UCTAT Newsletter n.4 – settembre 2018
di Arturo Majocchi
In questi anni recentissimi si sta verificando una situazione stravagante nell’urbanistica milanese: da una parte dibattiti pubblici, partecipazione di soggetti e operatori diversi, coinvolgimento delle università milanesi su documenti di tipo metodologico; produzione di linee guida, elencazione di obiettivi e strategie sia a breve termine (piani triennali) che a lungo termine (2030),il tutto per la costruzione e definizione della revisione del PGT (nuovo DdP e varianti al PdR e PdS).
Dall’altra si assiste a una serie di progetti e proposte di intervento puntuali di natura sia edilizia che micro-urbanistica. L’elenco sarebbe lungo e noioso, pertanto se ne citano alcuni di notevole rilevanza, soprattutto per gli effetti urbanistici nel contesto territoriale non solo delle immediate vicinanza ma anche in ampi settori della città e nei confronti dell’area metropolitana.
Alcuni esempi:
Area Expo-Città Studi, ovvero il trasferimento sulle aree Expo delle facoltà scientifiche dell’Università Statale. Quale futuro per le aree dismesse in Città Studi? cittadella degli uffici del Comune e/o del Demanio; mantenimento della vocazione universitaria anche se l’interesse all’espansione del Politecnico riguarderebbe spazi molto contenuti; gli interessi immobiliari di CdP incaricata dal Demanio e della stessa Università Statale alla ricerca di fondi per il trasferimento, ecc… Il documento “Città Studi 2.0” ripropone la realizzazione di un campus universitario multifunzionale, dove Politecnico e Bicocca rimpiazzano gli studenti della Statale da trasferirsi a Expo. Dovrebbe poi essere previsto un Accordo di Programma fra gli interessati per definire il nuovo assetto dell’area.
Città Studi non è solo Università, ma anche Besta e Istituto dei Tumori, due strutture sanitarie di cui è prevista la ricollocazione a Sesto San Giovanni. Lo studio del Politecnico propone l’insediamento rispettivamente di uno studentato sull’area del Besta e di un centro congressi interuniversitario sull’area dell’Istituto dei Tumori.
Piazza d’Armi: nel PGT vigente era un ATU (Ambito di trasformazione urbana), per residenza e sport. Nella proposta di Variante è “Ambito per grandi funzioni urbane” con destinazione da definirsi; mentre nel frattempo sono state avanzate due nuove proposte: centro sportivo dell’Inter, unico e grande parco pubblico.
A proposito di stadi per le squadre di calcio milanesi Inter e Milan, si sono verificate varie proposte dal mantenimento e ristrutturazione di San Siro per entrambe le squadre milanesi o solo per il Milan; poi si è avuta l’iniziativa Milan al Portello (a seguito di gara), seguita dalla rinuncia della stessa squadra. Ad agosto si è manifestato l’impegno dell’Amministrazione per l’individuazione di una nuova area per lo stadio del Milan; sono state proposte diverse alternative: Santa Giulia, Rogoredo, Porto di Mare e area Falck a Sesto San Giovanni. Da parte del Milan si è ribattuto che sarebbero preferibili ubicazioni quale Bovisa e Ortomercato. Per l’Ortomercato sembra invece che l’orientamento definitivo sia quello della riqualificazione dell’attuale sede.
Piscina olimpica: il Comune la vorrebbe al Lorenteggio, anche se l’intervento non corrisponderebbe agli standard necessari prescritti a livello internazionale; gli ambienti sportivi del nuoto propongono una nuova struttura a EXPO. Anche UCTAT in collaborazione con alcuni referenti del nuoto ha suggerito in alternativa la localizzazione di Porto di Mare, in sostituzione dell’ipotesi stadio, struttura decisamente più impattante sull’ambiente circostante.
Scalo Farini: a quando il Masterplan? E con quali contenuti? Nel frattempo COIMA acquista una parte minima dell’area di proprietà di un soggetto privato, con quale obiettivo se non per significare la sua presenza nell’operazione più generale con un ruolo da protagonista.
Olimpiadi invernali 2026: la candidatura italiana vede ora solo Milano e Cortina d’Ampezzo, con la proposta da parte dell’Amministrazione di dare un ruolo a Milano negli sport del ghiaccio e realizzare la propria quota parte di Villaggio Olimpico allo scalo di Porta Romana, il cui utilizzo però è soggetto a una procedura specifica (Accordo di programma sui 7 scali; gara per il masterplan, ecc..)
Scalo di Porta Vittoria: la situazione langue sia per gli interventi immobiliari realizzati con problemi giuridico-amministrativi, sia per la programmata, a suo tempo, biblioteca europea BEIC. L’iniziativa della biblioteca è viva per quanto riguarda la biblioteca digitale e la raccolta dei documenti in un deposito a Lacchiarella. Da parte dell’Amministrazione comunale non vi sono segnali di alternative localizzative.
