale nella revisione del suo strumento di governo del territorio riconosce alla pratica sportiva un interesse pubblico che si declina, aggiungiamo noi, nella sua funzione sociale sia in chiave educativa che ricreativa. Riconosce altresì, introducendo tale prospettiva, l’importanza dell’impiantistica sportiva nel sostenere tale funzione e la necessità di rafforzarne e integrarne le infrastrutture presenti in città.
Le cronache del dibattito locale riportano, in questo periodo, annunci e iniziative dell’Amministrazione comunale milanese riferite all’ambito sportivo. Di grande attualità l’impegno di Milano nella competizione per poter ospitare le Olimpiadi invernali del 2026, con i relativi progetti che riguarderebbero la città, in particolare, gli impianti per le discipline del pattinaggio su ghiaccio e il villaggio olimpico allo scalo di Porta Romana. Le discipline dello sci alpino sarebbero ospitate tra Bormio e Cortina. Milano, dunque, prova a ripetere l’operazione fatta da Torino 2006 in cui, nel capoluogo, vennero ospitate le cerimonie di apertura e chiusura della Olimpiade oltre alle manifestazioni su ghiaccio, mentre le altre discipline vennero ospitate in altre località montane piemontesi (Sestriere, Bardonecchia, Cesana,..).
Presente nel dibattito cittadino anche la questione del nuovo stadio di Inter e Milan che sembrerebbe aver trovato oramai la sua collocazione nuovamente in area San Siro, dopo le diverse opzioni considerate e dibattute negli anni recenti. Insomma, sembra che Milano in questa stagione di rinnovamento, sullo slancio di EXPO 2015 e alla ricerca di nuove opportunità di sviluppo e visibilità internazionale, voglia attribuire allo sport un possibile ruolo catalizzatore. Non va trascurato come, l’occasione di poter ospitare un grande evento sportivo, offra l’opportunità di promuovere, incoraggiare, favorire grandi operazioni di rinnovamento, sviluppo urbano e immobiliare. Si pensi a Londra olimpica e la grande operazione di sviluppo del quartiere di Stratford o, in scala ridotta e forse un po’ meno fortunata, la stessa Torino che collocò l’Oval (l’impianto realizzato per ospitare le discipline olimpiche sul ghiaccio e divenuto poi un contenitore di eventi fieristici) quale tassello per proseguire la riqualificazione dell’area Lingotto.

Indipendentemente dall’esito che avrà la competizione, se verrà o meno assegnata l’organizzazione dell’evento olimpico alla cordata Milano-Cortina, non sembra che finora l’opportunità sia stata pianificata e programmata pensando a quali vantaggi potrà portare alla pratica sportiva in città, in termini di potenziamento dei suoi impianti, ne tantomeno siano state coinvolte, da una programmazione in questo senso, le aree del PGT destinate alle GFU. Gli impianti indicati nel dossier per ospitare gli sport sul ghiaccio si riferiscono ad una nuova arena da realizzarsi, a cura del privato sviluppatore, all’interno del completamento del quartiere Santa Giulia e a un’ipotesi di riconversione e rifacimento dell’esistente Palasharp. La prima, sarebbe temporaneamente utilizzata per ospitare la pista del ghiaccio durante la manifestazione olimpica per poi divenire un’arena per spettacoli e concerti. La seconda, nata per ospitare spettacoli e concerti, da anni abbandonata e in disuso, verrebbe per l’occasione recuperata e rinnovata. Ospiterebbe anch’essa una pista su ghiaccio nelle due settimane di gare olimpiche per poi essere nuovamente destinata a spettacoli ed eventi. Nel caso di Santa Giulia la realizzazione dell’arena avverrà in ogni caso, il rinnovo del Palasharp invece viene legato all’eventualità di assegnazione dell’evento olimpico.

Sul versante nuovo stadio, la questione sembra che riguardi oramai il dibattito tra conservazione e rinnovamento dello stadio Meazza oppure la realizzazione di un nuovo impianto adiacente a quello vecchio. La ragione della necessità dell’opera oramai è esplicita e chiara a tutti. Il nuovo impianto dovrà poter ospitare tutte quelle attività commerciali in grado di valorizzare economicamente il brand delle squadre di calcio milanesi e sostenerne la redditività (il recente emendamento in sede di adozione che ha introdotto nella Variante al PGT la possibilità di sviluppare la grande distribuzione commerciale nell’area di San Siro ne è ulteriore conferma). Si tratterà dunque di poter costruire uno stadio integrato in un centro commerciale a tema che ne garantisca la piena attività durante tutta la settimana. Anche in questo caso non si tratta di un infrastruttura sportiva che porta benefici diretti alla pratica sportiva, ma quanto meno, consideriamo positivo che siano state scongiurate ipotesi alternative di collocazione di un nuovo stadio che, per soddisfare le richieste delle squadre di calcio, avrebbero comportato impatti assai significativi sul funzionamento della città in termini di congestione (ipotesi Fiera vecchia) e di inutile consumo di suolo pubblico (ipotesi Porto di Mare) probabilmente più prezioso per obbiettivi a maggiore vantaggio collettivo.
