UCTAT Newsletter n.11 – aprile 2019
di Giovanni Merlo
Nell’autunno 2008, a Milano, il fotografo Michael Eastman documentava con una mostra lo stato di abbandono e la desolazione di numerose realtà urbane americane: Vanishing America era una panoramica su edifici e main streets in decadenza, relitti di un passato fatto di raffinati stili architettonici e città compatte con distanze pedonali tra casa, lavoro e servizi. Che rischiavano di essere demoliti: sostituiti dall’avanzare nelle campagne di uno sviluppo urbano disperso senza forma né limiti (sprawl) sotto forma di insediamenti monofunzionali residenziali, terziari e di centri commerciali. Questa forma di espansione genera alto consumo di suolo, deterioramento ambientale di territori ed ecosistemi, scomparsa di aree agricole e pascoli, e induce il suddetto abbandono dell’eredità urbana ed edilizia “a scala umana” di numerosi centri tradizionali. Oltre a ciò, maggiori costi di costruzione e gestione dei servizi, volumi di traffico, costi di trasporto e tempi di spostamento, scarsa frequentazione di ambiti cui ci si addentra solo per il tempo utile a usufruire dell’unica funzione ivi insediata, nonché difficoltà di sorveglianza e controllo di siffatti territori. Da cui mancanza di sicurezza e incremento di delinquenza lasciata agire indisturbata in luoghi quasi totalmente deserti in determinate fasce orarie, specie di notte. Costituzione di “ghetti” per attività e gruppi etnici ed economico-sociali omogenei. La deflagrazione della città, come un corpo dilaniato da un’esplosione!
Qualcosa di simile stava già accadendo anche in Italia: il progressivo svuotamento di molte città; cinema, teatri, negozi e luoghi di aggregazione sociale chiusi nei centri urbani. In parallelo esplode nelle nostre campagne la costruzione di multisala, centri commerciali, anonimi complessi per uffici e quartieri-dormitorio (anche specializzati per target socio – economico), costituiti da banali piastre, villette, stecche e torri monofunzionali.
Tra gli anni ’70 e ’80, in Occidente, matura la coscienza della necessità di una strategia di riparazione degli errori dell’urbanistica modernista. Negli anni ‘80 nasce negli Stati Uniti un movimento noto come New Urbanism(“Neourbanesimo”). Esso vede nelle regioni metropolitane la fondamentale unità territoriale ed economica del mondo contemporaneo, nella quale devono investire le politiche amministrative, economiche e di pianificazione territoriale: abbiano chiari confini e dimensioni, determinati dalle caratteristiche geografiche e ambientali del territorio in cui sorgono. A loro volta esse sono composte da città e villaggi: ciascuno con centro, identità e confini chiaramente definiti. Stesse regole per le sotto-unità che li compongono: i quartieri e i distretti siano compatti, contigui all’interno del medesimo centro urbano, e comunque organizzati come insediamenti polifunzionali. Per la ristrutturazione urbana e per la costruzione di nuovi insediamenti si seguiranno modelli tradizionali, definendo tessuti urbani compatti, più densi, serviti da sistemi di trasporto integrati (conciliando pedonalità, ciclabilità, trasporto collettivo, automobile). Gli spazi urbani saranno chiaramente definiti, riconoscibili: delimitati da una gamma diversificata di architetture, ospitanti un mix variegato di destinazioni e servizi. Questi spazi sono essenzialmente strada, piazza, parco. Essi delimitano isolati regolari, di dimensioni ridotte, come devono essere le distanze interne ai quartieri (facilmente percorribili a piedi): spazi più intensamente utilizzati nelle 24 ore giornaliere (maggior sorveglianza implicita e sicurezza con minori costi di gestione). Si contengono l’estensione urbana, i costi di trasporto, e si promuove una mobilità ecologicamente sostenibile. La progettazione architettonica e urbana farà riferimento a stili e tecniche derivati dalla storia, dal clima e dall’ambiente locali.
In Europa arriva nel 1992 “Rinascimento Urbano”: stessi principi e diversi esempi di riqualificazione di quartieri-dormitorio. Uno degli esempi più significativi è il recupero del comune Le Plessis Robinson (Francia, zona Parigi): sviluppatosi come banlieue razionalista nei primi decenni del Novecento, ristrutturato tra il 1990 e il 2009 secondo il modello urbano polifunzionale e compatto derivato dai quartieri centrali di Parigi.
Con maggiore tolleranza per le architetture moderne, alla fine degli anni ’90, princìpi analoghi ispireranno in Gran Bretagna le azioni di riforma del modo di pianificare e progettare il territorio urbano promosse dal gruppo multidisciplinare noto come Urban Task Force.
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