A queste iniziative se ne aggiungono altre avviate in questi ultimi anni, alcune già realizzate, altre in fase di costruzione. Per queste ci si limita a un elenco delle più importanti e significative: Cascina Merlata, Parco Vittoria, COIMA Gioia 20 e Gioia 22; torre degli uffici tecnici del Comune in ristrutturazione; completamento di Porta Nuova con edificio Unipol/Sai; il nuovo albergo in Melchiorre-Gioia; la torre Bonnet; la ristrutturazione del Galfa (residenza + hotel); la torre Iceberg del San Raffaele; il Campus Bocconi sull’area della ex Centrale del Latte; i programmi di nuove residenze per studenti del Politecnico (Bovisa, via Einstein, Piazza Ferrara); la trasformazione dell’edificio del Consorzio agrario da parte di Prelios/Hines in studentato e quella di via Giovenale. Anche l’Humanitas, lo IULM e il Collegio di Milano hanno in corso realizzazioni di nuovi edifici per studenti. Infine da non dimenticare quanto sta avvenendo nel quadrante sud-est di Milano con la nuova Santa Giulia nord e sud (edifici Spark 1 e 2); Lombardini 22; Merezzate; l’hotel di una catena giapponese in adiacenza alla stazione di Rogoredo.
L’elenco riportato, assolutamente non esaustivo, ha solo l’obiettivo di mettere in evidenza come tali interventi siano di estrema rilevanza ai fini dei futuri assetti della città di Milano e dell’area metropolitana e degli effetti sulla mobilità.
Tutte queste operazioni, sia quelle enunciate con le rispettive alternative, sia quelle recentemente realizzate o in corso, non sembrano derivare da un modello/disegno di assetto futuro della città e dei suoi rapporti con l’area metropolitana. Purtroppo offrono uno scenario tale da avvallare la tesi di una mancanza di una visione urbana complessiva.
Conferma tale ipotesi la proposta della Variante al PGT, documento “alieno” rispetto a tutte le iniziative elencate in precedenza per una città che ha la necessità di inventarsi il proprio futuro. In particolare oggi dove è chiamata a competere con le maggiori città europee, in termini di disegno complessivo con specifiche direttive, azioni, configurazioni territoriali e di rapporto con l’area metropolitana. Infatti molte delle operazioni elencate hanno implicazioni territoriali e sociali di area vasta. Ciò che preoccupa è che a fronte di una serie complessa di interventi rilevanti sulla città, non solo non ci si riferisca a quadri di riferimento almeno delineati a scala metropolitana, non valutando gli effetti che tali interventi inducono sul territorio metropolitano.
Nel nuovo PGT sono stati aboliti gli ATU, uniche porzioni di territorio in cui valeva il principio della pianificazione unitaria gestita/controllata dall’Amministrazione comunale (sono rimasti solo gli scali ferroviari). Per il resto la pianificazione attuativa vale solo per interventi che superino l’estensione di 20.000 mq. Sono soggetti a piani attuativi solo le aree definite come “Nodi di interscambio” e “Ambiti per grandi funzioni urbane”. Sembrerebbe così che l’Ente pubblico abbia abdicato/rinunciato a un proprio ruolo di direzione e controllo dell’assetto futuro della città, demandando lo sviluppo alle iniziative degli operatori e a eventuali azioni discrezionali di contrattazione tra pubblico e privato. Diventa perciò difficile stabilire le congruenze/compatibilità tra le iniziative micro-territoriali ammesse nel nuovo PGT e uno scenario più generale del nuovo assetto territoriale.
A questo punto è necessario ricordare alcuni passaggi dell’urbanistica milanese negli anni trascorsi, che hanno prodotto dibattiti e scelte importanti con il coinvolgimento di figure significative sia nel pubblico che nel privato.
Nel 1953 lo schema territoriale prevedeva, ad esempio, i famosi due “assi attrezzati” uno da nord a sud e l’altro da nord-ovest a sud-est. Nel 1963 si ha il Modello a Turbina redatto dal PIM che riguarda anch’esso sia la città, che l’area metropolitana. Nel 1980 si ha la Variante generale al PRG del 1953 e successivamente nel 1984 il “Progetto Passante” e nel 1988 il “Documento direttore delle aree industriali dismesse”. Nel 1990 si ha il “Modello a T rovesciata” di riorganizzazione territoriale. Il modello non aveva carattere prescrittivo, ma propone di potenziare la connessione delle più importanti aree urbane ubicate all’interno di due grandi dorsali: Garibaldi/Repubblica con l’area Falck di Sesto San Giovanni, Santa Giulia con le aree della nuova Fiera Rho-Pero. Nel 2000 si ha la proposta di “Documento di inquadramento: Ricostruire la Grande Milano” con l’individuazione della nuova dorsale urbana e del modello spaziale. Dal 2005, a seguito della nuova legge urbanistica regionale, prende avvio il nuovo strumento urbanistico, il PGT.
Questo breve richiamo mette in evidenza due considerazioni: la prima riguarda la contemporaneità o l’immediata consequenzialità della definizione degli atti di pianificazione territoriale alle due scale metropolitana e comunale. La seconda è che vi è sempre stata una “vision” di carattere generale a supporto delle strategie e delle scelte territoriali, che venivano fatte a livello comunale. Gli assi attrezzati, la T rovesciata, la Turbina, le dorsali, ecc. hanno sempre rappresentato una sintesi, una strategia complessiva di organizzazione territoriale, meglio il radicamento territoriale della strategia di sviluppo. Questi due approcci disciplinari mancano nella definizione del nuovo PGT, forse volutamente per tenere separati i due piani: quello delle enunciazioni programmatiche e astratte da quello decisionale delle scelte operative discrezionali dell’Amministrazione.