Ci sia consentita una nota sul metodo che dovrebbe sostenere una corretta pianificazione e programmazione pubblica relativa alla realizzazione di nuovi impianti per lo sport, sia che questi vadano realizzati con risorse pubbliche, private o miste. L’azione pubblica, se ben impostata, dovrebbe coinvolgere gli operatori del settore, sondare le necessità delle diverse discipline sportive, valutare le opportunità, prevedere le potenzialità e le criticità dei nuovi investimenti in attrezzature sportive. Tema obbligato dovrebbe essere l’analisi, la valutazione e la programmazione relativa alla dotazione dell’impiantistica sportiva presente sul territorio cittadino. Parallelamente, andrebbe approfondita l’analisi costi-benefici relativa ad un eventuale nuova opera, considerando sia la necessità di investimenti ingenti per la sua realizzazione, sia le ricadute importanti di tale opera sulla disponibilità e l’uso del territorio urbano. Dovrebbe essere centrale, nelle dinamiche decisionali, anche la consapevolezza delle prospettive di gestione futura dei nuovi impianti e/o lo scenario di riconversione post-evento che impianti da realizzare specificamente per una manifestazione andrebbero poi a dover attivare. Lo sport va valutato e considerato, inoltre, nella sua valenza sociale, nella sua capacità di produrre integrazione e rigenerazione urbana, senza tralasciarne i costi che necessiterà per la propria gestione.
Purtroppo, non sembra essere questo il metodo attualmente seguito dall’Amministrazione cittadina, ad esempio, nella programmazione relativa agli impianti per il nuoto e gli sport acquatici. Luca Sacchi, ex nuotatore olimpionico milanese, attualmente dirigente sportivo e commentatore tv, in diretta RAI venerdì primo marzo, commentando la prima giornata del Trofeo internazionale città di Milano di nuoto, competizione giunta alla nona edizione e con una sempre maggiore partecipazione di atleti di caratura mondiale, sottolineava come fosse deprimente dover ospitare tale importante manifestazione nella vecchia piscina di via Mecenate, sotto una copertura a pallone pressostatico. Milano manca di un impianto adeguato per poter ospitare manifestazioni di livello sia nazionale che internazionale e, in generale, la situazione degli impianti pubblici per lo sport aquatico presenti nella città risultano una nota dolente. Impianti vetusti, con difficoltà gestionali (al punto tale che la presidente di Milano Sport, società partecipata che li gestisce, ne propone l’affitto di foyer e giardini per eventi privati) in quanto non adeguati rispetto ad una domanda sempre più esigente e orientata anche alla parte wellness e, nonostante ciò, sovraffollati per la libera fruizione e per la pratica di base e agonistica. In tale situazione, nonostante la contrarietà manifestata in più sedi dalla Federazione Lombarda per il Nuoto e dai molti operatori del settore, il Comune sta caparbiamente sviluppando il progetto di investimento di ingenti risorse sulla ristrutturazione della piscina Cardellino, in zona Lorenteggio che, nonostante l’oneroso intervento, non potrà comunque qualificarsi come centro natatorio idoneo ad ospitare competizioni internazionali e, contestualmente, priverà il quartiere di una vasca all’aperto molto frequentata nei mesi estivi dagli abitanti del quartiere.
Concludendo, auspichiamo che il “modello Milano” applicato all’ambito sportivo sappia caratterizzarsi, in questo particolare momento storico, con l’adozione di strumenti, modalità di pianificazione e programmazione idonei ed efficaci, in grado di supportare l’elaborazione di strategie che valorizzino lo sport cittadino anche per la sua componente sociale e non si traduca, semplicemente, in un nuovo capitolo di abile storytelling tutto orientato a favorire la visibilità dell’evento lasciando poi alla collettività l’onere di sostenerne gli impatti (come il caso Expo insegna).